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Per chi suona la campana

Ecco chi sarà il prossimo Vescovo di Ivrea

Circa l’abolizione del celibato, Francesco ha detto che «se lo riterrà opportuno» lo deciderà il suo successore.

Chiericone

Chiericone

Un importante prete della diocesi di Ivrea va dicendo da tempo di sapere da almeno un anno chi sarà il prossimo vescovo di Ivrea, facendo così intendere di avere aderenze altissime fin nel bunker di S. Marta dentro quella Corea del Nord che con questo papa è diventata la Santa Sede.

Millanterie oppure effettivamente c’è qualche verità?

Alcuni suoi confratelli temono che il prossimo vescovo sia proprio lui, il quale,  – nella sua umiltà – si vanta da sempre di avere le ricette giuste per  affrontare con capacità manageriale e vasta apertura pastorale  i problemi della diocesi. La cosa è venuta alle orecchie di diversi preti i quali, di fronte ad una simile malaugurata prospettiva, hanno improvvisamente superato la divisioni tra progressisti e conservatori e, uniti come un suol uomo -  hanno fatto sapere a chi di dovere che avrebbero già pronte le richieste di escardinazione.   

Nelle parrocchie è l’ora delle «chiericone» che sono quelle brave signore - solitamente pensionate – che con indosso camicione e crocifisso affollano i presbiteri volteggiando attorno agli altari.

Non è però questione di genere perché lo stesso discorso vale anche per gli uomini che però di solito sono più compunti ma non perché più istruiti o ben formati – anzi spesso lo sono meno – ma solo perché se la tirano di più credendosi un gradino al di sotto del prete.

Il Vescovo di Ivrea Edoardo Cerrato

Ma chi sono costoro e perché ormai fanno parte permanente del panorama ecclesiale? 

Poiché il ministero ordinato – vescovi, presbiteri e diaconi – non esaurirebbe la ministerialità propria dell’Ordine sarebbero stati inventati  anche i ministeri battesimali che per il bene comune possono essere istituiti.

Così per gli accoliti, i lettori, gli animatori e coordinatori della comunità, oppure  i famosi ministri straordinari della comunione che ormai, contro le norme, durante la Messa, distribuiscono l’Eucarestia  anche in presenza di  preti che se ne stanno spesso comodamente seduti.

Insomma in una Chiesa che avrà sempre meno preti, diventano tutti ministri, tutti protagonisti, tutti messi a «fare» qualcosa. Il sacerdozio ministeriale si diluisce e si stempera in un clericalismo che si vuole, a parole, combattere.

Proprio l’opposto di quello che voleva il Concilio Vaticano II che affermava come  il campo dei laici non fosse la sacrestia o la riforma della Chiesa,  ma la santificazione delle realtà temporali: la famiglia, il lavoro, la politica ecc....

Se siamo ad una «Chiesa tutta ministeriale» vuol proprio dire che sessant’anni di insistenza sulla vocazione battesimale non hanno portato alcun risultato. Perché al di là del ministero ordinato - istituito  da Cristo -  non servono altri «ministeri», basta il Battesimo.

Poco prima della chiusura  del sinodo e delle sue conclusioni, che tratteremo nel prossimo post, il papa ha chiuso le porte al sacerdozio femminile ribadendo che «l’ordine sacro è riservato agli uomini».

Circa l’abolizione del celibato, Francesco ha detto che «se lo riterrà opportuno» lo deciderà il suo successore. Stop and go…

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