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Il caso Rostagno

"Il sindaco condannato, per noi, è politicamente responsabile"

Il gruppo di centrodestra Riparolium lo ha affermato di fronte ai giornalisti durante una conferenza stampa

Bertot e Raimondo alla conferenza stampa di stamattina

Bertot e Raimondo alla conferenza stampa di stamattina

Hanno voluto chiarire una volta per tutte, di fronte ai giornalisti, il loro punto di vista sulla condanna del sindaco di Rivarolo, Alberto Rostagno, assieme a due suoi assessori e a due dipendenti del Comune, per la morte di Guido Zabena, l'operaio favriese di 51 anni rimasto ucciso nel sottopasso tra Rivarolo e Feletto nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2018.

Alberto Rostagno, sindaco di Rivarolo

Fabrizio Bertot e Aldo Raimondo, del gruppo consiliare di centrodestra Riparolium, volevano soprattutto trasmettere un messaggio: "Per noi Rostagno è politicamente responsabile". I due l'avevano già detto in occasione del rinvio a giudizio. E la sentenza di primo grado "rafforza questa tesi".

Questo significa diverse cose. In primis, che ad essere responsabile dal punto di vista politico, per i due, sarebbe soprattutto Rostagno. Non i suoi assessori e non i due dipendenti comunali a cui è stata inflitta la condanna. E questo perché, hanno affermato Bertot e Raimondo, è proprio il primo cittadino, da normativa a essere il responsabile della sicurezza del Comune.

Secondo punto: la responsabilità politica di Rostagno non ha nulla a che fare con le responsabilità penali che sono state, e che verranno ulteriormente accertate o ridimensionate, con questa condanna e nei prossimi gradi di giudizio. Resta poi, per i due, l'incognita sulle motivazioni della sentenza, per cui si dovrà attendere ancora diverse settimane.

Le motivazioni ricondurranno al sindaco una responsabilità oggettiva o soggettiva? "Dal materiale probatorio - ha detto Bertot - dubito che la condanna derivi da una responsabilità oggettiva. Se le motivazioni della sentenza includessero parole come 'negligenza', 'inadempienza' o parole simili si tratterebbe di responsabilità soggettiva..."

Al di là delle questioni giudiziarie, però, Bertot ha voluto riportare alcuni elementi che, secondo lui, dimostrerebbero come Rostagno, prima della morte di Zabena, sapeva che quel sottopasso era a rischio allagamento. Per il semplice fatto, hanno dichiarato i consiglieri, che quel sottopasso si era già allagato.

"Ci sono segnalazioni - hanno detto i due - che risalgono al 2017 e al 2018 e che documentano come quel sottopasso si allagasse spesso in concomitanza di eventi atmosferici estremi, e un sindaco che già sapeva che quel rischio c'era avrebbe dovuto quantomeno predisporre un sistema per cui, in caso di episodi meteorologici gravi, qualcuno sarebbe potuto andare a posizionare una transenna davanti al sottopasso".

Insomma, qualcosa, per evitare quel tragico episodio in cui il cinquantunenne perse la vita, che si poteva fare c'era eccome. Almeno per Raimondo e Bertot.

Il "rave dei sindaci" per "salvare il soldato Rostagno"

Se la logica non inganna, di fronte a questa lettura dei fatti che Riparolium ha fatto propria non servirebbe neanche spiegare il motivo per cui il gruppo consiliare ha scelto di restare a casa venerdì pomeriggio, quando di fronte al Municipio di Rivarolo circa settanta sindaci manifestavano la propria solidarietà a Rostagno.

I sindaci che si sono ritrovati venerdì

Sulla manifestazione Bertot non ha perso l'occasione per fare un paio di battute. L'ha chiamata, ricalcando il glossario meloniano, "il rave dei sindaci" perché, dice, non ci sarebbe stata alcuna autorizzazione per manifestare lì. E poi ha riassunto le finalità del raduno sinteticamente: i primi cittadini stavano lì per "salvare il soldato Rostagno".

Insomma, come nel film di Spielberg, i sindaci, prevalentemente dell'area del Partito Democratico, e comunque del centrosinistra, si sarebbero ritrovati in piazza per soccorrere il collega condannato. Una manifestazione, dunque, che sarebbe stata iperpoliticizzata.

"Ma poi - ha aggiunto Bertot - il PD ha governato fino ad ora e non ha mai rimosso la responsabilità oggettiva dal Testo Unico degli Enti Locali". Ed era proprio ciò che i sindaci scesi in piazza chiedevano. Certo, non erano solo primi cittadini di centrosinistra. C'erano molti civici e poi c'era una minoranza di centrodestra.

Resta però un punto fondamentale: "Non abbiamo partecipato - ha chiarito Bertot - soprattutto perché abbiamo forti dubbi che in questo caso si possa parlare di responsabilità oggettiva".

Rostagno deve dimettersi?

Ma quindi il primo cittadino rivarolese deve dimettersi? "Se fossi sindaco - ha chiarito Aldo Raimondo - farei un passo indietro e mi farei un esame di coscienza per rispetto della persona deceduta". Raimondo ne ha anche approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

"Noi di Riparolium non abbiamo avuto nessuna condanna, eppure siamo gente onesta, ma continuano a dire nefandezze su di noi". Questo, raccontano i due, è ciò che succede dopo che, nel 2012, il Comune venne commissariato per infiltrazioni mafiose.

Sul tema è tornato lo stesso Bertot durante la conferenza stampa, che era primo cittadino quando il comune venne commissariato. "Io chiesi scusa ai cittadini all'epoca - ha affermato - perché la responsabilità politica era mia". Responsabilità che, anche qui, per Bertot non ha nulla a che fare con quella giudiziaria. Anche perché, all'epoca dei fatti, lui non fu neanche indagato.

Ora i due si aspettano che Rostagno si assuma tutte le responsabilità politiche del caso. E quindi? Che vuol dire? Che i due chiederanno le dimissioni?

A quanto pare no: "Quantomeno - ha spiegato Bertot - ci piacerebbe che rinunciasse all'indennità di funzione...". I due, al momento, non hanno intenzione di portare in consiglio comunale l'argomento.

L’indennità del sindaco

E, a proposito di stipendio del sindaco, Bertot ha sollevato una questione che va avanti dalla rielezione di Rostagno, avvenuta nel 2019.

“Rostagno - ha detto il consigliere di minoranza - non prendeva l’indennità durante il primo mandato, mentre in questo ha iniziato a percepirla. Ci disse che aveva cominciato a prenderla perché con quei soldi avrebbe dovuto pagare l’avvocato proprio per quei fatti tragici che riguardavano il sottopasso”.

Per Bertot, però, “se paghiamo l’avvocato a lui e, come è giusto, ai dipendenti, a questo punto andrebbe pagato anche agli assessori, che percepiscono molto meno del sindaco. In più, l’indennità si chiama indennità di funzione, non serve per pagare gli avvocati...”

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