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Incendio in via Torino, dopo le fiamme la rabbia

I commercianti chiedono videosorveglianza, ma in paese ci sono già 30 telecamere

Simona Marchetti

Simona Marchetti è titolare del negozio di via Torino 210

Ad una settimana dal terribile incendio al negozio di via Torino 210, è il momento delle riflessioni, della rabbia: "Siamo in un'altra parte emozionale" racconta la titolare, Simona Marchetti.

Martedì 1 agosto il salone era già  pronto per ripartire: "Un po' spoglio, un po' povero, un po' annerito dal fumo, ma c'eravamo già - racconta la titolare che aggiunge - come in tutti i drammi, si brucia e poi si rinasce"

Ma il problema è un altro: "Potevamo non esserci più - racconta con lucida freddezza - né io, né la signora di sopra, né quella accanto. E' vero che è stato gettato un combustibile lento, ma bastava un flacone di lacca e saltava tutto in aria".

La parte più cruda di questa realtà: "In questi giorni ho avuto più clienti, in molte si preparavano per la partenza, per le vacanze. E non posso non pensare a come sia stata messa a rischio anche questa parte di popolazione che viene da me. Ed è stata toccata nell'intimo anche la parte emotiva. La cliente che viene qui si rilassa, si svuota, a volte evade per un paio d'ore. Qui, ora, ritrova quell'ambiente, ma non è più così bellissimo come lo avevamo fatto e immaginato per loro. C'è ancora odore di bruciato".

Una vicenda che fa riflettere: "Oggi è toccato a me. Domani a chi? E potremo ancora raccontarlo?"

"Voglio che non succeda più. Dobbiamo iniziare a martellare a tappeto per chiedere ed ottenere più sicurezza e più controlli".

Tra le persone più vicine, in questo momento, Marianna Fiume, presidente dell'associazione commercianti: "Marianna appena ho riaperto è venuta in negozio da me e mi ha fatto un dono prezioso. Un profumo per ambiente che ho subito dato nel salone. Immediatamente è cambiato tutto, dando nuovamente quel senso di accoglienza che tanto ricerco per le mie clienti".

L'incendio appiccato nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 luglio ha aperto la questione sicurezza in paese, sempre più sentita dopo l'ondata di atti vandalici che ha travolto Brandizzo nei mesi scorsi.

Il vicesindaco Alessandro Barbera, intervenendo nel dibattito ha dichiarato: "Al giorno d'oggi servirebbe una telecamera ad ogni incrocio, ad ogni via, ad ogni sottopasso, davanti ad ogni negozio (ma lo sai benissimo anche tu che non è possibile avere telecamere ovunque). Sono dispiaciuto per quanto successo ma soprattutto non comprendo come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto. Pensavo che prendere a testate i cartelli stradali, rigare macchine, spaccare cestini, sporcare ovunque fosse il meglio che si potesse ottenere da alcuni elementi, invece non c'è limite al peggio".

IL VICESINDACO ALESSANDRO BARBERA

Il fatto è che la videosorveglianza in paese esiste, ma non sembra davvero mai sufficiente per arginare la dilagante criminalità.

"Sul territorio ci sono telecamere agli accessi del paese, davanti ad ogni scuola ed asilo, al parco grande Torino, al parco Peppino impastato, al campo sportivo, all' area fieristica (n.5), alla piazza della stazione, p.zza Carlo Tempia, p.zza Carlo Ala, p.zza del cimitero, sono circa 30 in totale, e non so se ne dimentico qualcuna, anche se ce ne fossero altre trenta, non copriremmo comunque tutto il territorio".

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