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11 Settembre 2025 - 04:00
Per tre giorni, la collina del Chivassese ha cambiato ritmo. Dal 5 al 7 settembre, il comune di Lauriano ha ospitato i Bun’Bal Fol, il festival dei balli tradizionali con musica dal vivo che ha portato nel cuore del paese una festa capace di unire culture, generazioni e lingue diverse.
Bun’Bal Fol
Anno dopo anno, questo evento nato quasi in punta di piedi e organizzato con cura e passione dall’associazione Ballauriamo APS – circolo Arci iscritto al RUNTS – è diventato una delle tradizioni più attese di fine estate. Non solo per i laurianesi, ma per centinaia di appassionati che arrivano da ogni parte d’Italia e dall’estero: Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Olanda. In questi giorni, Lauriano non è stato un borgo nascosto tra le colline, ma una piccola capitale europea della danza popolare.
Dai primi passi del 2018 fino alla quinta edizione di oggi, i Bun’Bal Fol continuano a sorprendere, custodendo lo spirito delle origini e aprendosi sempre di più al mondo.
Dietro le quinte c’è il lavoro silenzioso e instancabile di 23 volontari: persone che donano tempo ed energie per trasformare un’idea in realtà, curando ogni dettaglio, dalla logistica all’accoglienza, dai palchi alla gestione del campeggio. È grazie a loro che l’atmosfera del festival rimane familiare, autentica e speciale.
L’edizione 2025 ha proposto un programma di altissimo livello: 10 gruppi musicali, 26 musicisti in totale, con una maggioranza francese (8 formazioni) e due band italiane che hanno portato il ritmo e le sonorità di casa. Ogni sera, il palco si è trasformato in un mare di strumenti e note, capace di trascinare anche i più timidi a lanciarsi in pista.
La musica ha invaso le serate, ma anche le giornate hanno regalato esperienze preziose: la mattina di sabato è stata dedicata a un minicorso di introduzione alle danze popolari, due ore per imparare i passi di base e sentirsi parte di un linguaggio universale.
Il pomeriggio ha regalato invece un momento speciale: un concerto gratuito e aperto a tutti, dalle 15 alle 17, senza tessere né pass. Un gesto che racconta bene lo spirito del festival: inclusione, apertura e voglia di condividere la gioia con chiunque, anche con chi non conosceva ancora i Bun’Bal Fol.
E non è mancata un’attenzione particolare ai giovani: i minori di 18 anni hanno avuto accesso gratuito, purché accompagnati da un adulto. Un segnale chiaro: la tradizione deve essere trasmessa, e il futuro della danza popolare passa anche dai loro sorrisi e dai loro primi passi.
Parte del fascino dei Bun’Bal Fol sta anche nella vita intorno al palco. Chi ha scelto di fermarsi per l’intero weekend ha potuto campeggiare gratuitamente nell’area Polivalente di Lauriano, con tende, bagni, spogliatoi e docce calde. Qui è nato un piccolo villaggio temporaneo, fatto di chiacchiere notturne, piatti condivisi e nuove amicizie. Un microcosmo che racconta la vera essenza dell’evento: non solo musica e ballo, ma anche socialità, accoglienza e comunità.
La quinta edizione si è chiusa tra applausi e sorrisi. Ciò che resta impresso non sono solo i numeri o i nomi dei gruppi, ma l’atmosfera: la gioia contagiosa che fa muovere anche chi credeva di non saper ballare, l’allegria collettiva che si diffonde per le vie del paese e persino nei comuni vicini.
In tre notti e due giorni Lauriano ha mostrato il suo volto più luminoso: quello di un borgo che sa accogliere, che sa sorprendere e che diventa punto di incontro tra culture e generazioni. E così, mentre si spegne l’eco degli strumenti, resta nell’aria la promessa di un nuovo incontro: perché i Bun’Bal Fol non finiscono mai davvero, vivono nei ricordi e nella voglia di tornare a ballare insieme.
Era una volta, non molto lontano, un ballerino dal passo festante.
Amava le danze, i suoni e i colori, viveva di passi, di canti e di cori. Un giorno pensò: "Che idea speciale, festeggiare il mio compleanno in modo regale!
Con balli folk, con amici e allegria, un'unica serata, che festa sarà la mia!". Si rivolse all'associazione del cuor, Ballauriamo, di danza e fervor. Al presidente portò la richiesta: "Una sola serata, per far gran festa!". Dall'associazione la risposta fu tale: "Perché fermarsi a una notte soltanto? Eh no, non c’è! Facciamone due, raddoppiamo l'ardore, così balleremo con gioia e splendore!".
Così nell’anno duemiladiciotto nacque un festival, festeggiato col botto: il Bun’Bal Fol, di musica e canti, che radunava vicini e distanti. E anno dopo anno crebbe la festa, tra violini, ghironda e tamburi in orchestra. Oggi festeggia la quinta edizione, tra passi leggeri e gran tradizione.
E se ascolti bene, nell’aria ancor sta la magia di quel sogno che vita ci dà: che un piccolo dono, se fatto col cuor, può generare un festival pieno d’amor.
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