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Il Commento politico

Presa diretta. Meglio il tweet dell'intervista. A Roma tanto quanto a Settimo Torinese

Il processo di disintermediazione sembra ormai consolidato anche nella sfera dell’informazione e della politica

Presa diretta. Meglio il tweet dell'intervista

Sempre di più i beni e i servizi vengono offerti ai consumatori da una struttura digitale con l’apertura di un canale – apparentemente diretto – tra chi vende e chi compra, saltando così ogni intermediario. Il processo di disintermediazione sembra ormai consolidato anche nella sfera dell’informazione e della politica, visto che i nuovi media hanno sovvertito i meccanismi tradizionali della comunicazione. 

La disintermediazione politica sta portando ai «partiti piattaforma», i partiti digitali, quelli la cui «struttura organizzativa principale è un portale di partecipazione», e anche i partiti meno «liquidi» si stanno orientando in tal senso. 

Nel processo di disintermediazione, i leader accentrano il potere di decisione e comunicano direttamente i contenuti delle loro scelte, preferendo il tweet all’intervista (in cui c’è un co-protagonista, il giornalista) e alle conferenza-stampa (nelle quali le decisioni possono non essere adeguatamente valorizzate).

Un caso di scuola sono «gli appunti di Giorgia», la modalità con la quale la presidente del Consiglio punta, saltando la catena degli intermediari (la stampa e i media tradizionali con la loro agenda setting), a costruire una relazione diretta con i cittadini-elettori. Si è scritto che questo approccio è «tipico dei neo-populisti», insomma Meloni proporrebbe una modalità comunicativa coerente «con una cultura politica storicamente fondata sulla propensione al plebiscitarismo».

Ma perché tanto scandalo? Bypassare i media tradizionali e l’approccio critico che dovrebbe distinguere un’informazione realmente indipendente è un peccato gravissimo o soltanto veniale?

La presidente Giorgia, con la sua agenda da brava massaia nazionale, porta all’apoteosi quanto alcuni esponenti politici hanno già ampiamente messo in pratica, dai vaffaday del Beppe ai tweet del Capitano.

Il vezzo di rappresentarsi direttamente ha un’amplissima diffusione anche tra i sindaci di ogni colore che – circondati da liste e listarelle con scarso insediamento sociale e, dopo l’euforia elettorale, incapaci di presidiare il territorio e di veicolare le scelte amministrative – si trovano soli ad amministrare e a mantenere il consenso ottenuto.

L’iperattivismo mediatico di numerosi amministratori locali (ad esempio l’Emiliano della Puglia e il De Luca della Campania) ha contagiato un po’ tutti, anche la nostra sindaca.

Il sindaco di Settimo Torinese Elena Piastra

Puntuta e assertiva nell’illustrare ai suoi amministrati i cambiamenti e le novità, nel farci condividere il suo quotidiano che – senza dirlo alla Meloni – è anche di madre, mostrandosi mentre fa i compiti da sindaco nella cucina di casa. Comunica quotidianamente, sostenuta dai suoi followers, la sindaca, costruendo una contiguità quasi fisica con gli elettori.

Nessuno come lei sembra riuscirci, nemmeno se tifano per il Marocco come Caterina la Grande o come mister vidichiaro, puntando al record del milionesimo matrimonio officiato, o come l’assessore tuttosportivo, un po’ più a sinistra, che si dichiara molto sentimento e niente tatticismi. 

Insomma, se ci guardate dentro, in fondo, ma proprio in fondo, la politica settimese è tutta lì, nella rete.

Piastra: "Nel 2023, vorrei veder partire con puntualità i cantieri PNRR"

E dice: "Noi siamo amministratori per un tempo limitato e in questo tempo siamo chiamati a dare il massimo. Ma nessuno di noi è “cittadino pro tempore”, per cui l’impegno a essere buoni cittadini non deve mai venire meno".

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