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Cold Case

Omicidio di Chivasso, un anno dopo: “Abbiamo perso la speranza di sapere la verità su Giusy”

I residenti del quartiere Borgo Sud Est hanno chiesto una messa nel primo anniversario della scomparsa di Giuseppina Arena, che cade in quello che sarebbe stato il suo 53esimo compleanno. Il suo assassino è ancora in libertà

Chivasso

Giuseppina Arena in una foto da ragazza

Giusy aveva due vite: quella che cantava e quella che viveva.

La prima riecheggia ancora nei ricordi, nei discorsi, nelle parole che si fanno sulle panchine dei giardinetti dei cortili di via Togliatti, sulle scale e negli androni di questi palazzoni popolari alla periferia est della città.

La seconda è stata interrotta sotto un cavalcavia dell’Alta Velocità a Pratoregio per mano di un brutale assassino che il 12 ottobre di un anno fa, nel giorno del suo 52esimo compleanno, le sparò a bruciapelo tre colpi di pistola mirando al volto. 

Giuseppina Arena aveva 52 anni

Giusy, la cantastorie di via Togliatti e alla cui storia si affezionò l’Italia intera, all’anagrafe Giuseppina Arena, avrebbe compiuto 53 anni domani, giovedì 12 ottobre. Il suo assassino, o i suoi carnefici se fossero più d’uno, oggi sono ancora in libertà. 

L’indagine non si è chiusa e forse mai si chiuderà.

Nel giorno del suo compleanno, i vicini di casa del Borgo Sud Est la ricorderanno con una messa proprio di fronte all’ingresso della sua abitazione.

“Sedersi su quella panchina rossa, leggere la dedica, fa sempre un certo effetto - la ricorda a nome di tutto il quartiere il consigliere comunale Bruno Prestìa, vicino di casa di Giuseppina Arena -. Passeggiare lungo quel viale dove la incontravi coi suoi due cagnolini, mentre cantava le sue canzoni, ti raccontava qualcosa, lascia un senso di vuoto e di tristezza... 

Il 12 ottobre ricorre un anno dalla scomparsa di Giuseppina Arena. O meglio, ricorre un anno da quando è stata barbaramente uccisa e ritrovata sotto il cavalcavia di Pratoregio, proprio nel giorno del suo 52esimo compleanno. 

Da un anno un quartiere intero, ma anche la città di Chivasso, attende di leggere la notizia della conclusione delle indagini. 

Bruno Prestìa consigliere comunale di Chivasso e residente del Borgo Sud Est

Ad oggi non ci sono novità e le persone hanno perso la speranza di mettere finalmente la parola fine ad una triste vicenda, che ancora ci angoscia e ci intristisce. 

In occasione del primo anno dalla scomparsa della nostra Giusy, abbiamo organizzato una messa in suo onore proprio dove viveva, tra i palazzi di via Togliatti, davanti alla Cappella della Madonna costruita proprio dagli abitanti stessi e dove, da quel triste giorno, c'è una sua foto all'interno in sua memoria…”. 

La messa sarà giovedì 12 ottobre alle 18.

La comunità del Borgo Sud Est non dimentica. Mentre l’indagine non si chiude.

L'indagine ad un punto morto

Inizialmente l’attenzione degli inquirenti s’era concentrata sull’eredità, non certo milionaria, che Giuseppina Arena aveva avuto un paio d’anni dopo la morte dell’anziana madre: la casa di Montanaro, i buoni postali e quel conto di circa 200/250mila euro depositato all’Ufficio Postale di Chivasso, tuttora bloccato dalla magistratura e mai attinto dagli eredi, cioè da Giusy o da suo fratello Angelo. 

Un “tesoretto”  che resta sullo sfondo di questa storia criminale. 

L'ingresso dell'abitazione di Giuseppina Arena in via Togliatti

E poi c’è il mistero riguardo la vita privata della cantastorie, di quell’uomo più volte notato in compagnia di Giusy e la cui identità resta, almeno allo stato dei fatti, sconosciuta.

L’identikit è generico e riferisce di una persona tra i trenta e i quarant’anni visto spesso alla guida di un’utilitaria scura. Una volta indossava un giubbotto di pelle, un’altra un cappotto blu o nero.

Ma nessuno ha ancora capito chi fosse.

Un furgone chiaro con a bordo due persone. E’ l’ultima pista emersa qualche mese fa. E poi, anche questa, finita nel nulla. Un furgone che sarebbe stato visto procedere lungo la strada che da Chivasso conduce a Pratoregio.

All’interno ci sarebbe stata Giuseppina Arena con la sua bicicletta. 

La lapide di Giuseppina Arena nel cimitero di Montanaro

A riferirlo, un testimone oculare la cui identità viene tenuta segreta dagli investigatori che in quest’indagine hanno dovuto davvero faticare. 

Il motivo principale è che non c’è una sola videocamera della città che quel giorno abbia inquadrato Giusy, nemmeno per un secondo. 

Nemmeno quella alla rotonda per Pratoregio sulla strada per Montanaro, un passaggio obbligato per chi arriva da Chivasso e vuole raggiungere il “boschetto” (che non c’è più) dove la donna è stata uccisa. 

Eppure Giusy avrebbe dovuto percorrere il tragitto che collega il Borgo Sud Est e la frazione Pratoregio, ad Ovest, dalla parte opposta di Chivasso. Giusy è uscita di casa ed è sparita nel nulla. 

A qualcuno aveva detto che si sarebbe recata al centro comunale di distribuzione dei pasti, ma lì nessuno l’ha vista. 

Se non si è recata lì e le telecamere non l’hanno ripresa (ce ne sono alcune decine, qualunque strada avesse percorso), allora è perché Giusy, poco dopo essere uscita di casa, sarebbe salita su quel furgone che sarebbe stato notato non lontano dal suo alloggio. Convinta a salire perché, evidentemente, conosceva una delle due persone che erano a bordo. Un furgone chiaro “tipo Fiat Ducato”, abbastanza datato come immatricolazione.

Le indagini si sarebbero concentrate lì, sulla descrizione sommaria di un mezzo e di una targa non ben inquadrata dalle telecamere, ma che sarebbe stata decifrata. Almeno, è quello che sembrava.

Oggi di Giuseppina Arena, però, non restano che le sue storie cantate. E un drammatico epilogo ancora senza colpevole.

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