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Attualià
08 Settembre 2025 - 10:19
I Caffè Culturali di Viù hanno riaperto la stagione autunnale con un incontro che ha unito storia, memoria e identità locale. Sabato 6 settembre, al Caffè Rocciamelone di piazza XXIV Maggio, il pubblico ha potuto immergersi nel racconto della 73ª batteria d’artiglieria della Guardia alla Frontiera, dislocata tra Malciaussia e il Lago Nero negli anni 1939-1940. Un tema che ha subito catturato l’attenzione dei presenti, non solo per il valore storico del libro presentato, ma anche per il legame profondo che quelle vicende hanno con la comunità viuese.
L’autore, Mattia Collaro, ha costruito il suo volume a partire da un ritrovamento fortunoso: un album fotografico appartenuto a uno degli ufficiali subalterni del reparto. Le immagini, nitide e toccanti, offrono uno sguardo diretto sulla vita di quei soldati che, in un angolo remoto delle Valli di Lanzo, hanno trascorso mesi difficili e intensi. Scatti che raccontano fatiche quotidiane, turni estenuanti, ma anche attimi di convivialità, piccoli gesti di normalità in un contesto militare che anticipava i drammi della guerra.
Lo storico locale Alessandro Mella ha guidato l’incontro con un’intervista serrata, arricchita dalla proiezione delle stesse fotografie contenute nel libro. È stato un dialogo che non si è limitato all’analisi storiografica, ma ha saputo creare una connessione emotiva con il pubblico. In più di un’occasione, infatti, alcune persone presenti in sala hanno riconosciuto nelle immagini e nei racconti riferimenti alle proprie memorie familiari. Una forma di riconoscimento che ha trasformato la presentazione in un momento di condivisione collettiva, dove la storia scritta si intrecciava con la memoria orale tramandata di generazione in generazione.
Il successo della serata conferma la vitalità dei Caffè Culturali Viù, una rassegna capace di dare voce a vicende grandi e piccole, ma sempre con un occhio rivolto alla comunità e alle radici del territorio.
La Guardia alla Frontiera (GAF) fu un corpo speciale dell’Esercito Italiano, istituito negli anni Trenta per presidiare i confini alpini. Le Valli di Lanzo, come molte altre zone di montagna, furono punteggiate da fortificazioni, postazioni e batterie di artiglieria, spesso collocate in luoghi impervi e difficili da raggiungere. La 73ª batteria, protagonista del volume di Collaro, rappresenta uno di questi tasselli.
Tra Malciaussia e il Lago Nero, i militari vivevano isolati per lunghi periodi, a contatto diretto con una natura tanto suggestiva quanto ostile. Le fotografie ritrovate, al di là del loro valore documentario, restituiscono un’umanità fatta di volti giovani, sguardi talvolta spavaldi, talvolta stanchi, che raccontano la tensione di quegli anni.
Questa testimonianza visiva consente oggi di riflettere sul rapporto tra esercito e comunità montane. Se da un lato le truppe rappresentavano un presidio dello Stato in territori marginali, dall’altro finivano per intrecciare legami con gli abitanti locali, condividendo spazi, risorse e perfino storie personali.
L’incontro di Viù ha dimostrato quanto la storia militare non sia soltanto materia per specialisti, ma possa trasformarsi in strumento di identità e memoria comunitaria. Non si trattava, infatti, di una lezione cattedratica, bensì di un momento di dialogo che ha permesso ai viucesi di riscoprire un pezzo della propria storia. In un’epoca in cui la memoria della Seconda Guerra Mondiale rischia di sbiadire con il passare delle generazioni, libri come quello di Collaro assumono un valore ancora più importante: aiutano a ricostruire il filo della memoria collettiva attraverso testimonianze dirette e immagini capaci di parlare da sole.
I Caffè Culturali Viù proseguiranno con un nuovo incontro il 18 ottobre, quando sarà ospite Franca Santagiuliana con il romanzo Farfalla divento. Un altro tassello di un percorso che, di evento in evento, sta trasformando piazza XXIV Maggio in un piccolo laboratorio di memoria, cultura e identità.
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