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Barboni, invisibili, clochard: si piange nei film in tv, ci si volta dall’altra parte in strada

Secondo gli ultimi dati, sono 100.000 in Italia. La maggior parte concentrati nelle città: a Torino il 4,6 per cento del totale

Clochard

I senza fissa dimora in Italia sono 100.000 secondo l’ultimo censimento

Come materasso il pavimento di piazza Ottinetti a Ivrea o una panchina della stazione di Chivasso.

A volte i portici di via Torino, nella città dei nocciolini che nel giorno dell’Epifania celebra Abbà e Bela Tolera.

Come coperta un cielo trapuntato di stelle.

Poveri, diseredati, disadattati, qualche volta anche fuori di testa sempre che i fuori di testa siano loro.

In America li chiamano “invisibili” e con questa parola ci han già girato un mucchio di film, anche uno con Richard Gere, o delle trasmissioni televisive. Si piange. Ci si commuove e poi finisce tutto lì, in una visione che dura due ore o poco più. E si torna ciascuno nelle proprie faccende affaccendato.

Qui da noi li chiamavamo i “senzatetto”, poi qualcuno ha pensato bene di ribattezzarli elengantemente con il nome di “clochard”, come se grazie ad un semplice francesismo potessimo rendere meno cupa la vista e la loro stessa esistenza. Bisognerebbe invece chiamarli “Barboni”. 

Agli ultimi posti di una scala sociale che non ha pietà. Barboni. Una parola dura. Spigolosa. Da far gelare il sangue nelle vene. Sono tanti. Si moltiplicano giorno dopo giorno sempre di più. Anche a Chivasso, Settimo, Ciriè, Ivrea, Venaria…

Nel 2021 Istat rileva che sono 96.197 i senzatetto e senza fissa dimora iscritti all'anagrafe. Quasi 100.000.

Di questi, solo il 38% è rappresentato da stranieri provenienti in oltre la metà dei casi dall'Africa. Si tratta perlopiù di uomini e con un'età media di 41,6 anni, che si innalza a 45,5 anni per i soli italiani.

"L'inclusione nella rilevazione dei senza tetto e senza fissa dimora è segnale positivo, volto a dare visibilità e riconoscimento anche a segmenti di popolazioni che tendono ad essere difficilmente statisticamente", spiega Fio.psd, federazione organismi per i senza fissa dimora.

I dati, spiega Fio.psd, mostrano inoltre che le persone senza tetto e senza fissa dimora censite sono residenti in 2.198 comuni italiani ma concentrati per il 50% in 6 comuni: Roma con il 23% delle iscrizioni anagrafiche pari a oltre 22 mila persone, seguita da Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%).

Richard Gere in una scena del film Gli Invisibili

Quest'ultimo è l'unico Comune di piccole dimensioni a riportare una quota significativa di persone senza tetto e senza fissa dimora.

Altre peculiarità territoriali emergono rispetto al Comune di Napoli in cui la quota di donne è particolarmente elevata (10% delle donne totali censite) e la presenza di stranieri molto più circoscritta rispetto ad altri grandi Comuni (8,6% contro circa il 60% di Roma, Milano e Firenze), e al Comune calabrese di San Ferdinando dove le persone, per lo più di origine straniera, rappresentano circa il 10% dell'intera popolazione censita nel Comune.

Altri Comuni in cui la presenza di senza tetto e senza fissa dimora stranieri è significativa sono Trieste, Reggio nell'Emilia, Bologna, Alessandria, Como, Savona, Venezia e Brescia, oltre che Marsala, Catania, Sassari e Cagliari.

I senzatetto e i senza fissa dimora sono coloro che sono iscritti all'anagrafe in un indirizzo di residenza fittizio e presso l'indirizzo delle associazioni che operano in loro sostegno (senzatetto), e coloro che, pur non avendo un luogo di dimora abituale, eleggono il proprio domicilio presso il Comune dove dimorano abitualmente (senza fissa dimora).

Fio.psd avverte che "tuttavia è doveroso specificare che tali dati presentano una fotografia parziale dell'estensione e dalla caratterizzazione del fenomeno della grave marginalità nel nostro Paese. Da un punto di vista quantitativo la rilevazione censuaria, adottando come fonte i soli dati anagrafici, rischia da una parte di sottostimare il numero di persone che possono più propriamente considerarsi senza dimora. Come già rilevato dall'indagine campionaria del 2014, infatti, un terzo dei senza dimora dichiarava di non essere iscritto in anagrafe presso un comune italiano. Si tratta in particolare, di stranieri irregolari che dalla rilevazione censuaria rimangono pertanto esclusi".

Non solo, si chiede la Federazione, "in che misura le persone che risiedono in centri di accoglienza per migranti, alberghi o altri istituti assistenziali possono esprimere un bisogno sociale tale da poter essere considerate persone senza dimora? Con queste e altre riflessioni, ci poniamo in una logica di confronto aperto e costruttivo con Istat, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le altre reti nazionali per approfondire i dati presentati e rilanciare sulla opportunità di costruire un solido sistema nazionale di rilevazione dei dati al fine di poter conoscere ed esaminare con quanta più accuratezza possibile il fenomeno della grave marginalità adulta".

Da senza fissa dimora a Babbo Natale. Con il reddito di cittadinanza.

Silvano Borca, il Babbo Natale di piazza San Carlo a Torino

E’ la storia di Silvano Borca, 68 anni compiuti il 5 dicembre scorso, di Chivasso. E’ il Babbo Natale dei giardini di Palazzo Reale, a Torino, finito su tutti i giornali durante le feste che oggi si concludono.

Seduto su una panchina di piazza Castello, vestito di rosso e con la lunga barba bianca “originale”,  raccoglie le offerte che di tanto in tanto gli danno.

Un passato da senza fissa dimora - “Ho vissuto anche in stazione” - oggi vive in un appartamento nella sua città natale, a Chivasso.

In un monolocale, prima ero in un garage senz’acqua né corrente elettrica - ha raccontato ai tanti giornalisti che lo hanno intervistato in questi giorni -. So che gli assistenti sociali mi vogliono proporre di andare a vivere in una casa famiglia… Ma non mi piace”.

Elettricista in pensione, vive con la minima di 500 euro al mese integrata con 266 euro del reddito di cittadinanza.

Da quando ho iniziato a fare le feste di paese nei panni di personaggi medievali o briganti, la barba è cresciuta e non l’ho più tagliata - racconta - . E così ne approfitto. Faccio Babbo Natale per sbarcare il lunario. Ovunque in giro per l’Italia, dalla Puglia alla Lombardia, fino alla Svizzera. E poi ovviamente nella mia Chivasso”.

Nel suo passato non c’è solo una vita di espedienti. “Nel giugno del 1994 ho preso la gestione di un distributore di benzina a Chivasso. Gli affari andavano bene, poi però a novembre è arrivata l’alluvione, è caduto il ponte e…”. E il resto è storia. La sua storia.

Quella di un “invisibile” che è diventato Babbo Natale.

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