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Montalto
18 Marzo 2024 - 16:54
Il tetto di Santa Marta è crollato e tutta la struttura è a rischio
Ad una settimana dal crollo del tetto della chiesa di Santa Marta, non c'è alcuna novità che non vale come "buona novità, come recita il proverbio, ma equivale ad un disastro.
Le tegole continuano a cadere, la Statale 26 per la Valle d'Aosta continua ad essere mezza chiusa, il parroco continua a non avere soldi per pagare e il sindaco Renzo Galletto, continua a non dormire la notte.
La vecchia chiesetta chiusa da oltre quarant'anni ha iniziato a crollare sotto le forte piogge della scorsa settimana. A venir giù è stato il tetto della sagrestia, ma ora tutta la struttura è a rischio cedimento. Una parte, in particolare, è completamente pericolante e rischia di venir giù rovinosamente sulla strada.
Per questo il sindaco ha dovuto chiudere per circa 500 metri la Statale 26 in una corsia di marcia. Domenica, a causa di quel senso unico alternato, si sono formate code fino a Borgofranco d'Ivrea. Questa mattina, lunedì 18 marzo, un pullman, facendo manovra, ha portato via uno dei due semafori che regolano il traffico.
"E' un disastro, è tutto un disastro - allarga le braccia Galletto -. Mi ritrovo con la responsabilità di un edificio pericolante che non è neppure del Comune. Sono anni che andiamo avanti e indietro per questa storia. Ricordo ancora quando, durante un incontro in curia, venne fuori che quella ex chiesa è di proprietà della parrocchia. Peccato che il parroco continui a rispondere che soldi non ne ha. E così io emetto ordinanze di messa in sicurezza che non vengono ottemperate. E così tocca pagare gli interventi attingendo dalle casse comunali. La legge dice che abbiamo il diritto di rivalerci. Ma su chi mi rivalgo? Sulla parrocchia?".
Alcuni anni fa, si erano aperte le prime crepe ed erano iniziati a venire giù del calcinacci. Ad intervenire d'urgenza era stato il Comune che aveva fatto mettere tutt'intorno alla struttura delle reti di contenimento. Uno "scherzetto" da 26mila euro.
Brutto a dirsi, ma il problema è che le offerte dei fedeli, vanno alla parrocchia, ma poi per mettere in sicurezza la vecchia chiesa devono pagare i contribuenti. E non è un braccio di ferro alla Don Camillo e Peppone. E' l'amara realtà
Galletto ce la sta mettendo davvero tutta per districare questa matassa. Subito dopo il crollo, il sindaco ha chiesto l'intervento della Soprintendenza alle Belle Arti. L'edificio, infatti, nel 2021, con decreto del Ministero della Cultura, è stato inserito tra i beni sottoposti a tutela. vale a dire che neppure una tegola può essere spostata, anche se è pericolante. Ma se quella tegola casca in testa a qualcuno, a risponderne è il sindaco, nonostante la proprietà sia della parrocchia.
Nei giorni scorsi l'architetta Silvia Valmaggi è intervenuta e ha effettuato il sopralluogo: "Sto ancora aspettando la risposta - dice Galletto -, ma non sarà affatto una cosa veloce. Santa Marta è nella stessa situazione in cui si trovavano le chiese dell'Aquila o quelle di Assisi, dopo il terremoto. Nonostante il pericolo non si può spostare nulla. Quello che mi toglie il sonno la notte, però, è sapere di dover tenere chiusa la Statale 26 per chissà ancora quanto tempo. E' una strada di collegamento internazionale. Inoltre, con la ferrovia chiusa, da qui passano tutti i bus sostitutivi. E poi c'è sempre la frana di Quincinetto ad incombere. Se dovessero mai chiudere l'autostrada per Aosta, qui scoppi il disastro. Il disastro!".
Galletto in questa battaglia che sta combattendo con tutte le armi a disposizione di un sindaco, è completamente solo: "Senza avere alcun responsabilità, mi trovo con il cerino in mano. Il massimo che ha saputo fare il consiglio pastorale è stato deliberare la disponibilità a donare l'immobile al Comune. Un magone da 400/500mila euro. Un sindaco non è mica il papa! Dove trovo i soldi per restaurare quella chiesa? E' anche vero che, non essendo di proprietà comunale non posso neppure accedere ai bandi per ottenere dei finanziamenti".
Il sindaco è preoccupato: "Non vedo una soluzione a breve termine. Sarei già contento se la Sovrintendenza i desse una risposta. Ho chiesto di demolire quello spicchio che sta crollando. Una parte si riversa sulla strada. L'altra parte è collassato nel giardino di un privato. Bisogna intervenire al più presto, prima che venga tutto giù. Prima che succeda qualcosa di irreparabile".
Chi abita vicino alla chiesa è sempre più preoccupato: "Ogni volta che io, i miei familiari, amici o altre persone, percorriamo il vialetto di casa per entrare ed uscire dal cancello del civico 7, dobbiamo tenerci dall'altra parte per non rischiare calcinacci e tegole in testa- dichiara Pamela Paladini -. Buttare giù solo la sagrestia è assurdo, la chiesa va completamente demolita. Crepe inquietanti e parti di tetto sfondato insistono anche nel corpo madre della chiesa".
Il cicivo numero 7 è adiacente alla chiesa
Il crollo dell'11 marzo non è stato che l'ultimo in ordine di tempo: "È da almeno 20 anni che noi abitanti qui vicino chiediamo interventi di messa in sicurezza. Alla vigilia di Natale abbiamo dovuto chiamare i vigili del fuoco perché, a causa del vento forte, le tegole piovevano giù come fossero pere mature. I vigili hanno lavorato con idranti e cestello dalle 22.00 alle 2 di notte. Ora, verso l' interno del mio vialetto (lato nord della chiesa) si possono notare altre tegole "affacciarsi" dal cornicione".
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