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Torino

E' caccia ai piccioni con i fucili puntati. Lo scorso anno le zecche hanno invaso due scuole di Ciriè

Coldiretti Torino stima una presenza nella Città Metropolitana, di circa 2 milioni e 500mila esemplari

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E' caccia al piccione

Come si contrasta l'aumento sproporzionato della popolazione di piccioni? Prendendoli a fucilate!

Il consiglio della città metropolitana di Torino ha approvato ieri il “Piano di controllo del colombo sul territorio della Città Metropolitana di Torino” che arriva dopo una lunga battaglia condotta dal consigliere metropolitano ciriacese Davide D'Agostino e da Coldiretti Torino per avviare finalmente un contenimento di questa specie che provoca danni enormi agli edifici e all’agricoltura.

Il Piano di contenimento del “Piccione”, come viene comunemente chiamato il colombo di città, è stato presentato dal consigliere delegato all’ambiente della Città Metropolitana, Gianfranco Guerrini, e redatto dagli uffici Tutela fauna e flora dello stesso ente.

Fa seguito all’Ordine del Giorno approvato lo scorso maggio che dava mandato al settore fauna per la redazione di un Piano di contenimento; Piano che è stato predisposto in pochi mesi. La presentazione dell’Ordine del giorno di maggio era arrivata anche a seguito di numerosi incontri tra i tecnici di Coldiretti Torino e la Città Metropolitana.

La difesa dai piccioni potrà avvenire con metodologie diverse, dalla dissuasione sonora alla cattura, fino all’abbattimento diretto con fucile da caccia.

Nelle campagne, le operazioni di controllo potranno essere svolte da operatori muniti di licenza di caccia (come già avviene per l’autodifesa agricola dal cinghiale) che avranno frequentato un apposito corso che preveda il programma didattico approvato, da tempo, dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’Ambiente. I corsi formeranno quelli che saranno chiamati “coadiutori al controllo del colombo di città”.

Tra le materie insegnate nei corsi, oltre alla biologia della specie, anche l’effettuazione di censimenti e gli elementi di sicurezza legati all’uso di armi da fuoco che approfondiscono le norme di sicurezza già insegnate nei corsi per l’abilitazione alla licenza di caccia. Gli operatori dovranno essere assicurati.

Davide D'Agostino, consigliere metropolitano

Le carcasse dei piccioni dovranno essere smaltite. Tra i metodi di smaltimento consentiti nelle aree di campagna c’è anche il semplice sotterramento sotto 50 cm di terreno ad almeno 200 metri di distanza da pozzi e corsi d’acqua.

"Ora, dopo questa approvazione, occorre rendere al più presto operativo il Piano di contenimento con i corsi di abilitazione per gli operatori - scrivono ancora da Coldiretti -. Coldiretti Torino, come già fatto per il controllo delle nutrie e dei cinghiali assicurerà la massima collaborazione per estendere ai propri agricoltori la possibilità di autodifesa e di controllo dei piccioni".

Elaborando i dati contenuti negli studi preliminari che hanno accompagnato la redazione del Piano, Coldiretti Torino stima una presenza, su tutto il territorio di pianura e collina della Città Metropolitana, di circa 2 milioni e 500mila esemplari di Piccione.

La stima dei danni al solo comparto agricolo è di una perdita di circa 400mila quintali di cereali, soia, girasole, tra perdite in campo, germogli appena nati, mangimi animali becchettati; per un valore che Coldiretti Torino stima in circa 5 milioni di euro l’anno.

Sulla questione si era mobilitato anche D'Agostino, dopo un episodio inquietante accaduto nel marzo del 2023, quando l'Istituto Fermi Galilei di Ciriè è stato chiuso per disinfestazione da zecche molli derivate dalla folta colonia di piccioni che presente intorno alle scuole.

Ma per l’allevamento i danni potrebbero essere ancora maggiori.

Il Piccione rappresenta una possibile fonte di trasmissioni di patologie o di malattie gastrointestinali nel bestiame nelle stalle. Ogni mattina i piccioni calano dalle tettoie per beccare il mangime appena distribuito ai bovini e per bere dagli abbeveratoi, spollinandosi e defecando sugli alimenti che vengono ingeriti dalle mucche.

Come è noto, la crescita esponenziale dei Piccioni causa anche seri danni anche al patrimonio storico e artistico con il loro guano; inoltre costituisce una preoccupante minaccia per la sicurezza aerea, mentre la sua eccessiva confidenza con l’Uomo lo porta a dare l’assalto ai tavolini all’aperto ricchi di cibo.

Ma il vero pericolo è la possibile trasmissione di patologie all’Uomo attraverso la zecca molle del piccione (Argas reflexus) che è un suo parassita che può attaccare le persone che vivono in prossimità di siti di nidificazione o colonie di questi uccelli (tra cui gli agricoltori) e trasmettere infezioni batteriche e shock anafilattici.

"Ci siamo mossi a fronte all’esasperazione degli agricoltori – ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Sempre più soci vengono nei nostri uffici di zona a chiedere misure di depopolamento dei piccioni. Sapevamo che il Piccione può essere oggetto di contenimento grazie a una sentenza della Corte di Cassazione, che risale al 2004, e che sancisce che le popolazioni di Piccione che vivono allo stato libero rientrano ormai tra quelle selvatiche. Secondo la legge il controllo della fauna selvatica deve essere attuato se esistono pericoli, in primis per la salute umana ma anche per tutelare le produzioni zoo-agroforestali. Finora erano stati predisposti soltanto interventi su scala comunale o, peggio, esistevano solo regolamenti comunali sul divieto di foraggiamento. Per depopolare i piccioni serviva invece uno strumento operativo sovracomunale e di area vasta predisposto dalla Città Metropolitana".

