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La sfida (2)

L’obiettivo più ambizioso di Meloni, dal 2014 al vertice di Fratelli d’Italia, è il presidenzialismo.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

In senso proprio, il pantheon è il tempio dedicato a tutti i numi, può rappresentare anche l’insieme delle divinità e dei personaggi mitologici venerati da un popolo, da una nazione. Per estensione – aggiunge il Treccani – può indicare una chiesa o un edificio civile che contiene le tombe di uomini (sic!) illustri.

Nel pantheon femminile della presidente del Consiglio sono assise ben sedici italiane – ça va sans dire – a riprova del necessario tributo morale che si deve pagare a coloro che ti hanno preceduto per eccellenza. Usa il termine «riverenza», la presidente Meloni, riferendosi alle donne che le hanno consentito di salire la scala e di rompere il tetto di cristallo. «Donne che hanno osato – quelle che indica nel proprio pantheon -  per impeto, per ragione o per amore», parole che allontanano le scelte femminili dalla categoria della politica, se non fosse per quella parola – ragione – che attiene alla facoltà di pensare e anche alla categoria del diritto. Nominando le singole donne che «hanno osato» la presidente Meloni dimentica – volutamente – il contributo del femminismo come movimento storico che ha reso maturi i tempi anche in Italia.

Potremmo dire che la presidente Meloni incarna quel «protagonismo competitivo femminile», la logica del merito personale che conta – indubbiamente – ma non basta, non basta essere donne per fare la differenza. Il variegato mondo del femminismo infatti ha sottolineato – proprio a gennaio di quest’anno per l’elezione del presidente della Repubblica – che una donna «senza un nome e un cognome non esiste», in più non è di garanzia una donna che non abbia radici nella politica delle donne.

Insomma l’elezione di Giorgia Meloni presidente del Consiglio segna davvero un cambio di passo delle donne nel nostro Paese? Se parliamo di «rappresentanza descrittiva, il dato in sé è positivo», ma dobbiamo domandarci se si tratti di una rappresentanza sostanziale, cioè che «agisca per le donne». Il centrodestra guidato da Meloni ha vinto, ma la vittoria è frutto di un voto in maggioranza maschile. A queste elezioni, le donne hanno votato meno, ma le votanti hanno scelto prevalentemente Fratelli d’Italia. Allora? 

...missione per il riscatto dell’estrema destra dal suo destino di marginalità, quella destra che non ha accettato o ha mal digerito la svolta di Fiuggi.

Il mandato politico ministeriale di Giorgia Meloni – data anche la sua biografia – si configura più facilmente come missione per il riscatto dell’estrema destra dal suo destino di marginalità, quella destra che non ha accettato o ha mal digerito la svolta di Fiuggi. In tal senso è illuminante la risposta alla senatrice Segre sulla fiamma tricolore che permane nel simbolo del partito. I suoi orizzonti Giorgia Meloni li ha ben delineati, «sono una madre, sono cristiana, sono patriota, sono italiana», un’identità programmatica.

L’obiettivo più ambizioso di Meloni, dal 2014 al vertice di Fratelli d’Italia, è il presidenzialismo. Già nel 2018 è stata depositata una proposta di riforma costituzionale di cui Meloni è la prima firmataria. Sulla proposta, la presidente insiste a ogni piè sospinto, dichiarandosi disponibile al confronto con tutti, persino ad una commissione bicamerale, ma avverte che non si farà «impantanare dai giochetti della sinistra». Questa è la vera sfida. 

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