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Ivrea non si arrende: 153 settimane di lotta per la pace

Ogni sabato, senza sosta, un gruppo di cittadini si ritrova in piazza per testimoniare la propria resilienza contro guerre e ingiustizie. A Ivrea, la pace è un impegno concreto e instancabile

Piazza di città, Ivrea. Per 153 settimane consecutive punto di ritrovo per chi crede nella pace e nella giustizia. Ogni sabato, senza interruzioni, un gruppo di cittadini testimonia il proprio impegno, la propria resilienza e il rifiuto di arrendersi a un mondo segnato da guerre e disuguaglianze.

Un gesto unico nel panorama nazionale, una costanza che non ha eguali altrove. Perché a Ivrea, quella piazza non è solo uno spazio fisico, ma un luogo di resistenza, dialogo e speranza.

Sabato 25 gennaio 2025, il 153° Presidio per la Pace ha portato ancora una volta alla ribalta i temi caldi della settimana. Pierangelo Monti, aprendo l’incontro, ha sottolineato quanto sia importante non distogliere lo sguardo dagli avvenimenti globali. “Ogni giorno accadono eventi che meritano la nostra attenzione”, ha dichiarato, ricordando come anche una piccola piazza di provincia possa lanciare un messaggio forte e chiaro al mondo.

La tregua nella Striscia di Gaza è stata accolta con sollievo dai partecipanti, che ne hanno sottolineato la fragilità. L’operazione “Muro di ferro” a Jenin, con i suoi morti e sfollati, rimane un monito drammatico. “L’occupazione israeliana è illegale e inaccettabile”, ha affermato Monti, condannando il silenzio della comunità internazionale e l’inerzia dell’Unione Europea nel far rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite.

Al presidio si è discusso anche della proroga dell’invio di armi all’Ucraina, una decisione che ha diviso i presenti. Franco Giorgio ha criticato il Partito Democratico per il sostegno a questa misura, definendolo “un tradimento della diplomazia”. Ha proposto una lettera al gruppo consiliare eporediese del PD, invitandolo a prendere una posizione chiara contro questa politica bellicista. La proposta ha suscitato un acceso dibattito. Livio Obert, pur condividendo alcune critiche, ha invitato a considerare l’interezza degli interventi parlamentari, sottolineando la necessità di un confronto più equilibrato.

La memoria storica ha trovato spazio nelle parole di Mario Beiletti, che ha ricordato gli orrori dei lager nazisti e l’importanza di non lasciare che il Giorno della Memoria sia relegato a una semplice ricorrenza. “Ricordare è un dovere per costruire un futuro migliore”, ha affermato, invitando tutti a partecipare agli eventi organizzati per l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz.

Le preoccupazioni per il futuro sono state al centro dell’intervento di Monti, che ha criticato le politiche della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti e l’atteggiamento remissivo dell’Europa. Ha richiamato l’attenzione sul rapporto di Oxfam, che denuncia il crescente divario tra ricchi e poveri, e sulla necessità di agire per garantire giustizia e uguaglianza.

Nonostante le divergenze emerse durante la giornata, ciò che ha unito tutti i partecipanti è stato il desiderio di costruire un mondo più giusto e pacifico. Matilde Lo Valvo ha elogiato la capacità del presidio di accogliere opinioni diverse senza perdere di vista l’obiettivo comune. “La pace è un diritto e un dovere”, ha ribadito, ricordando come questa piccola piazza di Ivrea rappresenti un esempio straordinario di resilienza e impegno civile.

Ivrea, con la sua piazza che ogni sabato si riempie di voci e idee, dimostra che la perseveranza può fare la differenza. Un messaggio che risuona forte e chiaro: la pace non è un’utopia, ma una possibilità concreta, se si ha il coraggio di crederci.

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