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Il caso
17 Luglio 2023 - 00:25
Grossi, con il pelo ispido e in cerca di cibo: ben sette cinghiali, tra esemplari più grandi e più piccini, sono stati avvistati durante la mattinata di sabato 15 luglio in collina, a San Raffaele Cimena.
Più precisamente, gli animali stava vagando liberi nello spiazzo verde dietro allo Scatolificio Monterosa, sito in via Po, a pochi passi dal centro paese e dalla provinciale 590, che taglia in due San Raffaele.
Come sempre quando si tratta l’argomento cinghiali, i commenti sono i più vari: c’è chi parla di “meraviglia della natura” e chi sarcasticamente afferma di essere pronto a “prendere la polenta”.
Avvistamenti del genere, in zona, non sono nuovi. Risale al 2018 uno dei casi più eclatanti, dove proprio la città di San Raffaele era stata “invasa” dai cinghiali, con un gruppo di animali che aveva più volte attraversato il centro paese.
“Non si tratta di un episodio sporadico, ma di un fenomeno con un cui lottiamo da tempo e che stiamo cercando di risolvere” aveva commentato al tempo l’allora sindaco Angelo Corrù.
Parlando di storia più recente, a fine della scorsa estate un altro gruppo di cinghiali era stato visto passeggiare indisturbato nella vicina Gassino, nella zona dell’Ekom e di via Foratella, nei pressi del cimitero comunale.
Se gli amanti degli animali saranno contenti, quelli che gioiscono un po’ meno sono gli agricoltori, che in determinati periodi dell’anno vedono i loro campi distrutti dal passaggio di questi quadrupedi. Ricordando, inoltre, che il Piemonte è la seconda regione d’Italia per danni all’agricoltura causati da cinghiali, seconda solo all’Abruzzo.
Ma qual è al momento la situazione? Per descriverla, citiamo le spiegazioni che il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, ci aveva rilasciato in un’intervista di qualche mese fa: “questi animali sono sempre più diffusi; secondo le ordinanze avrebbero dovuto esserci 26mila abbattimenti in un anno, e al momento ce ne sono stati 10mila ma in 3 anni - spiega - tutte le direttive che vengono pubblicate sono sicuramente un passo in avanti, ma il problema di fondo è che questo fenomeno è diventato talmente esteso da essere quasi “fuori controllo”. Noi come Coldiretti possiamo promuovere delle azioni di contrasto, ma solamente quando la stagione venatoria è chiusa. Un altro problema, per esempio, è anche il fatto che ci siano molti interessi in gioco, soprattutto quelli dei cacciatori”.
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