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Ecco cosa sappiamo del nuovo Centro per migranti in Canavese

Il CPR potrebbe essere realizzato dentro al Parco della Vauda: Cirio non si tira indietro

Ecco cosa sappiamo del nuovo Centro per migranti in Canavese

Sul nuovo Centro di Permanenza per il Rimpatrio della Vauda sono in pochi ad aver capito qualcosa. I sindaci, completamente bypassati nella progettazione dei CPR, allargano le braccia. Qualche cittadino, nel dubbio, ha iniziato a raccogliere le firme per impedire l'arrivo dei migranti in attesa che aspettano essere rispediti nei Paesi di origine.

E intanto a Palazzo Lascaris la Giunta Cirio cerca di capire come affrontare la questione. Il presidente, benedetto da Giorgia Meloni nella rincorsa al secondo mandato, non vuole scontentare il capo del Governo nella scelta del CPR che affiancherà quello di corso Brunelleschi, attualmente in ristrutturazione.

Una settimana fa, Cirio alla Stampa aveva definito giusta la "scelta del governo di istituire nuovi centri temporanei per gli irregolari in attesa di rimpatrio nei loro Paesi è giusta per garantire condizioni di accoglienza dignitose ma, allo stesso tempo, la sicurezza dei nostri cittadini: non si può pensare di lasciar vagare liberamente migliaia di irregolari sul territorio nazionale, perché questo vorrebbe dire non tutelare le nostre comunità".

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio

Insomma, sì ai nuovi CPR, il Piemonte farà la sua parte. Alla Regione ne dovrebbe essere assegnato uno, ma non si capisce ancora dove. Nella lista (ancora provvisoria) dei progetti di fattibilità dei centri, diffusa da Domani in anteprima nei giorni scorsi, quello della Vauda non c'è: Meloni starebbe pensando di realizzarne uno a Torino

Idea che a Cirio non andrebbe mica giù, nonostante la volontà di mantenere buoni rapporti con Palazzo Chigi: "Non può essere all’interno delle città - riporta sempre la Stampa -, deve essere a scarsa densità abitativa, facilmente presidiabile dalle forze armate e tale da garantire la dignità dei migranti e la sicurezza dei cittadini residenti".

La Vauda avrebbe tutte queste caratteristiche. E va bene che la progettazione dei nuovi Centri è tutta in mano all'esecutivo, ma quando si capirà dove e se verrà realizzata la nuova struttura potremo star sicuri che a metterci lo zampino sarà stata anche la Regione. Per questo occorre essere cauti.

Il consigliere dem Alberto Avetta

Il Partito Democratico intanto ha preparato un'interrogazione da portare in Consiglio Regionale. "Il fatto che di questa vicenda non se ne sappia più nulla da giorni non è un bel segnale - commenta il consigliere dem Alberto Avetta - Su una questione così impattante la Regione non dice nulla? Eppure il problema c'è: gli sbarchi non sono diminuiti".

Per Avetta bisogna ritornare a quando "il Piemonte si era distinto per la capacità di fare accoglienza diffusa. All'epoca avevo seguito questo processo assieme al prefetto Renato Saccone. Quel modello fu abbandonato quando Salvini diventò ministro, eppure aveva dato grandi risultati, con casi di buone pratiche per tutto il Piemonte".

Al tempo stesso, di fronte a questo modello ne viene riproposto un altro, "che aveva funzionato malissimo. Tutti si ricordano che cosa avevano prodotto le grandi concentrazioni di migranti in un unico luogo... al di là della scelta del posto che verrà fatta, è sicuro che concentrare due o tremila persone segregate per diciotto mesi suscita molte perplessità".

E infatti sono stati in tanti, nel corso degli anni, a denunciare le gravissime violazioni dei diritti fondamentali subite dai migranti nel corso della detenzione nei Centri. Tant'è che il collettivo ciriacese provincia.lotta, affermatosi l'anno scorso per aver organizzato il primo pride nella Città dei D'Oria, ha diffuso un comunicato in cui chiama a raccolta i militati il prossimo 2 novembre per parlare proprio di questo aspetto della questione.

"Si tratta di luoghi di detenzione amministrativa - scrive il collettivo riferendosi ai CPR -, in cui finiscono le persone che risiedono illegalmente sul territorio italiano e che non sono in possesso di un passaporto europeo. Nei fatti, si parla di vere e proprie prigioni, in cui le persone, senza aver commesso alcun tipo di reato nella maggior parte dei casi, vengono torturate, minacciate, aggredite verbalmente e fisicamente e vengono private della libertà di uscire e di comunicare con l'esterno in attesa di essere deportate nei Paesi da cui scappano o nei lager libici".

Comunque, sta fatto che Cirio ha detto di sì, o che comunque non si opporrà troppo alle decisioni del Governo. Zero, o pochissime, obiezioni, e nessuna che riguardi il merito del provvedimento.

Un paradiso per Meloni, che invece ha già dovuto ripararsi dal fuoco amico del Governatore del Veneto Luca Zaia. Da Venezia era arrivata una critica netta allo stesso "modello CPR", ritenuto inefficace. All'ombra della Mole, invece, Meloni può stare serena: nessuno la disturberà.

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