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Un Cpr per 2000 profughi nella Vauda? "Noi sindaci siamo gli ultimi a sapere..."

Papurello indignato: “Noi che ci mettiamo la faccia siamo gli ultimi a sapere le cose”

Un Cpr per 2000 profughi nella Valuda? "Noi sindaci siamo gli ultimi a sapere..."

Profughi

Nel cuore della Riserva della Vauda il nuovo Cpr del Piemonte?

La notizia sta girando da giorni tra conferme e smentire.

La struttura dovrebbe essere realizzata all’interno del perimetro che un tempo ospitava il poligono militare di Lombardore.

Ma si è affacciata anche l’ipotesi per le aree

Nel cuore della Riserva della Vauda il nuovo Cpr del Piemonte?

La notizia sta girando da giorni tra conferme e smentire.

La struttura dovrebbe essere realizzata all’interno del perimetro che un tempo ospitava il poligono militare di Lombardore.

Ma si è affacciata anche l’ipotesi per le aree “Batteria Cordero” a San Francecso al Campo. Quest’ultima soluzione sembrerebbe già scartata. Secondo i bene informati, infatti, a seguito di un sopralluogo della CRI e del Genio militare, sarebbe stata decretata l’insussistenza dei requisiti minimi.

Resta aperta l’ipotesi relativa all’ex Poligono.

Quella che si intende realizzare è una struttura capiente al punto da poter ospitare fino a duemila migranti e salirà da 6 a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento. Sarebbe stata scelta la Vauda, perché abbastanza lontana dai centri abitati, così come prevede il nuovo decreto Sud.

Il vecchio Cpr di corso Brunelleschi a Torino, chiuso nella primavera scorsa, è in fase di ristrutturazione, ma sembra completamente inadeguato ai nuovi protocolli stabiliti dal governo di Giorgia Meloni.

La rete di questo tipo di accoglienza sarà potenziata dal Genio militare che realizzerà nuove strutture in località su tutto il territorio nazionale. Saranno zone, dice la presidente del Consiglio «a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili che non creeranno disagio alla popolazione. Eppure nelle ultime 24 ore si sono moltiplicate le reazioni preoccupate degli amministratori locali, sindaci e presidenti di regione, che non vorrebbero “problemi” sui loro territori.

E di certo sono in allarme i sindaci di Lombardore, San Francesco al Campo, Cirié, San Carlo, Front, Nole, Mathi, Rivarossa e Volpiano, San Benigno e Bosconero.

Ugo Papurello, da sempre uno dei sindaci più attivi e combattivi dei comuni che insistono sulla Vauda, è un fiume in piena: “E’ una vergogna che lo Stato non attivi chi ci mette la faccia sul territorio. Parlo di noi sindaci, tenuti al margine di decisioni di questa portata che coinvolgono i territori che amministriamo e le persone che ci abitano. Il problema è che manca una linea di trasmissione tra chi al Ministero gira carte e chi sta sotto, all’ultimo gradino della piramide e che tutti i giorni ci mette la faccia. Si chiami Lo Russo, Sala o Papurello”.

IL SINDACO UGO PAPURELLO

Il primo cittadino di San Carlo dice di non sapere nulla di ufficiale riguardo questo progetto, ma di essere rimasto senza parole.

Ma davvero pensano di portare qui 2mila persone e che questi dopo aver attraversato ogni inferno, restino lì dentro per 18 mesi? E’ un fatto: in Italia neppure voglio starci. Quando li incontri, la prima cosa che ti chiedono è dove si trova il treno per Bardonecchia”.

Per Papurello, insomma, si tratterebbe di un’assurdità: Le cose paracadutate dall’alto non servono. Mostrare i muscoli non serve. Le situazioni non gestite vanno contro i cittadini. Le migrazioni vanno gestite”.

