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I numeri del Carnevale. Cinquemila compresi i gatti

Ma come

I numeri del Carnevale. Cinquemila compresi i gatti

Sebbene la giornata di domenica 12 febbraio sia stata baciata dal sole e caratterizzata da una temperatura primaverile che invitava ad uscire, la partecipazione di spettatori allo strombazzatissimo corso mascherato del Carnevale crescentinese è stata oggettivamente inferiore a quella delle edizioni pre-Covid.

La pompa autocelebrativa del presidente dei “Birichin”, che da una decina di giorni - da professionista del marketing qual è - ammorba i social e i giornali fiancheggiatori con fotografie sceltissime degli angoli di maggior affollamento (piazza Garibaldi in primis), non è sufficiente a nascondere il fatto che lungo buona parte del percorso della sfilata ci fossero, ai lati della strada a guardare e applaudire i gruppi mascherati e i carri allegorici, sparuti gruppi di persone. Se non è stato un mezzo flop - come alcuni presenti hanno osato commentare, subito cancellati e bannati - poco ci manca.

In questo clima di autoesaltazione, poi, la stampa di regime ha sparato un numero altissimo: «oltre cinquemila persone hanno affollato il centro di Crescentino». Numero a cui, se non si è proprio grulli, va fatta adeguata tara, perché detto così sembra - ed è questo il messaggio che surrettiziamente si vorrebbe far passare - che cinquemila persone abbiano pagato il ticket di 5 euro per assistere alla sfilata. E invece...

Innanzitutto: dei presunti cinquemila, va detto che almeno un migliaio non erano spettatori paganti: erano figuranti - principalmente forestieri - pagati. Coloro che sfilano, infatti, ricevono - a Crescentino come altrove - un rimborso spese; essendoci una quindicina di carri con figuranti annessi, più i suonatori, più le maschere di altri paesi, sarebbe onesto se in uno dei suoi innumerevoli post Bazzano rendicontasse su quanto i “Birichin” - a fronte del contributo comunale ricevuto - hanno pagato per avere un migliaio di sfilanti.

Oltre a questi, comunque, un altro migliaio dei presunti cinquemila non erano spettatori paganti: erano coloro che risiedono nel centro storico - e quindi, abitando lì, esentati dal ticket - e i bambini sotto i 12 anni, che costituivano il grosso degli spettatori.

Ad «affollare il centro di Crescentino» tra le presunte cinquemila persone c’erano inoltre numerosi addetti (tutti non paganti, ovviamente): il personale comunale, quello della Protezione Civile, quello della Croce Rossa, i gestori e lavoratori di bar, ristoranti e bancarelle di street food; e in più c’erano anche i politici ospiti (imbucati), compreso quello con manie di protagonismo che s’è messo in bella vista al centro del balcone del Municipio: a momenti incoronavano lui anziché la Papetta (altro che «tenere la politica fuori dal Carnevale...»).

Ma siccome la minoranza consiliare s’è squagliata (è rimasto il solo Speranza, che a quei furbacchioni di Ferrero e Bazzano non fa nemmeno il solletico), è molto probabile che la propaganda continui a schiacciare la realtà, che Bazzano se la canti e se la suoni - con coro intorno - e che i numeri reali non usciranno mai

Dei millantati cinquemila, quindi, sarebbe interessante sapere quanti effettivamente hanno pagato il ticket, e - quindi - se la decisione di introdurre un biglietto a pagamento per assistere alla sfilata abbia sortito gli effetti sperati. Trattandosi di una manifestazione che riceve un cospicuo contributo del Comune, ed essendo da quest’anno limitata ai paganti grazie a un’autorizzazione del Comune (una delibera di Giunta di gennaio pubblicata all’albo pretorio soltanto nell’immediata vigilia della sfilata), qualche consigliere comunale un po’ sveglio potrebbe legittimamente chiedere di rendicontare e rendere pubblici incassi e spese.

Ma siccome la minoranza consiliare s’è squagliata (è rimasto il solo Speranza, che a quei furbacchioni di Ferrero e Bazzano non fa nemmeno il solletico), è molto probabile che la propaganda continui a schiacciare la realtà, che Bazzano se la canti e se la suoni - con coro intorno - e che i numeri reali non usciranno mai.

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Al di là di tutto, poi, l’aspetto più incredibile è che nessuno - a parte il “Robin Hood” Sellaro - sia riuscito ad imbastire una discussione sulla discriminazione tra i cittadini di Crescentino decisa da un’associazione privata qual è “I Birichin” e assentita dalla Giunta Ferrero: il Comune ha pagato il Carnevale con i soldi di tutti i crescentinesi, ma alcuni - i residenti nel centro storico - hanno potuto assistervi gratuitamente, mentre tutti gli altri - crescentinesi allo stesso modo - hanno dovuto pagare. In qualunque altro posto questa discriminazione sarebbe stata definita scandalosa, mentre a Crescentino riceve il plauso di tanti araldi, lacché e reggicoda dell’Amministrazione, (pseudo)giornalisti compresi.

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Da sempre il Carnevale ha, tra i suoi significati, quello di una provvisoria negazione e derisione delle autorità politiche; è il momento in cui ci si può beffare dei potenti e della loro spocchia, in cui si può manifestare irriverenza verso la gestione del potere: lo stravolgimento delle gerarchie è quanto di più carnevalesco possa esistere. A Crescentino, invece, da qualche anno potere e Carnevale sono ormai inscindibili, e si supportano vicendevolmente: è evidente che qui il Carnevale sta diventando sempre più uno strumento di costruzione del consenso e di consolidamento del potere di chi amministra, con indubbi vantaggi sia per i carnevalanti che per i politici. E mentre tout se tient i pifferai e i trombettieri di contorno sono gli stessi tutto l’anno, anche quando il Carnevale finisce.

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