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Alzi la mano chi ha sentito parlare della Gagauzia

Un mondo dove  si respira a più riprese un intenso odore di spezie turche e di kebab, i giardini dai toni orientali richiamano all’antico influsso ottomano e la rivendicazione etnica del popolo locale è chiara

GAUGAZIA

Alzi la mano chi ha sentito parlare della Gagauzia. Molti forse conosco l’effimera fama della vicina Transinistria in Moldavia abitata da una minoranza russofona con militari russi sul territorio e potenziale sponda attaccare l’ucraina e Odessa da  Occidente.

La Gagauzia è forse una delle nazioni più povere del nostro continente. Partiamo dal suo nome, gagauzo, che deriva dal nome Gok-Oghuz usato per descrivere i discendenti delle tribù turche Oghuz. I tatari di Crimea e gli uiguri usano la parola gok che significa cielo, o celeste, e quindi Gok-Oghuz letteralmente significa "Oghuz celesti".  Gli antenati dei gauguzi  provenivano dalla profondità dell’Asia, dalla terra dei lupi vicino al Lago Bajkal per la precisione, secondo il loro mito.

Poi nel corso dei secoli si sono gradualmente spostati fino ad arrivare qui, mescolandosi con altre popolazioni ma mantenendo la loro identità di figli di Turan della terra del sole., dalla mitica valle di Ergenekon,  da cui secondo la leggenda sarebbero provenuti i figli di Turan. E che sarebbe proprio “la valle dei lupi”.

Questo mito pare che sia comune tra i popoli  turchi, che identificano questa sperduta valle in un luogo sperduto tra il Turkestan e la Mongolia, nella quale avrebbero trovato rifugio i progenitori della nazione turca, dopo il diluvio, ovverosia gli antenati dei cosiddetti turchi celesti gokturk,  i fondatori del primo khaganato. I gaugazi sono passati dall’animismo alla conversione del cristianesimo  ortodosso e l’alfabeto predominante è il cirillico. La loro storia inizia nel 1812, quando la Bessarabia,  fino allora parte ddel Principato di Moldavia, venne ceduta all’impero Russoll dopo la sconfitta degli Ottomani nella guerra russo- turca del 1806- 1812.  

Con l'arrivo dei Russi, le popolazioni nomadi nogai, anche loro di ceppo turco di religione mussulmana, che abitavano nel Budjak,  la parte meridionale della Bessarabia, vennero scacciate.

A ripopolare il territorio vennero chiamati dalla Bulgaria orientale i Gagauzi, che tra il 1812 e il 1846 s'insediarono nelle aree dove poi sorsero i villaggi di Comrat, Avdarma, Cismichioi, Congaz e Tomai.  Nello stesso periodo e nella medesima area s'insediò una numerosa comunità di bulgari.

Con l'eccezione di un breve periodo di autonomia con la costituzione della repubblica di Comrat, durato appena cinque giorni nell'inverno del 1906, i gagauzi sono stati governati in successione dall’impero Russo, dalla Romania, dall’Unione Sovietica e dalla Moldavia. Dopo l’indipendenza moldava nel 1990 venne creata la Repubblica Gaugauza, e nel 1994 si arrivò ad un accordo che sancì una larga autonomia del territorio. La Gagauzia è un territorio non contiguo che si sviluppa nella parte meridionale della Moldavia. Confina in alcuni punti a est e a sud con l'Ucraina.

Il territorio si compone di un corpo centrale che si sviluppa attorno alla capitale  Comrat, e tre enclavi nella Moldavia centrale, l'area di Vulcanesti, la più grande, nell'estremo sud della Moldavia, l'enclave di  Copceac, un piccolo rettangolo di terra, e l'enclave più piccola, quella di  Carbalia, dalla forma grossomodo romboidale.

Il territorio della Gagauzia è completamente pianeggiante, con altitudini mai superiori ai 200 m s.l.m. e si sviluppa nel contesto della bassa Moldavia,  tra gli estuari dei fiumi Dniestr e Danubio-Prut.

Oggi come si vede nell’attuale Moldavia, a pochi chilometri dai caldi confini ucraini e non distanti dal limes atlantico della Romania, rivive sul fronte politico la linea di faglia tra mondo turco e mondo russo a lungo conteso nella “guerra infinita” che divise la Sublime Porta e San Pietroburgo dal XVII secolo dalla Grande Guerra e che oggi diviene tentativo di concorrenza per il controllo del cuore e delle menti dei Gagauzi che guardano a Mosca, strizzando l’occhio ad Ankara.

Un mondo dove  si respira a più riprese un intenso odore di spezie turche e di kebab, i giardini dai toni orientali richiamano all’antico influsso ottomano e la rivendicazione etnica del popolo locale è chiara.

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