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Punto Rosso

Morti sul lavoro. Una strage senza fine.

E fa molta rabbia ascoltare chi oggi parla della “necessità di misure straordinarie per la sicurezza”...

Morti sul lavoro. Una strage senza fine.

Strage sui binari

Dopo quella della Thyssen Krupp, costata la vita a sette operai, quella di Brandizzo è la più grave strage sul lavoro nella nostra regione, nel nostro paese. Sono cinque gli operai morti mentre lavoravano alla manutenzione dei binari ferroviari, investiti da un treno, ignaro della loro presenza sulla linea, il macchinista.

Quei cinque operai, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa, Kevin Laganà (vanno ricordati i nomi, perché non sono numeri) avevano dai 22 anni ai 52 anni, sono usciti per andare a lavoro e non torneranno più a casa.
Sono stati uccisi mentre lavoravano, uccisi sì molto probabilmente da un errore umano, ma anche dall’ignavia e cupidigia di un mondo del lavoro sempre più frammentato e precario, che vive di appalti e subappalti, dove il coordinamento fra tutte le società coinvolte ha delle falle che possono diventare bombe, dove vengono lasciate all’umano agire procedure che dovrebbero essere invece regolate da sistemi automatici in grado di rendere impossibile la presenza di uomini e treni sullo stesso binario (la tecnologia esiste). E la catena di controllo della sicurezza deve essere doppia, tripla, per scongiurare l’errore umano che è sempre dietro l’angolo.

Sono stati uccisi mentre lavoravano, uccisi sì molto probabilmente da un errore umano, ma anche dall’ignavia e cupidigia di un mondo del lavoro sempre più frammentato e precario.

Una strage senza fine. Nel 2022 sono stati più di 1000 i morti sul lavoro, quasi tre al giorno. In Piemonte nel 2022 sono stati 54 mila gli “incidenti”, di cui 97 mortali, quasi due a settimana. Nei primi cinque mesi del 2023 in Piemonte i morti sono stati 21, molti altri si sono aggiunti da maggio ad oggi, fino a queste ultime inaccettabili cinque vite spezzate.

Si muore alla spicciolata, è solo un rumore di fondo, nessuno né da destra né dalla parte cosiddetta progressista ha fatto nulla per interrompere questa strage. Anzi, la frammentazione dei contratti, gli appalti a cascata, le privatizzazioni, i tagli agli ispettori del lavoro, la mancanza di cultura della sicurezza, hanno creato le condizioni perché la strage non si fermi.
Ora queste cinque morti nello stesso attimo produrranno un contraccolpo, come accadde con i morti della Thyssen Krupp, ma poi passano i giorni, gli anni, passa l’emozione del momento e tutto fluisce come il dio profitto vuole.

E fa molta rabbia, è insopportabile, ascoltare chi oggi parla della “necessità di misure straordinarie per la sicurezza”, grida che “la sicurezza sul lavoro deve essere una priorità”, senza che alcuno abbia mai seriamente lavorato perché non si debba morire di lavoro. Questo dovrebbe essere invece il momento del silenzio colpevole. E solo quando si sarà invertita la tendenza di morte, solo allora si potrà parlare. Fino ad allora muti e che lutto nazionale sia per queste ultime cinque vittime, lutto nazionale per 365 giorni, perché ogni giorno si muore sul lavoro.

Invito a firmare per la legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro (www.leggeomicidiosullavoro.it).

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