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Il fatto

Insulti social ai volontari del rifugio per cani: "Leoni da tastiera..."

Il canile "Casa del Cane Vagabondo" ha detto basta e ha sfogato sui social tutta la frustrazione dei volontari

Cane

Cane (foto di repertorio)

Uno fa volontariato per salvare gli animali in difficoltà e per affidarli a famiglie per bene e si prende pure gli insulti. La vittima a questo giro è la Casa del Cane Vagabondo di Barbania. Hanno raccontato tutto i gestori su Facebook, con un post indignatissimo. 

"Negli ultimi giorni stiamo ricevendo numerosi commenti inopportuni, avvisiamo pertanto che chi non manterrà una comunicazione educata sotto ogni nostro singolo post verrà bannato dalla pagina. Non troviamo corretto che quando vengono negate delle adozioni, le persone si sentano in diritto di fare i leoni da tastiera e venire ad insultare il nostro lavoro.
Solo noi conosciamo la storia e le pene patite dai nostri animali, quindi si, siamo tenuti ad essere iper-selettivi nei confronti delle persone che si presentano per adottare, perché non prestare attenzione vuol dire soltanto rischiare di vederci restituire il cane dopo una settimana".
E poi ancora: "A chi inoltre si è permesso di dire che lucriamo sui nostri animali, vogliamo ricordare che siamo un rifugio privato e questo vuol dire che non riceviamo sovvenzioni statali... le spese per le cure e per il sostentamento dei nostri amici a 4 zampe, escono esclusivamente dalle nostre tasche e da chi costantemente ci aiuta con donazioni e quant'altro.
Certi della vostra comprensione, chiudiamo qui la polemica (a dir poco inutile) e ringraziamo chi fino ad oggi ci ha aiutato comprendendo l'enorme lavoro che c'è dietro alla nostra struttura e al benessere dei nostri animali".
La Casa del Cane Vagabondo aiuta dal 2013 gli animali in difficoltà. Avevamo raccontato la sua storia in un nostro articolo del 9 gennaio. Nella Casa sono ormai presenti circa cento cani e trenta cavalli. Patrizia, qui, tiene in piedi la struttura da dieci anni, anche se il suo percorso di vita assieme agli animali comincia molto prima. “Avevo un rifugio a Lauriano Po - ci diceva - venticinque anni fa. Poi, nel 2013 ci siamo trasferiti qui”.

Prima di mettere in piedi quella struttura, Patrizia, che è torinese doc, ha gestito per venticinque anni un’attività di abbigliamento a Borgaro Torinese assieme alla mamma. “Mi piaceva, ma sono sempre stata una che soffriva a stare al chiuso” ci diceva la donna. 

A Lauriano, quella che Patrizia aveva aperto doveva essere una semplice pensione per cani. “Mai più - commentava Patrizia - sospettavo che un giorno avrei aperto un rifugio. Poi sono stati i Comuni stessi a chiedermi di cominciare un’attività di cattura e custodia degli animali”.

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