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Per chi suona la campana
15 Ottobre 2023 - 09:50
Parafrasando Gabriele D’Annunzio si potrebbe dire «Ottobre andiamo è ora di partire…». Nei giorni scorsi vi sono stati gli ingressi di nuovi parroci che accorpano, come è ormai di necessità, varie parrocchie in una. A Strambino è arrivato da Torrazza don Maurizio Morella, ad accompagnarlo, oltre al vescovo Edoardo Cerrato, erano altri confratelli tra cui il vicario generale Gianmario Cuffia e «l’eminenza grigia» della diocesi, l’influente arciprete di S. Giorgio, don Luca Meinardi. E’ stata notata l’assenza del prevosto di Chivasso, don Davide Smiderle, che pure è di origini strambinesi; lo sostituiva il suo sodale e stretto collaboratore, il prevosto di Verolengo e Borgo Revel, don Valerio d’Amico.
Don Morella, oltrechè priore commendatore di Strambino sarà anche parroco di Carrone, Cerone e Crotte. Quattro parrocchie accorpate in una.
Ha fatto il suo ingresso al Sacro Cuore di Ivrea, anch’egli accompagnato dal vescovo, l’ex astro nascente della diocesi e pupillo – a fasi alterne - di don Smiderle e di don Meinardi, don Davide Rossetto, ricordato per essere stato il successore di don Roberto Farinella (diventato vescovo di Biella) come rettore del seminario e averlo chiuso. Adesso è il responsabile della pastorale giovanile.
Don Rossetto, oltre al Sacro Cuore, rimane parroco di S. Giovanni Canavese, San Martino Canavese e Perosa Canavese. Quattro parrocchie accorpate in una.
Nell’arcidiocesi di Torino, a San Mauro, hanno fatto il loro ingresso, accompagnati dal vescovo ausiliare, monsignor Alessandro Giraudo, i due nuovi parroci, don Stefano Votta e don Luca Ramello.
Quest’ultimo era il brillante responsabile della pastorale giovanile dove si è distinto per molteplici iniziative e per aver accompagnato molti giovani sui cammini della fede, essendo nel contempo collaboratore nella parrocchia della Madonna della Pace in Barriera di Milano, che ha risollevato dalla morsa del degrado pastorale e sociale.
Per questo la sua nomina a San Mauro è apparsa a molti inspiegabile, per nulla un premio, ma una punizione.
I due nuovi sacerdoti saranno parroci di S. Maria Pulcherada, S. Benedetto Abate, Sant’Anna e Sacro Cuore. Anche qui quattro parrocchie accorpate in una.
Come si vede, continua inarrestabile il declino della presenza ecclesiale sul territorio. Dobbiamo però ammettere che, se non mancano sacerdoti problematici – psicologicamente, umanamente, affettivamente, spiritualmente etc- nemmeno sono assenti preti che si spendono generosamente per le comunità in cui vivono ed operano.
Ancora si incontrano preti equilibrati nella gestione di loro stessi, alieni dalle dipendenze, misurati, disponibili nelle relazioni, alimentati dalla preghiera.
Il punto è che sono sempre più oberati, amministrare una comunità composta da numerose parrocchie, aumentandole via via , senza modificarle giuridicamente, diventa un atto quasi disumano che non è certo nelle intenzioni dei vescovi compiere ma che diventa per loro un passo obbligato.
I poveri preti potevano un tempo non lontano avere almeno dal papa, se non ammirazione, almeno comprensione e stima.
Invece con l’attuale pontefice anche questa consolazione è loro preclusa.
Fin dagli inizi il sacerdozio ministeriale è diventato il suo bersaglio, specialmente i giovani preti sono accusati – generalizzando – di essere «rigidi», cioè troppo fedeli alla dottrina, «acidi», «insoddisfatti», «giudicanti», «spigolosi», «lamentosi», «clericali», «carrieristi» e si potrebbe continuare… Non c’è ancora stato un suo discorso in cui abbia detto : « E’ bello essere prete…».
Bergoglio appartiene a quella generazione che nel post concilio mise in discussione i fondamenti del sacerdozio cattolico, moltissimi di essi lasciarono, altri non ne ebbero il coraggio e si dedicarono alla sua destrutturazione, alcuni sono ancora fra noi e li conosciamo bene, sempre pronti a criticare i giovani preti e senza nessuna autocritica per i disastri da loro compiuti.
Poi arrivarono un certo Woityla e poi un certo Ratzinger… Adesso siamo tornati ai «formidabili» Anni Sessanta.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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