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Cronaca

Ancora un'alluvione e le sponde del Canale di Caluso potrebbero cedere

Ogni anno il Consorzio esegue interventi puntuali per scongiurare il peggio: "Ma la proprietà è della Regione"

Ancora un'alluvione e le sponde del Canale di Caluso potrebbero cedere

Le sponde del Canale Demaniale di Caluso rischiano di cedere.

L'ultima allerta arriva dal Comune di Barone dove, ad essere a rischio sono due tratti, uno sulla riva destra, uno sulla sinistra.

Ad intervenire sarà il Consorzio, con lavori per circa 45mila euro.

Nonostante la proprietà del Canale sia della Regione ci è stato risposto che non ci sono soldi e che dovremo provvedere noi - spiega la direttrice del Consorzio del Canale Alessandra Conti -. Questo intervento ci costerà 45mila euro. Ma non si poteva aspettare, c’era una fuoriuscita di acqua e si rischiava lo sfondamento delle sponde”.

Questo genere di interventi non sono così rari: “Parliamo di un Canale costruito nel 1560 - spiega la direttrice - e ci sono ancora zone in masera fatte a mano. Inoltre questo è un canale do gronda che raccoglie l’acqua di 17 comuni e quando piove molto la portata è grande”.

I dati sui costi parlano chiaro.

Manteniamo il costo dell’acqua bassa - spiega Alessandra Conti -. Da ruoli irrigui riceviamo 550mila euro l’anno, circa. A questo si aggiungono le royalty delle centrali idroelettriche che affacciano sul tragitto del Canale e vengono pagate in base alla portata. Una media di 150/200mila euro l’anno. Non sarà così nel 2022 perché acqua ce n’è stata davvero poca. I costi dell’asciutta sono di circa 150mila euro. Inoltre abbiamo 6 dipendenti e costi importanti, in termini di energia elettrica, legati alle misurazioni. Riceviamo circa 7/8 bollette a bimestre. Per noi sostenere anche i costi delle manutenzioni straordinarie è davvero difficoltoso. E sono costi di cui dovrebbe farsi carico proprietà che è la Regione Piemonte”.

Nel 2023 partiranno altri lavori di difesa spondale grazie ad un contributo di 150mila euro ottenuto dal Comune di Barone tramite il Pnrr.

LA STORIA DEL CANALE

Voluto dal Maresciallo di Francia Charles Cossè de Brissac, da cui prende il nome, fu costruito tra il 1556 e il 1560, su progetto dell’ing. vicentino Francesco Orologi, per l’irrigazione delle colture e per l’alimentazione di mulini ed opifici.

Alimenta il Canale di Caluso l’acqua del torrente Orco.

All’altezza di Spineto, vicino a Castellamonte, l’acqua viene deviata per percorrere le campagne sino a Caluso per poi continuare fino alla Mandria di Chivasso, quest’ultimo tratto fu però realizzato in epoca successiva. Si tratta di un’opera essenziale per l’economia agricola del Basso Canavese.

La lunghezza del canale è di 28 chilometri sino al ponte della cascina Savonera a Mazzè.

Sono 17 i Comuni attraversati dal Canale. 

IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE

IL PROGETTO

Il percorso tracciato dal Canale di Caluso è al centro di un progetto delle Tre Terre Canavesane per la valorizzazione del territorio.

“Il Canale di Caluso, con il suo percorso, le realtà che attraversa, le peculiarità architettoniche e naturalistiche che vi insistono, è un forte elemento per la riflessione sul rapporto tra terra e uomo, su sostenibilità e fruizione, su storia e presente, che può aprire a suggestioni interessanti - spiegano i promotori -. L’elemento acqua diventa strumento unificante del territorio e apportatore di vita e benessere, permettendo la coltivazione e l’irrigazione dei campi e lo sviluppo industriale come fonte d’energia pulita”.

Il percorso misura 7 chilometri circa e quindi è consigliato da fare a piedi a pezzi o in bicicletta. Con quest’ultimo mezzo diventerà così agevole anche muoversi attorno al percorso che unisce i comuni attraversati potendo così visitare ed ammirare le tante eccellenze, storiche, culturali e naturali che il territorio può vantare.

Per agevolare la visita sono stati installati dei cartelli con indicazioni storiche e geografiche lungo il percorso.

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