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Settimo Torinese
20 Giugno 2023 - 10:02
Aldo Corgiat
Articolo UNO: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
In questi giorni capita che qualcuno ti fermi per strada e ti dica: “Allora sei rientrato nel PD ?”. I loro sguardi sono a volte ironici come a dire: “alla fine anche tu ti sei arreso all’inevitabile”, a volte tristi e rassegnati della serie: “non c’è più speranza”, a volte arrabbiati perché “in quel partito non è cambiato nulla”.
La mia risposta è sempre la stessa: NO grazie.
L’impegno sociale e politico è una malattia che ho contratto da piccolo, più o meno 50 anni fa. Tuttavia posso farne tranquillamente a meno, la mia vita è mai dipesa dalla politica. Non voglio sembrare presuntuoso ma penso che la politica abbia ha bisogno delle persone almeno quanto la società ha bisogno della politica.
Purtroppo anche l’esperienza di Articolo Uno si è conclusa in modo amaro. Un ristretto gruppo di dirigenti romani ha preferito accomodarsi nei confortevoli banchi parlamentari anziché rischiare la sfida di una di sinistra critica, capace di ripartire dal riconoscimento degli errori compiuti e rilanciare il progetto dell’unità federativa tra una vasta area di forze e movimenti che si oppongono ai numerosi fallimenti della cultura neo liberista e all’anacronistico egoismo nazionalista della destra.
Quindi no. Il rientro in un partito, il PD, che ancora non ha saputo fare i conti con i suoi numerosi errori non mi interessa.
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Quindi no. Il rientro in un partito, il PD, che ancora non ha saputo fare i conti con i suoi numerosi errori non mi interessa.
Ricordo a chi legge che Articolo Uno è nato nel 2016, a seguito della contrarietà espressa da parecchi militanti e dirigenti del PD al Referendum di riforma costituzionale (una vera e propria legge truffa) imposto da Renzi e Boschi e dalla maggioranza del gruppo dirigente. Dopo l’adesione di molti iscritti ai comitati per il NO (decisivi nella difesa della Costituzione), il percorso politico avviato grazie alla disponibilità e al sacrificio di molti compagni e compagne subiva un brusco stop con il risultato deludente di Liberi Uguali alle elezioni del 2017.
La speranza di costruire un partito alla sinistra del PD capace di contrastare la deriva neo liberista del PD concretamente portata avanti con riforme come il job act, la “buona scuola”, la privatizzazione della sanità pubblica, la rottura delle relazioni sindacali e il blocco dei Contratti Nazionali di Lavoro, il depotenziamento della salvaguardia dell’ambiente, ecc. si infrangeva sulla miope capacità di visione e sull’egoismo della dirigenza delle forze promotrici di Liberi e Uguali (Articolo Uno, Sinistra Italiana, Possibile e Pietro Grasso).
Dopo aver contribuito positivamente a modificare gli equilibri politici favorendo la nascita del secondo governo Conte, ben presto il gruppo dirigente di Articolo 1 diventò il più ortodosso difensore dell’azione del governo chiudendo ogni possibilità di ruolo critico nell’ambito della maggioranza.
La scelta del Segretario Speranza di proseguire l’esperienza di Ministro alla Sanità anche nel governo Draghi ha obiettivamente portato Articolo Uno e il suo gruppo dirigente ristretto ad essere parte di politiche liberiste a partire dal grande inganno rappresentato dal PNRR in salsa italiana diventato un grande alibi per proseguire sulla strada delle riforme regressive.
La voluta assenza dalle elezioni amministrative del 2021 già lasciava intravedere la volontà di scambiare con il PD alcune candidature (alle successive elezioni politiche) in cambio di silenzi imbarazzanti nei confronti di un partito in aperta crisi di identità e di leadership ma incapace di aprirsi, di favorire una visione federativa e soprattutto, di mettere in discussione esplicita le politiche neoliberiste che ancora lo caratterizzano.
A Torino solo un quarto (o forse meno) degli iscritti ad Articolo Uno hanno aderito al PD. Io sono dalla parte di quel 75% che ritiene necessaria in Italia la presenza di un soggetto politico capace di rappresentare, sotto forma di federazione tra forze diverse e con regole innovative e democratiche, i lavoratori, le persone più fragili e anche un ceto medio sempre più in crisi, disorientato e distante dalla politica.
Il nostro ostinato percorso per ridare all’Italia una voce fuori dal coro proseguirà. A partire dalla ricerca di una soluzione di neutralità e di pace per l’Ucraina sospendendo la logica di morte e di invio di armi.
In Piemonte questo percorso per ora avverrà sotto il simbolo della lista regionale Liberi, Uguali e Verdi (LEV) e con l’impegno e la condivisione del suo capo gruppo Silvana Accossato (subentrata al Consigliere Grimaldi, ora parlamentare) che tutti abbiamo contribuito ad eleggere.
Silvana Accossato
Per il futuro cercheremo le adesioni per allargare la base di rappresentanza di questa lista trasformandola, se ci saranno le condizioni, in una forza politica federata nazionalmente in grado di competere alle elezioni Comunali, Provinciali, Regionali ed Europee che si terranno nel 2024.
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