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Sanità
11 Settembre 2023 - 09:53
Dal 2019 ad oggi un centinaio di sindaci malcontati stan litigando su dove costruire un nuovo ospedale dell’Asl To4. Io lo voglio qua, io lo voglia là, e tutti, stringi stringi lo vogliono il più vicino possibile a casa propria, con ampi spazi tutt’intorno per poter parcheggiare la macchina.
Delle due l’una: o ci stan prendendo per i fondelli o non conoscono affatto come “butta” nella sanità piemontese e un po’ in tutt’Italia.
Ve lo diciamo noi. Da ormai parecchi anni - e grazie al Covid c’è stata un’accelerata - per il cittadino non esiste più un ospedale di riferimento, neanche per un’urgenza al pronto soccorso.
Di questo “via vai” di cui si parla, salvo con le influenze ai pronto soccorso, a Ivrea, così come a Chivasso o a Ciriè, è da più di un decennio che non c’è traccia.
Nella realtà i cittadini scelgono i medici che vogliono e per gli esami di laboratorio, o le visite mediche, si rivolgono sempre più spesso ai “privati” convenzionati, cresciuti a vista d’occhio e con budget più che triplicati nell’ultimo decennio.
Si pensa al privato (Larc, Malpighi, Clinica Eporediese, Cdc, Promea, Cellini...), guarda un po’, anche per un semplice esame del sangue.
Cos’è rimasto negli ospedali? Poca roba. Le sale operatorie e i posti letto che per inciso a Chivasso, dov’è entrato in funzione di recente un nuovo edificio, sono addirittura diminuiti.
S’aggiunge - e la facciamo breve - che da quando sono state unificate le vecchie Ussl, con l’animo di fare economia, ai tre presidi ospedalieri sono state suddivise, più o meno in parti uguali, le “patologie” di cui si occupano e, tanto per intenderci, la dermatologia si trova solo a Ivrea, la diabetologia solo a Chivasso e la pneumologia solo a Ciriè.
Questo per dire che parlare di ospedale di riferimento, o di autosufficienza sanitaria per un territorio così piccolo come l’eporediese, fa ridere i polli e fa a pugni con l’amara realtà di cittadini “malati” che viaggiano da un capo all’altro dell’Asl To4, a volte si fanno dei bei giri a Torino e qualche volte anche fuori provincia.
Il fantomatico Cup
Ah già giusto. C’è poi il problema del Cup, il centro per le prenotazione che è nel più completo caos.
Nei giorni scorsi Daniele Valle del Pd ci è tornato sopra.
“Se si desidera prenotare una visita o un esame con il servizio sanitario regionale bisogna rassegnarsi a sentirsi rispondere che non c’è posto - commenta - Abbiamo fatto una rilevazione e chi ha una prescrizione non urgente non trova disponibilità...”.
Colonscopia: c’è un solo posto a Rivoli il 12 settembre e nessun altro posto prenotabile in tutto il Piemonte. Una Rm alla colonna: un solo posto a Chivasso il 19 ottobre e nessun altro posto in tutto il Piemonte. Visita oculistica: bisogna aspettare il 3 settembre del 2024 al Mauriziano. Visita dermatologica: a Collegno il 13 marzo dell’anno prossimo. Gastroscopia (EGDS): un posto al San Luigi il 19 giugno del 2024. Una ecografia muscolotendinea? Il 28 febbraio 2014 a Cuneo, oppure il 17 maggio del 2024 a Ivrea, ma su Torino non cercate, perché non c’è posto. Ecocolordoppler? In questo caso basta aspettare il 15 marzo e andare ad Alessandria, altrimenti alle Molinette c’è posto il 24 maggio e a Ivrea il 9 luglio.
