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Cronaca

Per Tarabella chiesto l'ergastolo: "Mia moglie mi disse di uccidere nostro figlio, poi lei e poi me"

L'aziano pluriomicida stamattina ha parlato in aula alla Corte d'assise di Ivrea

Renzo Tarabella stamattina in aula

Renzo Tarabella stamattina in aula

"Ha chiamato mio figlio Wilson 'handicappato' e così dopo una discussione, ho preso la pistola e gli ho sparato". Si è aperto con queste parole, stamattina davanti alla Corte d’assise di Ivrea l’esame di Renzo Tarabella, 85 anni, che è imputato per il pluriomicidio del figlio disabile Wilson, della moglie Maria Grazia Valovatto e dei coniugi Osvaldo Dighera e la moglie Liliana, la notte tra il 10 e l’11 aprile 2021 a Rivarolo.

"Mi ha dato fastidio. Lo avesse chiamato diversamente abile o non autosufficiente avrei preferito" ha ricordato Tarabella comparso per la prima volta in aula, rispondendo alle domande del suo avvocato Flavia Pivano.

Tarabella fuori dal tribunale di Ivrea

Tarabella è arrivato stamattina in tribunale su una sedia a rotelle e ha poi ammesso che la decisione di ammazzare a colpi di pistola prima il figlio e in seguito la moglie fosse stata concordata perché "stufi e stanchi della situazione dovuta anche dal virus che costringeva a stare in casa. I servizi sociali non venivano più perché se ne fregavano".

Tarabella ha infine confessato l’uccisione della moglie. L'anziano ha ricostruito le parole dette proprio dalla donna prima che l'omicidio si consumasse: "È stata mia moglie a suggerirmi di farlo. Di uccidere prima nostro figlio, poi lei e alla fine io. Mia moglie mi aveva confidato che se non l’avessi fatto, lei si sarebbe gettata giù dal balcone".

Nel processo, attraverso l’avvocato Sergio Bersano, si sono costituiti parte civile la figlia dei coniugi Dighera, Francesca, e il marito. 

La pm Lea Lamonaca ha chiesto l'ergastolo con isolamento diurno per almeno sei mesi.

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