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Reportage

Storia di Patrizia, che salva i cani per amore (VIDEO)

Da nove anni, la sessantacinquenne torinese gestisce la Casa del Cane Vagabondo di Barbania

Patrizia Ceccarelli e i suoi cani

Patrizia Ceccarelli e i suoi cani

Dopo aver percorso una stretta stradina sterrata si arriva a una cancellata, che si apre su uno spiazzo circondato da una recinzione che lo separa da due giardini. Poi, una seconda cancellata. Dietro, una distesa verde, sterminata, su cui corrono e giocano decine di cani di tutte le taglie, razze, colori ed età. 

Con loro c’è Patrizia Ceccarelli, 65 anni. Attorno a lei si radunano una decina di animali che le saltano addosso per farsi accarezzare o che giocano tra di loro. Patrizia li accarezza, ma ogni tanto, quando vede che qualcuno tra loro si accapiglia o si disturba, li rimprovera come farebbe una maestra con due alunni un po’ indisciplinati: “Bambini - dice loro - per favore!”.

Siamo alla Casa del Cane Vagabondo, a Barbania. Patrizia, qui, tiene in piedi la struttura da nove anni, anche se il suo percorso di vita assieme agli animali comincia molto prima. “Avevo un rifugio a Lauriano Po, venticinque anni fa. Poi, nel 2013 ci siamo trasferiti qui”.

Una parte del giardino della Casa del Cane Vagabondo

Prima di mettere in piedi quella struttura, Patrizia, che è torinese doc, ha gestito per venticinque anni un’attività di abbigliamento a Borgaro Torinese assieme alla mamma. “Mi piaceva, ma sono sempre stata una che soffriva a stare al chiuso”. 

A Lauriano, quella che Patrizia aveva aperto doveva essere una semplice pensione per cani. “Mai più - commenta - sospettavo che un giorno avrei aperto un rifugio. Poi sono stati i Comuni stessi a chiedermi di cominciare un’attività di cattura e custodia degli animali”.

Una struttura privata come la sua, insomma, era chiamata dai Comuni a svolgere la funzione pubblica di catture e tutela degli animali che venivano ritrovati per le vie dei paesi. “Una volta servivo una trentina di Comuni - dice Patrizia - mentre oggi soltanto più due o tre”.

Alcuni dei cani della Casa giocano fra loro

Il servizio di cattura funziona così: “Se il cane trovato ha un’identificazione si cerca il proprietario, mentre se non ce l’ha diventa di proprietà del Comune”. A quel punto “si svolge tutta la procedura sanitaria: microchip, vaccini, sterilizzazione e si cerca una nuova casa per l’animale”.

Al momento, oltre a quest’attività, che per la Casa è diventata sempre più marginale, qui vengono portati quei cani i cui padroni vanno via per le ferie, o quegli animali “lungodegenti”, cioè che vengono portati dagli (ormai ex) proprietari in via definitiva.

I cani presenti al momento sono un centinaio. Entrando nell’immenso giardino della Casa, pare che tutti ti salutino saltandoti addosso. Se uno non ha paura di sporcarsi un po’, può fare per un quarto d’ora il pieno di affetto.

Le cuccette dei cani della Casa

Ma non ci sono solo i cani qui. Tutta una parte della struttura è dedicata ai cavalli, animali per cui Patrizia ha una passione infinita. In tutto sono una trentina. “Li ho sempre presi per varie ragioni, spesso erano animali destinati al macello” racconta Patrizia.

Con i cavalli cerca di fare un po’ di scuola di equitazione, “anche se qui si lavora di meno rispetto a quando ero a Lauriano, dove eravamo su una statale trafficata e quindi ben visibili”. Ad ogni modo, al di là del lavoro, resta la passione e l’amore per questi animali, a cui patrizia si dedica anima e corpo sette giorni su sette.

Una passione che viene da lontano: “Eh - ci confessa - va’ a sapere come è nata, io ho sempre avuto ‘sta malattia. Da piccola portavo tutto a casa e i miei portavano fuori. Portavo lucertole, maggiolini, gatti che facevo finta che fossero persi ma invece semplicemente li trovavo”.

