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Cuorgnè
23 Novembre 2023 - 23:41
Nessuno si sta presentando all'asta pubblica per assegnare la villa della 'ndrangheta
Ancora nessuna offerta per prendere in gestione la villa confiscata alla 'ndrangheta in via Salgari a Cuorgnè, in Canavese, acquisita due anni fa dal Comune.
Anche il terzo bando promosso dal Palazzo civico è andato deserto, dopo quello di fine 2022 e quello del febbraio scorso.
“E' arrivata una manifestazione d'interesse ma è priva dei requisiti minimi per essere considerata ammissibile”, conferma il sindaco Giovanna Cresto.
Giovanna Cresto sindaca di Cuorgnè
L'amministrazione proseguirà comunque nel progetto di trasformare l'edificio confiscato alla criminalità organizzata in un centro per diversamente abili in modo da restituirlo alla collettività.
Come, ad oggi non è dato saperlo.
Certo è che qui, in questo angolo di Canavese e in questa terra che ha visto più di un’operazione anti-criminalità organizzata, constatare che nessuno voglia assumersi l’onere del bene confiscato al boss è un qualcosa che fa riflettere.
Se fino a qualche tempo fa era solo un’ipotesi, oggi sembra diventare una certezza: a frenare i possibili interessati forse è la paura di mettersi contro la criminalità organizzata più che i problemi pratici, legati alla particolarità di queste assegnazioni, a costituire un ostacolo.
La villa del Boss di Cuorgnè
Trattandosi di strutture confiscate alle mafie (la ‘Ndrangheta nel caso di Cuorgnè) è evidente che le norme devono essere stringenti per evitare che siano le stesse organizzazioni criminali a rientrarne in possesso grazie a dei prestanome, cosa accaduto in vari luoghi.
Allo stesso modo è sacrosanto affidare queste strutture a soggetti che operino con finalità sociali e non di lucro.
L’altra faccia della medaglia sono le difficoltà che le realtà del cosiddetto Terzo Settore incontrano di fronte all’entità degli investimenti richiesti ed alla complessità della gestione.
I beni in questione, tutti situati in Via Salgari, sono due immobili del valore rispettivamente di 309.000 euro e di 290.000; un magazzino da 62.000 euro ed un’autorimessa che ne vale 38.000.
Erano stati due anni fa al centro di una polemica perché in un primo momento il Comune non ne aveva richiesto l’assegnazione, come la legge prevede che si possa fare: un’assegnazione gratuita ma con vincoli precisi di utilizzo.
In seguito l’amministrazione Cresto era tornata sui suoi passi ed aveva chiesto ed ottenuto la villa appartenuta al boss Giovanni Iaria stabilendone la destinazione a struttura per disabili, con attenzione particolare al problema del “Dopo di noi”.
Proponeva e propone la realizzazione di due appartamenti destinati a persone con disabilità medio-lieve o con disturbi psichiatrici oltre alla realizzazione di attività rivolte al territorio, in particolare alle fasce fragili “in un’ottica di inclusione e di prevenzione di altre forme di disagio, anche giovanili”.
I destinatari dell’Avviso Pubblico sono comunità, enti, associazioni rappresentative degli enti locali o di volontariato, cooperative sociali. Devono possedere una comprovata esperienza nell’ambito della disabilità medio-lieve, nella promozione dell’autonomia individuale e nella realizzazione di progetti rivolti all’inclusione sociale delle persone che vivono in condizioni di disabilità.
Sul punteggio incidono tra l’altro, il possesso di un’esperienza di oltre 3 anni in questo tipo di attività e l’aver operato per 5 anni sul territorio del CISS 38. Hanno un peso anche la dimensione organizzativa, un basso turn-over e la residenza in zona dei dipendenti che si dovranno occupare del progetto. La concessione varrà per 30 anni e potrebbe essere revocata – senza indennizzi di alcun genere – se il concessionario non dovesse ottemperare a qualcuna delle condizioni previste.
L’ente o l’associazione assegnataria dovrà ovviamente occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’immobile, pagare le utenze e le imposte e stipulare una polizza assicurativa sia per quanto riguarda il fabbricato sia per la Responsabilità Civile. Dovrà però anche farsi carico (dimostrando di averne la possibilità) di co-finanziare al 50% la necessaria ristrutturazione, per la quale il Comune ha richiesto un finanziamento di 100.000 euro.
Gli anni di abbandono hanno pesato sulle condizioni dell’edificio, che necessita anche di essere adattato al nuovo utilizzo: si tratta di effettuare interventi sulle parti murarie e sui serramenti e di adeguare gli impianti (elettrico, idrico-sanitario, di riscaldamento).
Tante parole, che restano su carta al vento, se nessuno si fa avanti per farsi davvero carico di questa struttura. Sempre più simbolo di un paese che fa fatica a liberarsi delle sue ombre.
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