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Cronaca

Scuola invasa dalle zecche: dopo il Fermi chiude anche il Galilei

E' iniziata la disinfestazione di entrambi gli edifici e le lezioni, per circa 1200 alunni, riprenderanno martedì 4 aprile

Un'invasione di zecche all'interno della scuola ha provocato nella mattina di mercoledì 29 marzo la rivolta degli studenti dell'Istituto Fermi Galilei di Ciriè.

Era da giorni che si parlava del problema. Le prime zecche sono state notate nelle aule all'ultimo piano del Fermi, poi anche nei piani inferiori. A quel punto è scoppiata la protesta dei ragazzi.

LA PROTESTA

"La situazione era diventata insostenibile. Alcuni di noi sono anche stati punti. Non si può fare lezione in queste condizioni" sostenevano gli studenti.

Martedì, quando il problema sembrava ancora contenuto la dirigente, Roberta Bruatto, aveva emesso una comunicazione relativa alla richiesta di disinfestazione della parte di istituto invasa dagli insetti. Contestualmente disponeva lo spostamento di alcune classi per consentire le operazioni.

La dirigente Roberta Bruatto

Il sopralluogo da parte della ditta Isma, incaricata della disinfestazione, si è svolto martedì e al termine si è concordato un'azione mirata relativa solo ad alcune aule e alcune parti di marciapiede del cortile interno. 

LA DISINFESTAZIONE

La disinfestazione era stata pianificata per giovedì 30 aprile e le classi interessate, temporaneamente spostate.

Nel frattempo, però, la situazione è peggiorata. La presenza di zecche è stata in più punti del Fermi e i ragazzi, prima che la dirigente emettesse il decreto di chiusura dell'Istituto, hanno dato vita ad una dura protesta nei confronti della dirigente scolastica.

Ad insorgere anche le famiglie.

Durante la protesta, gli animi si sono accesi anche fuori dalla scuola ed è stato richiesto l'intervento dei carabinieri per un litigio scoppiato tra un genitore e un funzionario della Città metropolitana.

La preside, intanto, su istanza del Sisp stava già preparando il decreto di chiusura del Fermi. E così i ragazzi maggiorenni sono usciti autonomamente, mentre per i minorenni è stata richiesta la giustificazione.

IL PROVVEDIMENTO DI CHIUSURA

Mercoledì mattina, la preside Bruatto ha decretato la sospensione delle attività didattiche del plesso Enrico Fermi di via san Giovanni Bosco 17 dal 30 marzo al 3 aprile compresi, al fine di permettere la disinfestazione dei locali dell'Istituto.

La dirigente Bruatto spiega: "Martedì pomeriggio, quando ci siamo resi conto che la situazione era peggiorata e che ad essere interessate dalla presenza delle zecche non erano solo le aule all'ultimo piano, ma anche quelle degli atri piani, abbiamo segnalato la questione al Sisp, il Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, unico organo competente per decidere se ci fossero o meno le condizioni per proseguire le lezioni".

La risposta è arrivata mercoledì mattina, quando ormai era scoppiata la protesta degli studenti.

"Quando il Sisp ci ha inviato la lettera di disposizione di chiusura, ho emesso in 15 minuti il decreto con il quale le lezioni sono state sospese fino al 3 aprile compreso".

In seguito al sopralluogo dell'ufficio dell'Asl, però, si è deciso di estendere il provvedimento ad entrambi gli istituti.

La prima determina di chiusura del plesso scolastico Fermi "per disinfestazione di artropodi", è stata protocollata ed emessa mercoledì 29 marzo.

Il giorno dopo, giovedì 30, ne è seguita un'altra relativa al Galilei.

"Le presenze di zecche rilevate al Galilei era minima - spiega la dirigente -, ma c'è un trave in comune tra i due edifici. E così il Sisp ha chiesto la chiusura anche dell'altro plesso. A breve partirà la disinfestazione anche lì". 

E così, fino a martedì prossimo i circa 1200 allievi del Fermi Galilei non potranno tornare a scuola.

"L'obiettivo di un dirigente scolastico in casi come questi - spiega la preside Bruatto - è quello di contemperare due diritti: quello all'istruzione e quello alla salute. Si cerca di bilanciare esigenze e diritti. Ecco perché finché il fenomeno sembrava contenibile la decisione era stata quella di procedere alla disinfestazione spostando alcune classi. Quando ci siamo resi conto che non era più così, abbiamo contattato il Sisp, seguendo le procedure di legge". 

