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08 Marzo 2024 - 01:22
Giuseppina Arena viveva nel quartiere Borgo Sud Est a Chivasso
In un mondo che ogni giorno lotta contro la violenza sulle donne, ci sono storie che scuotono le fondamenta delle nostre comunità, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile e un grido di giustizia che echeggia nei cuori di chi resta.
La storia di Giuseppina Arena, conosciuta affettuosamente come "Giusy" dai suoi cari e dai residenti del quartiere Borgo Sud Est di Chivasso, è una di queste.
Nell'occasione della Giornata Internazionale della Donna, oggi, venerdì 8 marzo, il suo caso irrisolto riemerge con prepotenza, simbolo di una lotta ancora aperta contro l'impunità e l'indifferenza.
Giuseppina Arena in una foto da ragazza
Giusy aveva due vite: quella che cantava e quella che viveva.
La prima riecheggia ancora nei ricordi, nei discorsi, nelle parole che si fanno sulle panchine dei giardinetti dei cortili di via Togliatti, sulle scale e negli androni di questi palazzoni popolari alla periferia est della città.
La seconda è stata interrotta sotto un cavalcavia dell’Alta Velocità a Pratoregio per mano di un brutale assassino che il 12 ottobre di un anno fa, nel giorno del suo 52esimo compleanno, le sparò a bruciapelo tre colpi di pistola mirando al volto.
Il luogo dove venne ritrovato il corpo
Un'indagine senza fine. A distanza di oltre un anno, l'assassino o gli assassini di Giusy sono ancora a piede libero, con un'indagine che sembra trovarsi in un vicolo cieco. Le piste seguite dagli inquirenti - dall'eredità lasciata dalla madre di Giuseppina a un misterioso uomo visto in sua compagnia - non hanno portato a una svolta decisiva. La mancanza di testimonianze oculari affidabili e di riprese delle telecamere di sicurezza complica ulteriormente il quadro, lasciando le domande senza risposta.
Il dolore di una comunità. La comunità del Borgo Sud Est non dimentica. La figura di Giusy, con i suoi due cagnolini, i tanti gatti, e le sue canzoni, rimane impressa nella memoria collettiva, un simbolo di ciò che è stato perduto. La dedica su una panchina rossa e la foto all'interno della Cappella della Madonna costruita dagli abitanti sono testimoni silenziosi di un dolore ancora vivo.
Il consigliere comunale Bruno Prestìa, vicino di casa di Giuseppina, più volte ha espresso il sentimento diffuso: un misto di vuoto, tristezza e un'incessante ricerca di giustizia.
Fiori all'ingresso della casa di Giuseppina Arena
Una lotta più grande. La tragedia di Giuseppina Arena si inserisce in un contesto più ampio di violenza contro le donne, un problema sociale profondo che richiede un impegno collettivo e costante. La sua storia è un monito a non restare indifferenti, a combattere affinché nessuna donna debba più subire un destino simile.
In questo giorno dedicato alla celebrazione delle donne e alla lotta per i loro diritti, il caso di Giusy richiama l'attenzione sulla necessità di una maggiore protezione e su un sistema di giustizia capace di rispondere con tempestività e efficacia. La sua assenza è un vuoto che nulla potrà colmare, ma il ricordo e la lotta per la giustizia possono trasformarsi in un'eredità di speranza.
La storia di Giuseppina Arena è una ferita aperta nel cuore di Chivasso, un ricordo doloroso che interpella la coscienza di tutti. In questo giorno della donna, il suo ricordo si fa appello per un impegno rinnovato contro la violenza, per una società in cui la sicurezza e la dignità di ogni donna siano garantite.
La sua voce, silenziata troppo presto, continua a risuonare come richiamo alla giustizia, alla memoria. E alla speranza.
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