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Voci dal carcere
16 Gennaio 2024 - 09:30
L’anno è ricominciato e ricomincia anche la serie dei numeri legati al carcere. A Ivrea è morto un signore e i giornali ne hanno parlato. Tanti con pietà e partecipazione. Problemi respiratori, aggravamento dell’influenza. La magistratura ha disposto l’autopsia e nel caso provvederà a fare ulteriore luce.
Dal mio punto di osservazione considero la gravità della perdita di una vità ma mi astengo da considerazioni specifiche, almeno fino a quando non emergeranno responsabilità precise. Il garante non si sostituisce alla magistratura, peraltro gia debitamente informata.
Cercando di fare una analisi sulla situazione della salute in carcere in generale posso fare emergere almeno due cose.
Dopo un anno in cui era presente un coordinatore le cose sono cambiate tantissimo.
Non ho raccolto numeri precisi ma sono aumentati gli interventi e le ore di presenza di medici e specialisti. Parlando con i detenuti inoltre ho scoperto che non si sentono abbandonati ma in genere ascoltati e curati, certo con i tanti limiti che comunque il servizio Sanitario mantiene e a volte peggiora. Anzi con qualche disappunto degli operatori sanitari esterni, a volte i detenuti saltano qualche fila, ma mi sembra il minimo per chi comunque non ha accesso a liste di attesa alternative e private.
Al presente il contratto con il medico che si occupava di coordinare il servizio è terminato e pare si stia aspettando il termine del contratto con la società che attualmente svolge il servizio (alla fine di febbraio) per ripensare il tutto. Mi astengo per ora di formulare giudizi in genere sul maggiore o minore impegno dei responsabili della gestione della sanità penitenziaria. Si tratta di un servizio gestito dalla regione e a breve dovrebbe uscire (finalmente) il materiale raccolto da più di un anno sulla gestione regionale della sanità in carcere. Il ritardo non è sicuramente un buon segnale. Fra gli addetti ai lavori sono segnalati luci e ombre.
Ad esempio a Biella e a Torino (in cui la situazione è veramente grave e complessa) ci sono segnali di cambiamento.
Una seria riflessione (e in parte l’abbiamo già avviata parlando della diffusione degli psicofarmaci) va fatta sulla malattia mentale.
In carcere finiscono molte persone che non sono curate e assistite fuori. Il carcere non offre soluzioni umane (cura, reinserimento nella società, assistenza alla famiglia) al massimo nasconde il problema.
Ancora una considerazione.
Mi sembra molto importante accendere luci sul carcere e far nascere e solidarietà e integrazione tutto serve a non buttare le chiavi, ma ricordando don Milani che diceva “Fai strada ai poveri senza farti strada” preferisco chi - anche in questa stagione di social in cui se non appari non sei - lo fa senza illuminare sé stesso.
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