Il decreto è stato inviato anche a tutte le famiglie e agli allievi, al sindaco Loredana Devietti, alla Città Metropolitana e ai carabinieri della Tenenza di Ciriè.

I FATTI

Tutto ha avuto inizio con i lavori fatti dalla Città Metropolitana all'interno del plesso scolastico. Smontando le grondaie è caduto il guano dei piccioni, sostanza all'interno della quale le zecche si riproducono.

Le grondaie nuove sono state posizionate, ma il guano caduto non è stato rimosso. Ed essendo pieno di zecche, l'edificio è stato infestato. Ad essere interessati sono stati soprattutto i piani alti. Alcune zecche sono cadute anche addosso agli studenti e ad una insegnante. 

Il guano di piccione è un habitat perfetto per la riproduzione delle zecche

Il Sisp, con la lettera di disposizione di chiusura degli edifici scolastici, ha inviato anche delle prescrizioni a Città Metropolitana.

"Ha prescritto la disinfestazione - spiega la preside -, ma dopo queste procedure è probabile che ne arriveranno altre. Sanificati gli ambienti, infatti, bisognerà provvedere a far sì che non ricapiti e l'unico modo è non permettere che stanzino sui cornicioni le colonie di piccioni all'origine del problema".

IL RISCHIO SANITARIO

La puntura della zecca non è di per sé pericoloso per l’uomo, i rischi sanitari dipendono invece dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. E come tali sono in grado di trasmettere all’uomo gli agenti patogeni responsabili di alcune patologie, quali: la borreliosi di Lyme, l’ehrlichiosi, le febbri bottonose da rickettsiae, la tularemia, la febbre Q, la babesiosi, l’encefalite virale ed anche la febbre emorragica Crimea-Congo, associata in particolare a specie del genere Hyalomma. 

La dirigente Bruatto, però sottolinea: "Non bisogna comunque sminuire il problema che va affrontato e risolto il prima possibile".

LA ZECCA

La zecca in questione è la cosiddetta "zecca dei piccioni" ill cui nome scientifico è Argas Reflexus. Fa parte della famiglia degli Argasidi, le zecche molli, ovvero, priva dello scudo chitinoso dorsale, mentre le altre zecche, come quelle dei cani, lo hanno. 

Questo tipo di zecca è attiva solamente durante la stagione calda. Va però detto che negli ultimi anni che la sua comparsa è sempre più anticipata, dato che le temperature si stanno innalzando.

Ha la forma simile a quella di un semino di girasole, è piatta e ha un colore bruno, grigio scuro. Si tratta di un parassita dei piccioni, ma, in prevalenza, vive nell’ambiente, trovando riparo nelle abitazioni dell’uomo.

LE ABITUDINI DELLA ZECCA DEL PICCIONE

La zecca del piccione è un animale ematofago, si ciba di sangue. Il pasto dura poco, infatti non trascorre tutto il tempo sul piccione ma come abbiamo visto, buona parte della sua vita si svolge a terra, e la cosa più strabiliante è che è capace di vivere anche 7 anni senza cibarsi. Si nutre di sangue del piccione e occasionalmente di quello dell’uomo.

La zecca è attiva durante la notte perché non tollera la luce. Viene attratta dall’anidride carbonica dell’uomo durante il sonno. La zecca punge silente, la sua saliva ha un anestetico che viene inoculato nell’uomo. Il pasto dura circa 5-10 minuti. La zecca, quindi, trattiene la parte proteica del sangue, quella che le serve per nutrirsi, e poi reinietta i liquidi all’interno del corpo della vittima.

Assieme ai liquidi, però, la zecca introduce nel corpo della vittima anche le sue proteine che possono essere molto irritanti e che dunque possono produrre pomfi e serie reazioni allergiche, fino allo shock anafilattico. Le tossine secrete con la saliva, infatti, nei soggetti più sensibili danno luogo a fenomeni di irritazione, ma possono esserci conseguenze ben più serie, come appunto lo shock anafilattico.

In genere le reazioni si manifestano dopo punture ripetute, una delle più serie è la reazione anafilattica con edema della glottide. Invece va subito chiarito che l’Argas reflexus non veicola la malattia di Lyme come si pensava in un primo momento. Questa, infatti, viene veicolata solamente dalla zecca silvestre, l’Idoxes, che vive quindi in ambiente boschivo e che infesta gli animali selvatici quali caprioli, roditori, cinghiali, volpi, cervi. Una delle differenze fondamentali tra l’Idoxes e la zecca del piccione è che quest’ultima non resta attaccata alla vittima se non per il tempo necessario al pasto.

Le zecche hanno invaso la scuola

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