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27 Gennaio 2024 - 12:16
E' una data simbolo della lotta contro gli orrori del nazifascismo quella in cui Bruno Segre, partigiano, con il nome di 'Elio', avvocato, testimone e protagonista della Resistenza, se n'è andato.
Bruno Segre si è spento a 105 anni alle prime luci dell'alba di questa Giornata della Memoria.
Era cittadino onorario di Bollengo. A volergli conferire l'onorificenza fu il sindaco Luigi Sergio Ricca, suo amico.
"La notizia mi lascia frastornato. Avevo avuto modo di conoscere Segre quando ero presidente della Provincia di Torino. Inoltre militavamo nello stesso partito, nel Partito Socialista. Era un grande studioso e sapeva farsi sentire, trasmettere le sue idee. Ho avuto anche la fortuna di frequentare casa sua, quella casa così piena di libri, di memoria. Averlo come cittadino onorario per noi è un grande orgoglio".
Poi Ricca aggiunge: "Segre mi ha insegnato la rigorosità del pensiero, la coerenza e l'importanza di non smettere mai di fare memoria. Dava sempre un senso alla Giornata della Memoria. La sua scomparsa, proprio oggi è emblematica".
Ed ecco le parole che avevano accompagnato la scelta di conferire la Cittadinanza Onoraria di Bollengo a Bruno Segre il 2 giugno del 2021.
"Per aver fatto della sua vita una testimonianza continua dei valori di Libertà e democrazia, contro ogni discriminazione e xenofobia. Un bell'esempio da far conoscere alle nostre giovani generazioni, cui ispirarsi contro l'indifferenza, per non smettere di fare memoria, per fare azioni di sensibilizzazione culturale e civica e non ricadere negli errori del passato".
Bruno Segre nella sua casa di Torio con il sindaco di Bollengo Luigi Sergio Ricca
L’avvocato Bruno Segre nasce a Torino il 4 settembre 1918, pochi mesi prima della fine della prima guerra mondiale. Il padre Dario, socialista e poi antifascista, di professione assicuratore, a inizio secolo faceva parte di un'organizzazione che aiutava i rifugiati e perseguitati russi. Segre è un cognome ebraico sefardita. La madre, sarta, era invece cattolica.
In un'intervista raccolta per il progetto "Granai della Memoria" racconta: "Eravamo nel 1940, pochi mesi dopo l'inizio della guerra e alcuni aderivano convintamente al fascismo, altri come Luigi Einaudi e Gioele Solaris con cui discussi la mia tesi di laurea su Benjamin Constant, non presero mai la tessera del fascio. Dopo la laurea vissi alla giornata con qualche collaborazione giornalistica, dando lezioni private, finché nell'inverno del 1942 fui arrestato per disfattismo politico".
La descrizione della prigionia Segre la scrisse di getto nel 1946, ma fu pubblicata solo di recente con il titolo Quelli di via Asti, a cura di Carlo Greppi, con la prefazione di Diego Novelli. Da questo carcere anomalo, dove convivevano antifascisti e camicie nere in punizione, uscì grazie alla famiglia che pagò 20.000 lire, a quei tempi una grossa somma.
Tornato in montagna fece parte della I Divisione Alpina Giustizia e Libertà del Partito d'Azione, partecipando alla liberazione di Caraglio, poi a quella di Cuneo. Nel dopoguerra Segre decise di dare l'esame da procuratore legale e di dedicarsi all'avvocatura. Nel '49 balza agli onori della cronaca perché difende Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza in Italia, seguace di Aldo Capitini (filosofo che si ispirava all'insegnamento di Gandhi).
Dal clamore suscitato a causa di questo e altri processi, tra cui anche quello, nel '63, al primo obiettore cattolico secondo la non violenza evangelica, si arriverà dopo vent'anni a consentire l'obiezione di coscienza, poi all'abolizione del servizio militare nel 2005.
Negli anni '70 vennero la battaglia per il divorzio e l'esperienza politica, cinque anni in cui Segre fu capogruppo PSI nel Consiglio Comunale guidato da Diego Novelli.Durante questi primi anni fondò il suo giornale “L’incontro”, che dopo 65 anni si pubblica ancora.
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