«In attesa di capire che fine abbiano fatto i risultati “straordinari” di Cirio (il governatore regionale, ndr) e Icardi (l’assessore regionle, ndr) - stigmatizza - sul fronte tempi di attesa, registriamo, ancora una volta, che l’ordinarietà per i cittadini che contattano il Cup unico regionale è di sentirsi dire che non ci sono disponibilità. Il che vuol dire due cose: o inizi una stancante maratona telefonica con la speranza di trovare un posto nelle agende delle singole aziende sanitarie, oppure ti rivolgi al privato...”.
Perchè capita tutto questo?
Beh un po’ perchè non ci sono dottori e un po’ perchè alcuni di quei pochi che ci sono fanno i furbi, entrano al mattino presto in reparto e alle 14 sono già nella clinica privata a staccare ricevute da 150 o 200 euro. Basta farsi un giro negli ospedali per notare il “deserto” di camici bianchi che c’è nel pomeriggio.
L’indagine
Tutti lo sapevano e adesso lo sanno pure quei magistrati che indagano sul “caos” ben organizzato per farsi “gli affari propri”. Sotto accusa 26 tra medici e infermieri ma i numeri sono destinati a salire.
Han scoperto (toh! guarda...) che c’era chi favoriva amici e parenti, chi eseguiva esami specialistici privatamente nonostante ci fosse indisponibilità nell’intera Asl in cui operava. Pazienti privati che all’improvviso riuscivano a saltare in cima alle liste eludendo le classi di priorità. Chi forniva prestazioni private nonostante avesse contratti di esclusiva con il pubblico e altre brutte storie simili ...
I Nas, per il momento, hanno analizzato, in tutta Italia e pure a Torino e provincia, 3.884 agende di 1.364 strutture, tra ospedali, ambulatori e cliniche, sia pubbliche che private in convenzione con il sistema sanitario nazionale.
I reati contestati sono “di falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato e interruzione di pubblico servizio”.
Tra gli altri un medico che eseguiva esami di gastroenterologia e colonscopia in intramoenia extra-muraria nonostante ci fosse indisponibilità nell’intera Asl di appartenenza.
Tra i casi segnalati anche quello di un radiologo che svolgeva attività privata in un altro ospedale, pur trovandosi in malattia.
Le indagini dei Nas hanno consentito di rilevare 1.118 situazioni di affanno nella gestione delle liste di attesa e il superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale. In 195 casi, è stata riscontrata la sospensione o la chiusura delle agende di prenotazione, in parte condotte con procedure non consentite oppure determinate dalla carenza o assenza di operatori senza prevederne la sostituzione. Un ulteriore aspetto emerso dai controlli è la mancata adesione di cliniche e ambulatori privati, già convenzionati, nel sistema di prenotazione unico delle aziende sanitarie, allungando così le già estenuanti liste d’attesa regionali.
La conseguenza, come rileva l’Istat, è una riduzione delle persone che ha effettuato visite specialistiche (dal 42% nel 2019 al 39% nel 2022) o esami (dal 35,7% al 32%) mentre aumenta chi ha pagato a sue spese.
Ecco! Appunto!
E di fronte a tutto questo ci sono ancora sindaci che litigano animosamente per un ospedale che quand’anche lo facessero ci vorrebbero decenni, peraltro non occupandosi dei veri problemi...
Ma poi - e qui la chiudiamo - perchè mai la Regione, non dovrebbe dare la priorità agli ospedali di Torino che cadono a pezzi più di quanto non caschi quello di Ivrea?
Perchè mai dovrebbero impegnarsi, pancia a terra alla ricerca di 180 milioni di euro (questo costerebbe) senza prima aver costruito, per esempio, la fantomatica Nuova Città della salute a Torino.
Qualcuno ce lo spieghi se ne è capace?
Che le intenzioni di costruire un nuovo ospedale a Ivrea siano perlomeno poco serie lo capirebbe chiunque considerando che mai nessuno si è ancora preoccupato di dirci quanto costano i due terreni all’area ex Montefibre e all’ex Ribes.
Un po’ come costruire una casa senza prima aver stretto la mano al proprietario del terreno davanti a un notaio. Insomma siamo alle “comiche”, si spera non finali.
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