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La quaresima a Settimo Torinese: un viaggio nel tempo tra penitenza, predicatori e tradizioni in evoluzione

Pagine di storia

IN FOTO Nell’incisione cinquecentesca, la pesca dei pesci di acqua dolce, particolarmente consumati durante la Quaresima

Nell’incisione cinquecentesca, la pesca dei pesci di acqua dolce, particolarmente consumati durante la Quaresima

Inizia mercoledì 14 febbraio, «dies cinerum», la Quaresima, il periodo della conversione, della ricerca di Dio e del ritorno agli insegnamenti della catechesi battesimale.

Anticamente il tempo liturgico della penitenza non aveva una durata ben definita: di solito, però, non superava la settimana precedente la festa di Pasqua. In seguito andò gradualmente estendendosi finché fu stabilito che dovesse cominciare la sesta domenica prima di Pasqua e concludersi il Giovedì Santo. In tal modo risultava palese il richiamo ai quaranta giorni trascorsi da Gesù nella solitudine del deserto, quale preludio alla vita pubblica. Tuttavia, poiché la domenica non si digiunava, i giorni effettivi di penitenza non erano quaranta, ma trentasei. La data d’inizio della Quaresima fu allora anticipata al mercoledì, cioè al «dies cinerum», come si chiamò più tardi tale giorno, dall’antico rito dei penitenti pubblici che si cospargevano il capo con la cenere.

IN FOTO Settimo Torinese, la chiesa di San Pietro in Vincoli in una fotografia anteriore al 1902

IN FOTO Settimo Torinese, la chiesa di San Pietro in Vincoli in una fotografia anteriore al 1902

A Settimo Torinese è documentata una serie pressoché ininterrotta di spese che il Comune sosteneva per il quaresimalista. Fino al diciannovesimo secolo, infatti, il consiglio provvedeva a nominare e retribuire il sacerdote a cui era affidata la predicazione quaresimale. La prassi trovava fondamento in uno dei principi più importanti dell’«Ancien Régime», secondo il quale la società civile e quella religiosa, compenetrandosi, tendono a un unico fine, il bene dell’uomo. Da ciò derivava, fra le altre cose, che le pubbliche autorità dovessero adoperarsi affinché si osservassero i precetti della Chiesa.

Per antica consuetudine, il Comune di Settimo soleva affidare la predicazione quaresimale ai gesuiti del Collegio Vecchio di Torino. Dopo il 1773, quando il pontefice Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù, gli amministratori comunali dovettero rivolgersi ad altri ordini religiosi oppure a sacerdoti secolari.

Quanto radicata fosse la tradizione del predicatore quaresimale è attestato da una deliberazione del 3 febbraio 1803. Lo Stato sabaudo era divenuto un’appendice della Francia. I giacobini locali e quelli di oltralpe avevano spazzato via tutto ciò che si richiamava al vecchio regime.

L’eventuale eliminazione della spesa per il quaresimalista dal bilancio del Comune venne attentamente valutata dalla municipalità. Ma la proposta fu subito accantonata perché – si disse – l’usanza risaliva a tempo immemorabile ed era talmente sentita dai settimesi (dai «cittadini abitanti», secondo la terminologia rivoluzionaria) i quali non avrebbero certamente approvato un cambiamento repentino.

Però i tempi mutano comunque. Come gli anticlericali dell’Ottocento giudicassero le manifestazioni della Quaresima è documentato da una corrispondenza apparsa sulla «Gazzetta del Popolo» nel 1852, nel periodo fra le prime due guerre d’indipendenza. Un anonimo lettore, di passaggio in Leinì il Giovedì Santo, «s’imbatté – come riferì – in una frotta di gente avviluppata in camicioni bianchi col cappuccio rovesciato sul muso, con dei gambi secchi di zucca o dei rami di sambuco sulla testa e delle catene da buoi nei piedi, che vagolava pel paese borbottando delle sconcordanze latine».

Il lettore finse di manifestare profonda meraviglia. Le mascherate – asserì – sono state proibite dappertutto. Per quale motivo le pubbliche autorità le consentono «in un sito così vicino a Torino, a dispetto dello Statuto che vuole tutti i cittadini eguali dinanzi alla legge»? La risposta fu in linea con l’ormai consolidata tradizione da mangiapreti della «Gazzetta»: «il governo proibisce le maschere del carnevale, ma non quelle della quaresima».

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