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06 Ottobre 2020 - 07:04
Lo sport aiuta a vivere. Non è una frase fatta e lo sa bene Linda Fabris, 31enne di Trino. La vice presidente dell’Angry Wheels MTB, associazione sportiva di cui fino allo scorso mese di giugno è stata presidente, ha vissuto mesi difficili in questo 2020 e si è aggrappata con le unghie e con i denti al suo amato ciclismo, prima solo in senso figurato, immaginando di fare lunghe pedalate durante il lockdown e i giorni interminabili vissuti in corsia, come infermiera, all’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato; poi da metà luglio concretamente, facendo le prime uscite in bici. “Il ciclismo mi ha aiutata tantissimo nel periodo del Covid-19, che ho vissuto in prima persona e che mi ha lasciato strascichi sia psicologici che di salute. Sono rimasta colpita e ferita da certi atteggiamenti e determinate situazioni; ho visto cose che se non le vivi in prima persona non puoi nemmeno lontanamente immaginare. C’è stato un momento dentro di me in cui ho mollato, non sono stata bene, ero sempre stanca, ma il ciclismo non mi ha mai abbandonata. Anzi, mi ha aiutata a pedalare nel lavoro e nella vita, a non mettere mai il piede a terra, a tenere duro. E i bei momenti in sella hanno fatto il resto: ho infatti ripreso a pedalare da metà luglio, in assoluta libertà; quando mi andava uscivo in bici, senza preparazione e allenamento. Ed è proprio in questi momenti che dentro di me è scattato qualcosa…”.
Linda Fabris sente il desiderio di vivere una sfida con se stessa. Così inizia a sognare di prendere la bici e farsi una vacanza in sella, che la porti in certi posti e località d’Italia che fanno parte della sua infanzia, rivivendoli in bicicletta, da una nuova prospettiva. E il sogno presto prende forma: da Firenze a Trino in bici, passando per Umbria, Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna. Ben 1200 chilometri da compiere da sola con una bici da strada, in 7 giorni, con partenza fissata per martedì 22 settembre. “Non penso di aver fatto un’impresa, ma qualcosa fuori dagli schemi sì. Volevo realizzare un mio sogno, andando in vacanza e vivendo questo giro come una sorta di surrogato di una gara in Puglia a cui avrei dovuto partecipare nel 2020 e a cui non ho preso parte. Mi sono così messa in gioco e sono felice di averlo fatto, soprattutto da sola. Non ero allenata e in tanti mi sconsigliavano di intraprendere questo viaggio, ma ce l’ho fatta”.
Spoleto, Norcia, lago di Campotosto, Campo Imperatore, gli Appennini, Teramo e su lungo la Riviera Adriatica, Ancona e poi rotta su Bologna, prima della tappa finale da Parma a Trino. Ogni posto tante intense emozioni, immagini indelebili che resteranno impresse nella memoria di Linda e scolpite nel suo cuore: “Con la velocità di una bicicletta si vedono dettagli impensabili, che non si riescono a raccontare con le parole. Passare con il buio in paesi distrutti dal terremoto, in frazioni abbandonate e viverle così toglie davvero il fiato e fa riflettere. Sì, questo giro in bici è stato un’esperienza di vita e averlo fatto da sola, portandolo a termine senza avere qualcuno accanto su cui fare affidamento, è stato a livello personale un motivo ulteriore di orgoglio”.
Linda Fabris ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, è proprio il caso di dirlo, e ha tenuto duro nei momenti difficili, quando l’ansia di affrontare il viaggio ha preso il sopravvento e la sua parte razionale le ha presentato inevitabilmente il conto: “A livello meteorologico ho trovato un po’ di tutto lungo lo strada. Ho preso sole, vento, parecchia pioggia. Tutti i giorni, tranne l’ultimo, mi sono imbattuta nel maltempo e sabato 26 settembre, dopo cinque giorni in sella e aver preso tre ore e mezza di temporale, di quelli tosti, ho avuto la sensazione di non riuscire più a proseguire. Ho pensato di prendere il treno e tornare a casa, ma un po’ per orgoglio e un po’ per caparbietà ho tenuto duro, non ho mollato, e a posteriori posso dire che ha premiato prendere la decisione di andare avanti, perché mi sarei persa certe esperienze che porterò con me tutta la vita. Sì, con il senno di poi avrei fatto tappe più corte, magari 150 chilometri al giorno invece di 200 tutti pedalati, perché tra la bici carica e il maltempo mi sono goduta meno di quanto volessi alcune mete. Andare in giro, conoscere e vedere nuovi posti: credo che sia questa la mia dimensione in bicicletta, non le gare di cross country a cui per anni ho preso parte. Qualche programma per l’anno prossimo già ce l’ho, ma il problema è vedere come va l’inverno. A livello agonistico, invece, voglio tornare a fare la 24 ore di Finale Ligure, uno dei più importanti eventi di endurance mountain bike al mondo: nel 2018 mi sono classificata terza tra le donne e nel 2022 questa gara dovrebbe valere per il Titolo Mondiale, sarebbe bello esserci e vorrei iniziare ad allenarmi in quell’ottica”.
Le difficoltà e le insidie non sono assolutamente mancate in questa settimana così speciale nella vita di Linda Fabris, ma una cosa più di tutte si può dire senza timore di essere smentiti. Ne è valsa la pena.
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