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11 Maggio 2023 - 18:56
C'è chi propone di lanciare i falchi. Chi, invece, di riempire tutti i cornicioni di spunzoni di ferro. C'è chi ha provato i dissuasori ad ultrasuoni, per poi scoprire che infastidivano i cani di tutto il circondario che iniziavano ad abbaiare all'impazzata. E c'è chi cosparge davanzali e balconi di pepe nero e cannella.
Non è una battaglia semplice quella contro i piccioni che sempre di più affollano i centri abitati e, fuori, distruggono colture.
Molti i Comuni che cercano di dotarsi di strumenti in grado di allontanare questi volatili.
Ma, ora, ad occuparsene sarà la stessa Città Metropolitana su spinta di Davide D'Agostino di Fratelli d'Italia che ha presentato una mozione per chiedere all'ente superiore di predisporre un piano di contenimento di questi uccelli.
La mozione è stata approvata all'unanimità ed ora bisognerà passare dalle parole ai fatti.
"Il problema dei piccioni - spiega soddisfatto D'Agostino - è diventato ormai di rilevante gravità. Nella città di Ciriè ha portato addirittura alla chiusura di ben due istituti scolastici a causa di una infestazione di zecche portate proprio da una colonia di piccioni".
E' nel guano di questi uccelli, infatti che insetti come le zecche si riproducono portando a vere e proprie infestazioni di interi stabili.
Nel caso di Ciriè, Città Metropolitana, responsabile dei due edifici scolastici, era intervenuta effettuato un sopralluogo nell’Istituto scolastico per valutare la fattibilità di un intervento permanente allo scopo di allontanare i pennuti, che, malgrado la chiusura del sottotetto, continuavano a volare nelle più immediate vicinanze della scuola, appollaiandosi principalmente sul tetto. Erano, così, stati posti lungo tutti i cornicioni, degli spuntoni di metallo chiamati "dissuasori".
L'INTERVENTOCONTRO I PICCIONI AL FERMI - GALILEI DI CIRIE'
In altre città, come Caselle o come Agliè, i sindaci si sono rivolti ad aziende che si occupano di falconeria, disponendo vere e proprie pattuglie di rapaci per pattugliare i cieli, cose succede puntualmente lungo le piste dell'aeroporto Sandro Pertini.
Qualche strategia la dà anche la Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) che in un lungo vademecum che riportiamo QUI dà precise indicazioni su come allontanare i piccioni.
Per D'Agostino, però, prendere i provvedimenti, così, a macchia di leopardo, servirebbe solo a spostare il problema, non ad eliminarlo. Ed è per questo motivo che ha chiesto un intervento decisamente più organico da parte di Città Metropolitana.
Ma è proprio così? I piccioni si spostano?
Pare di no. I piccioni, infatti sono considerati uccelli ad abitudini stanziali. Impossibile, dunque, che migrino da un paese all'altro se disturbati.
In quest'ottica, dunque, l'unico contenimento pensabile è di tipo numerico. Non basterebbe, quindi, dissuaderli per allontanarli - tornerebbero -, ma occorrerebbe sterminarli.
"Sono soddisfatto che il Consiglio abbia potuto raccogliere lo stimolo arrivato da centrodestra - dichiara D'Agostino - sapendo che fino ad oggi gli uffici di Città Metropolitana hanno cercato di fare da coordinamento tra enti o soggetti privati su singole situazioni quando queste venivano sottoposte alla loro attenzione ma è evidente che servano strumenti più adeguati ed efficaci in modo tale da permettere agli uffici di esprimere tutte le competenze e le conoscenze utili a dare la risposta corretta e più efficace su tutto il territorio metropolitano".
L’Ordine del giorno era stato presentato dai consiglieri Davide D’Agostino (primo firmatario), Andrea Tragaioli, Enrico Delmirani, Daniel Cannati, Roberto Roberto Ghio, Fabio Giulivi e riprende una precisa richiesta di Coldiretti Torino preoccupata per le continue segnalazioni di gravi danni alle semine, ai raccolti e alle scorte di mangimi degli allevamenti.
DAVIDE D'AGOSTINO consigliere metropolitano e comunale a Ciriè, di Fratelli d'Italia
«Ringraziamo il Consiglio per avere condiviso le nostre preoccupazioni sui danni dei piccioni – dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Ora ci aspettiamo che la Città Metropolitana istruisca l’iter tecnico e autorizzativo per varare un Piano operativo di contenimento, come è già stato fatto per i cinghiali e per le nutrie. Noi agricoltori siamo i primi a convivere con gli animali selvatici o rinselvatichiti, fanno parte da sempre del contesto del nostro ambiente di lavoro che sono i campi e i boschi. Ma proprio per questo siamo i primi a richiedere un approccio gestionale alla fauna, non distruttivo ma nemmeno ideologico. I piccioni sono un grande problema per le campagne come per le città, vanno contenuti per limitare i danni all’agricoltura e i rischi per la salute. Starà ai tecnici dell’ente metropolitano individuare le più efficaci misure di controllo delle popolazioni che, dappertutto, sono in evidente esubero».
BRUNO MECCA CICI, presidente provinciale di Coldiretti
I piccioni, come hanno confermato i recenti casi di scuole chiuse a Ciriè per questo problema, sono spesso parassitati dalla “zecca del piccione”, la zecca molle del genere Argus che può attaccare l’Uomo causando reazioni allergiche. Inoltre, il piccione è noto per essere un possibile veicolo di Salmonella e altri patogeni anche agli animali d’allevamento. Senza contare i problemi che i piccioni causano con le loro deiezioni alle opere storiche e ai monumenti e il disturbo causato agli esercizi di ristorazione all’aperto.
Ma Coldiretti Torino punta il dito soprattutto sui danni all’agricoltura.
In queste settimane gli agricoltori alle prese con le semine primaverili assistono alla scena di enormi voli di piccioni intenti a divorare i semi appena posati nel terreno. Lo stesso accade alla maturazione, quando i piccioni attaccano i semi pronti per la raccolta.
In particolare, i piccioni saccheggiano i fiori maturi di girasole, la soia e le spighe di grano. Inoltre i piccioni sporcano con le loro feci i mangimi per le mucche nelle stalle con il rischio di infezioni gravi che colpiscono le attività zootecniche.
La vigente collocazione giuridica del piccione di città (Columba livia forma domestica) è stata definita dalla Corte di Cassazione la quale ha stabilito che il piccione di città sia considerato “animale selvatico” in quanto vivente in stato di naturale libertà, mentre appartengono alle specie domestiche o addomesticate il piccione viaggiatore e quello allevato per motivi alimentari.
I PICCIONI VIAGGIATORI APPOSITAMENTE ALLEVATI E ADDESTRATI SONO CONSIDERATI SPECIE DOMESTICHE
Da questa sentenza discende che il piccione debba essere gestito e che questa gestione sia demandata alle Regioni e, per effetto della delega in vigore in Piemonte, alle Province e Città Metropolitana. La Città Metropolitana, secondo la legge, ha facoltà di operare il controllo della fauna selvatica quando intervengano le condizioni previste dalla legge nazionale 157 del 1992 e cioè: “per la migliore gestione del patrimonio zootecnico; per la tutela del suolo; per motivi sanitari; per la selezione biologica; per la tutela del patrimonio storico-artistico; per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche”.
Finora contro i piccioni sono stati attuati soltanto timidi piani a livello comunale.
«Il piccione è una specie che non può essere gestita dai singoli comuni. Per questo abbiamo chiesto l’adozione di un piano coordinato su scala provinciale» termina Coldiretti.
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