PIANO DI CONTENIMENTO DEL COLOMBO: COSA PREVEDE E COME SARÀ ATTUATO

Con l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio metropolitano diventa operativo il Piano di contenimento del Colombo (Columbia liva forma domestica) per gli anni che vanno dal 2024 al 2029. Il Piano prevede nel dettaglio le misure per il contenimento delle popolazioni che, nelle zone rurali, causano danni notevoli alle colture cerealicole, mentre in quelle urbane pongono problemi igienici e di decoro degli spazi pubblici.

Le misure incruente e dissuasive per il controllo della specie non si sono rivelate sufficienti per contenere la densità di popolazione del Colombo: è pertanto necessario il controllo diretto della specie. - spiega il Consigliere metropolitano Gianfranco Guerrini, delegato all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora - In ambito urbano si prevede l’impiego di gabbie-trappola installate a cura dei Comuni, mentre in ambito extraurbano si interverrà sia installando le gabbie che con operazioni di sparo ad opera di selecontrollori formati e autorizzati dalla Città metropolitana. Il Piano è stato sottoposto ad una valutazione dell’incidenza sui siti della Rete Natura 2000 in cui verrà attuato e ha ottenuto i pareri positivi dell’ISPRA, del Settore Sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali della Regione Piemonte, della Direzione Sistemi naturali della Città metropolitana, degli Enti di gestione del Parco del Po piemontese, delle Aree protette delle Alpi Cozie e dei Parchi Reali”.

Il coordinamento delle operazioni di controllo sarà in carico alla Polizia metropolitana, affiancata da cacciatori volontari e autorizzati e seguito di un percorso di formazione e degli agenti delle Polizie locali per la gestione degli interventi nelle aree urbane. Per prevenire i danni alle colture agricole nelle fasi della semina e della maturazione potranno essere impiegati cannoncini a gas con detonazioni temporizzate, sagome dissuasive di varia forma o palloni gonfiati con elio che rimangono sospesi in aria.

Per quanto riguarda i prelievi di granaglie, la nidificazione e l’imbrattamento di siti industriali o artigianali, magazzini di stoccaggio di granaglie e allevamenti di bestiame, laddove possibile, potranno essere installate reti per chiudere i punti di entrata e pannelli basculanti dotati di sensori per l’apertura automatica. Si dovranno prevedere adeguate misure per la tutela delle colonie di pipistrelli. Salvo che nelle Zone di Protezione Speciale, potranno essere utilizzati rapaci appartenenti a specie autoctone e addestrati da soggetti autorizzati. Lo sparo in orario diurno dovrà avvenire con l’uso di fucili con canna ad anima liscia di calibro non superiore al 12 e in prossimità di colture a rischio di danneggiamento, di allevamenti, di magazzini o di siti industriali. Dove, per motivi di sicurezza, non è praticabile lo sparo potranno essere impiegate reti o gabbie-trappola selettive di cattura in vivo, attivate con esche alimentari. È prevista l’immediata liberazione di soggetti appartenenti a specie diverse eventualmente catturati.

Le misure preventive di contenimento nell’ambito urbano saranno volte a ridurre le risorse alimentari e i siti di nidificazione, con il divieto di somministrazione di granaglie o altri alimenti appetiti dai colombi in luoghi pubblici, l’obbligo di occlusione fisica dei punti di accesso dei volatili agli edifici pubblici e privati (sottotetti) e ai piloni dei cavalcavia. I regolamenti edilizi e di igiene comunale dovranno prevedere recinzioni con reti anti-intrusione, l’impiego di fili elettrificati, dissuasori a cavi e l’uso di filamenti anti intrusione posti sui bordi dei pannelli solari o fotovoltaici. L’occlusione dei siti riproduttivi con reti deve essere attuata in forma selettiva, per non precludere l’accesso ad altre specie.

"Finalmente le amministrazioni comunali ed i cittadini potranno avere un riferimento univoco su tutto il territorio provinciale, su come affrontare il problema delle colonie di piccioni fuori controllo - spiega  invece il consigliere metropolitano D'Agostino -. L'iniziativa nasce da una mozione presentata da me ed approvata all'unanimità dal Consiglio in seguito a grave episodio che ha portato alla sospensione delle lezioni presso l'istituto Fermi-Galilei di Cirié per criticità sanitarie connesse alla presenza di piccioni, inoltre anche le associazioni di agricoltori avevano chiesto di intervene per evitare la devastazione delle coltivazioni in fase di semina. Oggi interveniamo concretamente".

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Commenti all'articolo

  • BIK23456

    17 Febbraio 2024 - 17:57

    Perché ucciderli? In Germania li catturano per poi portarli in edifici abbandonati, messi a disposizione dal Comune,alle periferie delle città. Qui vengono tenuti in quarantena, fatti abituare al nuovo ambiente e poi liberati.Una volta abituati al nuovo spazio, avendo cibo ed essendo curati dai volontari, non tornano in città, in più le uova vengono sostituite e si tiene sotto controllo le nascite

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