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Torino

Un documento trovato nella cantina del commercialista inchioda i fratelli Elkann

L'obiettivo: ricostruire il patrimonio di Marella e far pagare le tasse correttamente.

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Lapo Elkann con la nonna Marella

"Nel caso di decesso della signora X dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera".

E ancora: "Finché la signora X è viva il nostro obiettivo principale deve essere quello di mantenere e proteggere il suo permesso permanente di residenza" in terra elvetica.

E' quanto si legge in un lungo documento che la procura di Torino considera di "estremo interesse", se non addirittura la prova del nove, nell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli.

Sarebbe l'indizio di una vera e propria "strategia" nell'evasione fiscale. La guardia di finanza ha recuperato il foglio l'8 febbraio nella cantina dello studio del commercialista Gianluca Ferrero (uno degli indagati) all'interno di una cartellina gialla.

E' senza firma e senza data, anche se dal testo si ricava che risale al 2009 o al 2010. Secondo i pm, dimostra l'esistenza di un progetto di lungo periodo per creare una residenza fittizia in Svizzera di Marella Caracciolo, moglie dell'Avvocato, all'epoca 84enne.

La "signora X" del documento. Dal punto di vista dei magistrati l'interesse è dimostrare la fondatezza delle accuse di 'dichiarazione infedele dei redditi" di Marella, che a loro giudizio dimorava stabilmente in Italia e quindi vi avrebbe dovuto pagare le imposte (almeno su rendite per 38 milioni all'anno in base alle prime stime). Il piccolo diario tenuto da una sua impiegata ha un titolo emblematico: 'Una vita di spostamenti'.

Non solo. C'è anche l'ipotesi di 'truffa ai danni dello Stato' perché sempre secondo i pm, alla morte della donna, nel 2019, la tassa di successione non fu versata in Italia.

Ma sullo sfondo ci sono le pretese di Margherita Agnelli, figlia di Marella e di Gianni Agnelli, che da un ventennio, dopo avere rinnegato l'accordo preso con la madre nel 2004, ingaggia battaglie legali sull'eredità paterna (finora senza successo).

E' a lei che si riferisce l'estensore del documento quando elenca le contromisure per fronteggiare le iniziative della "signora Y". Alla morte di Marella, per esempio, bisognerà "consegnare il patto successorio e il testamento all'autorità competente di Gstaad" (dove era previsto che la donna andasse ad abitare) e "indirizzare un'azione al tribunale svizzero contro la signora Y".

E ancora: "Sarà cruciale che gli eredi della signora X intentino causa in Svizzera prima che la signora Y lo faccia in Italia".

Cosa che, in effetti, è stata fatta dopo il decesso, avvenuto nel 2019.

Sulla contesa che oppone Margherita ai figli John, Lapo e Ginevra Elkann (ora iscritti nel registro degli indagati) la procura di Torino sembrano avere scelto Margherita, che del resto è l'autrice dell'esposto che nel 2022 ha dato il via all'indagine.

Parlando delle carte trovate nel caveau della casa di John Elkann, i pm scrivono che sono "rilevanti in quanto afferenti all'origine della decisione della famiglia Agnelli di far transitare l'eredità di Giovanni Agnelli direttamente in capo a John, escludendo Margherita".

Ma l'obiettivo dei magistrati è differente: ricostruire, ai fini fiscali, il patrimonio di Marella derivante dal lascito. Il calcolo, per ora, porta a circa 700 milioni, la somma che figurava nel suo 'profilo cliente' in una banca a Zurigo dove aveva un conto intestato alla società offshore Bundeena.

Il conto fu chiuso nel 2009 "senza indicazione della destinazione delle disponibilità finanziarie".

Gli inquirenti ritengono che siano i 700 milioni dichiarati al fisco italiano dai fratelli Elkann dopo il decesso della donna.

Poi c'è un focus su 'Dicembre', la cassaforte di famiglia che controlla tutte le aziende del gruppo (Exor, Stellantis e così via). Partendo addirittura al 2003, quando morì Gianni Agnelli. Sostengono i pm che ci sono delle "opacità".

"Le cessioni di quote avvenute tra Marella Caracciolo e i nipoti (John, Ginevra e Lapo) paiono rivestire il carattere di atti simulati". E soprattutto bisogna chiarire con quale titolo giuridico la donna continuò a conservarne il possesso, perché "nuda proprietà" o "usufrutto" cambia parecchio per quel che riguarda le tasse. 

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