E siamo tutti contenti che il caso di un sospetto “coronavirus” all’ospedale di Chivasso, così come quello di Vercelli, quest’ultimo raccontato per filo e per segno da tutti i giornali, siano risultati negativo. Epperò, limitandoci a Chivasso, le linee guide ministeriali dicono che i sospetti vanno trattati in un determinato modo e ci sarebbero stati dei protocolli da attuare subito. E quindi delle due l’una o era un “sospetto” e l’Asl To4 non lo ha gestito correttamente o non era un sospetto e quindi tanto valeva fare il test… Per questo abbiamo dato per primi la notizia. Perchè dalla Direzione di via PO continuavano ad arrivare “non risposte” e contemporaneamente ricevevamo telefonate di medici seriamente preoccupati per quel che stava succedendo.
Ci spieghiamo meglio. In base a quel che dicono le disposizioni, in attesa dei risultati del test, inviato all’Amedeo di Savoia, si sarebbero dovuto subito prendere nomi e cognomi di tutti coloro che in un modo o nell’altro erano entrati in contatto con il “sospettato”. Quindi limitare gli accessi all’ospedale. A Vercelli lo han fatto a Chivasso no. Perché?
Ecco cosa si è fatto per esempio a Biella….