Patrizia illustra le cuccette

Una passione che quindi non viene dalla famiglia, ma da un’inclinazione individuale, che viene da dentro. “Da ragazza - racconta Patrizia - a forza di stufare mio padre per farmi prendere il primo cavallo ho iniziato a fare delle gare e dei concorsi ippici, ma ovviamente - sorride lei - mai più sospettavo di fare una cosa del genere!”.

I cani sono arrivati dopo: “Nel ’90 mi regalarono il primo Husky, poi un secondo. I due poi hanno fatto i cuccioli a casa”. E così via. Questa passione, dice Patrizia “è una cosa che viene da dentro”.

Tornando ai giorni nostri, chiediamo a Patrizia da dove vengono i suoi cento cani e quali sono i problemi che si incontrano nella gestione di una struttura come questa

Qui stanno i cavalli, assieme allo spazio in cui sono liberi, subito accanto

“Ci sono molti cani, in questo momento storico, che arrivano dal sud Italia, dalla Spagna e dall’Est Europa - racconta Patrizia -. Sempre più persone li acquistano, e così noi come canili facciamo sempre meno affidi. Per di più, molte di quelle situazioni sono spesso poco chiare”. 

Ad ogni modo, Patrizia continua a provarci. Cerca famiglie, lancia appelli, trova modi alternativi per affidare questi animali che le persone le hanno affidato per sempre. “Devono essere ‘famiglie di sani principi’” dice lei. E non è così scontato trovarle.

“Nel corso del 2022 - dice - ho avuto a che fare con tantissime famiglie che si vogliono disfare del proprio cane. Adulto, giovane, vecchio che sia, non lo vogliono più. Anche qui, è una situazione grottesca, perché spesso e volentieri si tratta di persone che si stufano dell’animale. L’hanno preso magari durante il covid e poi si sono resi conto che va curato nel modo più adeguato”.

Patrizia e i suoi cani

Al momento, quindi, l’80% dei cani sono di proprietà di Patrizia, che cerca di affidarli a una famiglia nuova. “Le persone vengono qui, scelgono un cagnolino e poi in base al loro modo di vita io lo affido. Ad esempio, a una famiglia che abita in appartamento io non do un cane di grossa taglia”.

Patrizia cerca sempre modi nuovi non solo per sovvenzionare le attività del canile, che richiedono migliaia di euro al mese, ma anche per far conoscere i cuccioli e per trovare una famiglia a cui affidarli.

“Quest’anno, ad esempio - racconta - sono andate molto bene le adozioni a distanza come regalo di Natale, in modo che le persone vengono qui, portano in passeggiata il cane e se lo coccola. È un modo, per chi non può tenere un animale, di prendersene comunque cura”. 

Cavalli e Pony sono una trentina

La funzione che Patrizia svolge qui, col suo canile e coi suoi animali, continua in qualche modo a essere pubblica, anche se la struttura è privata e gli animali arrivano spesso da privati e sempre meno da catture di randagi fatte su appalto del comune.

La presa in carico, la cura e l’affidamento dei cani prevengono azioni terribili quali l’abbandono, a cui probabilmente qualcuno ricorrerebbe qualora non sapesse più che farsene del proprio animale. Qui, invece, i cani corrono in libertà a destra e a manca, in uno spazio verde sterminato.

Ognuno di loro, poi, ha una cuccetta che condivide assieme ad altri compagni. Ogni cuccetta non è mai chiusa: c’è sempre un’uscita che tutti gli animali possono utilizzare nel caso vogliano andare a fare due passi.

Com’è logico che sia, però, tutto questo costa: “Il prezzo del fieno - dice ad esempio Patrizia - quest’anno è salito a dismisura”. E con trenta cavalli gli aumenti si sentono. C’è quindi sempre bisogno di aiuto, e chi lo dà è sempre ben accolto. Come i volontari che, di tanto in tanto, vengono qui ad accudire qualche animale o a portare un po’ di cibo.

Pur tra mille difficoltà, la Casa del Cane Vagabondo va avanti. Anche perché negli anni è diventata sempre di più un punto di riferimento, una sorta di piccolo paradiso per cani che corrono e giocano tra loro. Un luogo sicuro dove gli animali sono accuditi con amore e in libertà. Sotto l’occhio vigile di “mamma” Patrizia.

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