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Voci dal carcere
29 Agosto 2023 - 15:22
In questo mese c’è ancora un po’ di tempo per leggere e scorrendo le rassegne stampa sul carcere mi imbatto su un pezzo di Franco Corleone (Attuale garante del comune di Udine, con alle spalle un lungo impegno politico e amministratore legato all’impegno nella riforma carceraria del passato).
Si intitola “Sul carcere sono troppe ormai le parole inutili” e invita a riflettere non solo sull’inchiostro versato in questo mese ma sulla vera situazione e ricorda che ormai sul carcere sappiamo tutto.
Dopo la stagione delle riforme degli ultimi anni ‘90, peraltro mai attuate completamente ma che servirono a riaprire il dibattito e la speranza: di allora le leggi sul lavoro, sull’abolizione degli OPG (i famigerati ospedali Psichiatrici Giudiziari), realizzata nel 2017 con il commissariamento. Del carcere si sa tutto già, anzi si sapeva già tutto quando su iniziativa di Calamandrei i vari padri costituzionali avevano raccolto le loro esperienze e le loro riflessioni nel numero della rivista “Il Ponte”.
Oggi il dibattito non è più sul carcere “extrema ratio” oggi il carcere vive la condizione della discarica sociale.
800 persone al 41 bis e 12.000 in alta sicurezza.
Si deve capire perché ci tocca descrivere i detenuti come tossici o malati di mente?
Forse bisogna ripartire dalla analisi della composizione sociale e, se si pensa alla guerra alla povertà, riconoscere la disfatta avvenuta ormai da tempo!
“Il carcere è sostituto autoritario delle politiche di welfare, è campo di concentramento per i poveri, a dispetto delle retoriche sulle “culture della legalità” che hanno imperato negli ultimi decenni, sottraendo capacità di analisi e di proposta.
Corleone indica anche qualche percorso possibile. Ad esempio riprendere e attuare il regolamento carcerario del 2000 e realizzare almeno alcune cose: servizi igienico sanitari, mense e refettori, spacci per la vendita dei prodotti essenziali per abbattere il sistema dell’affidamento a imprese del malaffare il vitto e sopravvitto, locali per i previsti colloqui lunghi in attesa dell’affermazione del diritto alla affettività e sessualità.
Occorre ancora dire che il sovraffollamento è la conseguenza della trasformazione del carcere in discarica sociale é sostituto forzato del welfare.
Occorre coinvolgere la società nella ridefinizione di questa struttura con un grande dibattito pubblico, ma oggi ci ritroviamo a difendere l’articolo 27 della costituzione. (ve lo scrivo qui per far prima: la responsabilita’ penale e’ personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato).
Sperando non restino solo parole di agosto.
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