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10 Dicembre 2023 - 22:53
Paolo Parato
Il 2 dicembre scorso si è spento a Cascinette d’Ivrea all’età di 85 anni, Paolo Parato, il primo presidente dei Popolari piemontesi. Eporediese, ha sempre partecipato attivamente alla vita del Pd di Ivrea sino a quando la salute, in particolare per problemi agli occhi, glielo ha permesso.
I funerali si sono svolti in Duomo a Ivrea martedì scorso. In tanti si sono stretti ai figli Paola, Emilio e Simone, alla sorella e ai fratelli.
Tra gli altri e più di altri il presidente del circolo Pd di Ivrea Maurizio Perinetti che ha letto un ricordo davvero emozionante
Eccolo.
La vita di Paolo Parato è stata caratterizzata da un costante e intenso impegno nella politica.
Rimasto orfano del papà Emilio a soli 11 anni ne ha raccolto l’eredità nell’impegno politico. Il papà Emilio infatti fu una delle figure più rappresentative della ricostruzione democratica a Ivrea, e anche a livello provinciale, dopo il fascismo. Fu un attivissimo segretario politico della DC eporediese e consigliere comunale di Ivrea. Il 14 agosto del 1949 all’età di 40 anni scendendo del Monte Bianco per la difficile via “Sentinella Rossa di destra” insieme ai compagni Francesco Lama, Emilio Riva e Gianni Orengia, il gruppo fu colto da una improvvisa intesa tormenta: morirono tutti e quattro.
Paolo sentì di dover raccogliere il testimone del papà. Forte dei valori importanti e impegnativi della dottrina sociale della Chiesa scelse l’impegno politico come una missione.
Interpretò il valore della politica come espressione e azione per mettere al centro delle proprie scelte politiche la persona umana, per garantire condizioni di libertà e giustizia per tutti. Era la traduzione in politica del grande messaggio etico dei filosofi del personalismo Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, il cui pensiero fu introdotto in Italia dall’illustre concittadino Adriano Olivetti.
Per questo suo spessore morale Paolo è stato un grande leader, mai un prevaricatore con l’intento di volersi imporre a tutti i costi, quanto piuttosto sempre animato dalla ricerca del confronto e poi spesso con la sua autorevolezza (non l’autorità) capace di determinare le decisioni.
Fu consigliere comunale di Ivrea dal 1965 al 1980 e nel quinquennio 1970-1975, con il Sindaco Mario Rey, fu assessore alla Pubblica Istruzione; consigliere cel Comprensorio di Ivrea dal 1975 al 1985.
Grande e intenso fu il suo impegno politico. Ancora neanche un mese fa insieme agli amici Morgando e Tarella andammo a trovarlo nella “sua” Andrate e lì ci spronò ad essere più attivi nelle iniziative riguardanti Ivrea e il Canavese.
Benigno Zaccagnini e Aldo Moro
Aderì alla Democrazia Cristiana di cui fu segretario politico a Ivrea a metà degli anni ’70. Fece parte della componente della sinistra sociale in quegli anni guidata da Carlo Donat-Cattin e in seguito fu un convinto sostenitore del rinnovamento del partito dello scudo crociato e del confronto aperto con l’allora Partito Comunista, in questo seguendo l’indirizzo e la guida di Aldo Moro, Benigno Zaccagnini e Guido Bodrato. Con lo scioglimento della Democrazia Cristiana, negli anni ’90 fu segretario provinciale del Partito Popolare.
Ma sicuramente il tratto distintivo del suo impegno era quello di credere e aiutare i giovani. Era sempre attento e interessato alla discussione con loro e soprattutto a cercare di valorizzarli e dargli spazio. E proprio per favorire i giovani lasciò il posto di consigliere comunale nel 1980 a soli 42 anni. In questo modo ha sempre promosso il rinnovamento ed educato un’intera generazione eporediese alla politica, sempre infondendo il principio che la politica è servizio. “Non fate mai della politica un lavoro” - diceva sempre ai giovani - mantenetevi con un vostro lavoro e l’impegno in politica deve essere esercitato con spirito di servizio, come un’attività di volontariato”. In questo modo attuando in pieno il principio affermato da Papa Paolo VI, un papa che lui amava molto, secondo il quale la politica con la P maiuscola esercitata con spirito di volontariato è la più alta forma di carità.
Era questo il suo modo di interpretare la politica e in questo modo ha cresciuto ed educato tanti giovani.
E’ questa la grande eredità che ci lascia e per questo lo vogliamo ringraziare e per sempre lo ricorderemo con grande affetto.
Un grande testimone di umanità, Paolo. Una umanità che farà parte del suo bagaglio di meriti quando presentandosi davanti al trono dell’Altissimo e gli verrà chiesto: “Ma tu come hai speso i talenti di cui ti ho dotato?”
Sono sicuro che Paolo saprà come e cosa rispondere.
Maurizio Perinetti
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