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Chivasso
06 Giugno 2023 - 17:44
“Amianto School”. Così i residenti del quartiere chiamanol’edificio cheospita la scuola dell’infanzia Marsan,chiusa da qualche anno.
Usate parte dell’avanzo di amministrazione per abbattere la scuola Marsan.
E avrebbe anche senso, contando che: uno, c’è un edificio con l’amianto in un quartiere ad alta densità abitativa.
Due: ci sono 1,9 milioni di euro nelle casse comunali che fanno “tesoretto”.
In un’epoca in cui di denaro corrente per far girare l’economia serve come il pane, fa quasi a cazzotti sapere che un’amministrazione pubblica risparmia.
Se poi c’è in gioco pure la salute pubblica di tanti chivassesi, come in questo caso, viene da chiedersi: perché no?
Abbattere la Marsan (usando parte di quei 1,9 milioni di euro, ndr) è la richiesta che con un ordine del giorno l’opposizione consiliare di centrodestra, da Claudia Buo di Liberamente Democratici a Bruno Prestìa di Per Chivasso, passando per Enzo Falbo di Fdi, Matteo Doria di Amo Chivasso e le sue frazioni, Clara Marta ed Emanuela Tappero di Fi, hanno presentato sulla scrivania del presidente del Consiglio comunale, Alfonso Perfetto, per discuterne nella prossima seduta.
La “amianto school” va abbattuta, senza se e senza ma.
D’altronde nell’ottobre 2017 lo sosteneva anche il sindaco Claudio Castello: “Il prossimo anno l’edificio verrà raso al suolo”.
Di anni ne sono passati sei.
Nel 2019 i bambini sono stati trasferiti, ma l’ex scuola è rimasta in piedi, abbandonata a se stessa, continuando a costituire una minaccia per la vita che gli scorre intorno, fatta di bambini, ragazzi, genitori e nonni di uno dei quartieri a più alta densità abitativa della città.
Ma perché l’edificio, realizzato con manufatti nella pericolosa fibra dell’amianto, non è ancora stato abbattuto?
Perché dal 2017 ad oggi il sindaco Castello ha cambiato idea.
“L’amministrazione nella legittima titubanza di destinare grosse somme di denaro pubblico per la messa in sicurezza dell’area ex Marsan ha aperto numerosi canali al fine di trovare una soluzione sostenibile e celere - si legge nel testo dell’ordine del giorno dell’opposizione consiliare -. E’ stato individuato il Politecnico di Torino, tramite il ChiLab, quale soggetto con il quale avviare un iter che permetterà, tramite la candidatura a fondi PNRR di due proposte progettuali sui bandi per la creazione di nuovi laboratori dedicati alle tecnologie di back-end per dispositivi elettronici ed elettromeccanici per applicazioni industriali nel settore delle energie rinnovabili e la transizione energetica, la definitiva messa in sicurezza dell’area previa demolizione dell’edificio”.
Ad oggi, però, tutto tace.
Claudio Castello sindaco di Chivasso
Anzi, nell’ultimo Consiglio comunale è emerso un dettaglio “sinistro”: siamo sicuri che il Politecnico se ne faccia qualcosa della Marsan?
“Nel corso del dibattito seguito alla nostra interrogazione del mese di marzo 2023 il Sindaco metteva a conoscenza dei consiglieri - si legge nel documento - dopo averne dato annuncio ai giornali locali di una “recente lettera” di impegno formale sull’area ricevuta dal Politecnico di Torino a firma del Magnifico Rettore, lettera in realtà rivelata si inesistente e che però si sarebbe dovuto reperire i necessari fondi per la demolizione e smaltimento della struttura, contrariamente a quanto più volte affermato dal Sindaco stesso, per scongiurare il rischio che il Politecnico di Torino, interessato a portare i suoi laboratori in città, non scelga di dirigere il suo investimento altrove”.
Così la richiesta dell’opposizione consiliare. Verrà approvata oppure verrà respinta, in base a chissà quali altri voli pindarici della politica e all’interesse vero della collettività? Ossia che l’ecomostro venga tirato giù una volta per tutte.
D’altronde lo diceva anche Castello, la bellezza di sei anni fa…
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