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Rivarolo

Muore a 86 anni il pluriomicida che uccise il figlio, la moglie e i vicini di casa

Renzo Tarabella aveva l'obbligo di dimora nel soggiorno Primavera a Castellamonte

Muore a 86 anni il pluriomicida che uccise il figlio, la moglie e i vicini di casa

E' morto Renzo Tarabella, l'uomo di 86 anni autore della tragica strage di corso Italia a Rivarolo, uno degli episodi più efferati mai accaduti nel Canavese. La sua scomparsa è avvenuta nel soggiorno Primavera a Castellamonte, dove si trovava per scontare la pena di 23 anni e otto mesi a cui era stato condannato nell'ottobre scorso per quegli omicidi dalla Corte d'assise di Ivrea presieduta dal giudice Vincenzo Bevilacqua, affiancato da Andrea Cavoti e otto giudici popolari.

L'accusa, rappresentata dal procuratore Lea Lamonaca, aveva inizialmenterichiesto l'ergastolo per Tarabella.

L'anziano aveva da tempo problemi di salute, le cui complicazioni lo hanno portato al decesso. A fine gennaio era anche stato ricoverato in ospedale per il peggiorare delle sue condizioni di salute, ma era stato poi dimesso ed era tornato nella struttura di detenzione, dove ha trascorso le sue ultime settimane.

L'avvocato Sergio Bersano, rappresentante di Francesca Dighera, ha commentato la morte di Tarabella, esprimendo un senso di giustizia e dolore per il male inflitto ai suoi genitori e alla stessa Francesca: «Francesca ha accolto la notizia del decesso con uno stato d'animo logicamente segnato dal grande male fatto da quest'uomo, in modo gratuito, ai suoi genitori ed indirettamente a lei».

I coniugi Dighera con la figlia Francesca

IL PLURIOMICIDIO

L'orrore si consumò la sera tra il 10 e l'11 aprile 2021, quando Tarabella uccise a colpi di pistola il figlio Wilson, diversamente abile, la moglie Maria Grazia Valovatto e i vicini di casa, i coniugi Osvaldo e Liliana Dighera. Dopo aver commesso gli omicidi, tentò il suicidio sparandosi, ma sopravvisse.

Le indagini e il processo seguirono, e nel giugno 2023 Tarabella affrontò l'aula giudiziaria sulla sedia a rotelle. Sebbene sia stato condannato, ha evitato l'ergastolo, ma la Corte d'assise lo ha anche condannato a pagare un risarcimento economico alla parte civile, rappresentata dalla figlia dei coniugi Dighera, di 150.000 euro.

A processo Tarabella ha sostenuto che la decisione di ammazzare a colpi di pistola prima il figlio e in seguito la moglie fosse stata concordata perché "stufi della situazione dovuta anche dal virus che costringeva a stare in casa. I servizi sociali non venivano più perché se ne fregavano".

Renzo Tarabella 

L'anziano in aula aveva ricostruito le parole dette proprio dalla donna prima che l'omicidio si consumasse: "È stata mia moglie a suggerirmi di farlo. Di uccidere prima nostro figlio, poi lei e alla fine io. Mia moglie mi aveva confidato che se non l’avessi fatto, lei si sarebbe gettata giù dal balcone".

Secondo i giudici, fu il risentimento nei confronti dei vicini di casa a spingerlo a compiere l'omicidio con l'aggravante della premeditazione. 

Ho dovuto farlo grazie a questa società”, ha lasciato scritto il pensionato nel giorno della strage su un bigliettino ritrovato dai Carabinieri.

Tarabella era ben lucido quando sparò i sette colpi con cui uccise le sue vittime. Su questo i giudici non hanno dubbi, anche grazie alle innumerevoli perizie psichiatriche che sono state svolte sull'uomo prima di mandarlo a processo. Perizie che alla fine hanno confermato che l'uomo, 82 anni, debilitato fisicamente e mentalmente, può comunque stare in giudizio.

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