Guardando al passato poi ricorda: “Quando si trattò di accogliere l’ondata migratoria dei profughi dalla Siria e dall’Afghanistan, il prefetto incontrò i Sindaci e i Consorzi per i Servizi Sociali. Tutti insieme stabilimmo la quota di persone che ogni territorio poteva assorbire, offrendo servizi e progetti. Funzionò benissimo. Qui sul territorio dell’Unione dei Comuni ne arrivarono 60. Nessuno se n’è neppure accorto. E al termine dei progetti attivati ne sono rimasti 4”.

Papurello allarga le braccia: “E’ davvero incredibile questa leggerezza muscolare”.

Quest’ultima soluzione sembrerebbe già scartata. Secondo i bene informati, infatti, a seguito di un sopralluogo della CRI e del Genio militare, sarebbe stata decretata l’insussistenza dei requisiti minimi.

Resta aperta l’ipotesi relativa all’ex Poligono.

Quella che si intende realizzare è una struttura capiente al punto da poter ospitare fino a duemila migranti e salirà da 6 a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento. Sarebbe stata scelta la Vauda, perché abbastanza lontana dai centri abitati, così come prevede il nuovo decreto Sud.

Il vecchio Cpr di corso Brunelleschi a Torino, chiuso nella primavera scorsa, è in fase di ristrutturazione, ma sembra completamente inadeguato ai nuovi protocolli stabiliti dal governo di Giorgia Meloni.

La rete di questo tipo di accoglienza sarà potenziata dal Genio militare che realizzerà nuove strutture in località su tutto il territorio nazionale. Saranno zone, dice la presidente del Consiglio «a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili che non creeranno disagio alla popolazione. Eppure nelle ultime 24 ore si sono moltiplicate le reazioni preoccupate degli amministratori locali, sindaci e presidenti di regione, che non vorrebbero “problemi” sui loro territori.

E di certo sono in allarme i sindaci di Lombardore, San Francesco al Campo, Cirié, San Carlo, Front, Nole, Mathi, Rivarossa e Volpiano, San Benigno e Bosconero.

Ugo Papurello, da sempre uno dei sindaci più attivi e combattivi dei comuni che insistono sulla Vauda, è un fiume in piena: “E’ una vergogna che lo Stato non attivi chi ci mette la faccia sul territorio. Parlo di noi sindaci, tenuti al margine di decisioni di questa portata che coinvolgono i territori che amministriamo e le persone che ci abitano. Il problema è che manca una linea di trasmissione tra chi al Ministero gira carte e chi sta sotto, all’ultimo gradino della piramide e che tutti i giorni ci mette la faccia. Si chiami Lo Russo, Sala o Papurello”.

Il primo cittadino di San Carlo dice di non sapere nulla di ufficiale riguardo questo progetto, ma di essere rimasto senza parole.

“Ma davvero pensano di portare qui 2mila persone e che questi dopo aver attraversato ogni inferno, restino lì dentro per 18 mesi? E’ un fatto: in Italia neppure voglio starci. Quando li incontri, la prima cosa che ti chiedono è dove si trova il treno per Bardonecchia”.

Per Papurello, insomma, si tratterebbe di un’assurdità: “Le cose paracadutate dall’alto non servono. Mostrare i muscoli non serve. Le situazioni non gestite vanno contro i cittadini. Le migrazioni vanno gestite”.

Guardando al passato poi ricorda: “Quando si trattò di accogliere l’ondata migratoria dei profughi dalla Siria e dall’Afghanistan, il prefetto incontrò i Sindaci e i Consorzi per i Servizi Sociali. Tutti insieme stabilimmo la quota di persone che ogni territorio poteva assorbire, offrendo servizi e progetti. Funzionò benissimo. Qui sul territorio dell’Unione dei Comuni ne arrivarono 60. Nessuno se n’è neppure accorto. E al termine dei progetti attivati ne sono rimasti 4”.

Papurello allarga le braccia: “E’ davvero incredibile questa leggerezza muscolare”.

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