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09 Maggio 2018 - 16:06
Carabinieri (foto d'archivio)
Insieme a due scagnozzi, il 9 settembre, aveva minacciato di morte un operaio romeno di 36 anni che rivendicava pagamenti arretrati e la liquidazione.
Mercoledì mattina sono finiti in carcere Luca Staropoli, 40 anni di Torino, titolare con sua moglie di un’impresa edile di Volpiano, insieme ai due albanesi assoldati per aiutarlo, Florent Ndreu, 32 anni, e Arben Turtelli, 42 anni, anche loro torinesi. I carabinieri di Volpiano hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del Tribunale di Ivrea, Stefania Cugge. I tre avrebbero minacciato l’operaio romeno con frasi come “Se non firmi ammazziamo te, tua moglie e tuo figlio” e ancora “Se non ti licenzi ti ammazzo”.
Sono accusati di sequestro di persona e di rapina.
Grazie al racconto della vittima i militari, coordinati dalla Procura di Ivrea, hanno ricostruito la vicenda.
Staropoli, dopo aver architettato il piano, aveva finto di assecondare le richieste dell’operaio romeno e, con una scusa, lo aveva convinto a salire con lui in auto. Dalla ditta, però, l’impresario e la vittima si erano diretti nei boschi di Volpiano, dove ad aspettarli c’erano i due albanesi, sue vecchie conoscenze.
Dopo aver rubato all’operaio cellulare e portafoglio i tre uomini, sempre in auto, lo avevano colpito con pugni al volto e lo avevano minacciato di morte con una pistola ed un taglierino. “Firma la lettera di licenziamento e restituisci il “merlo” (un mezzo di cantiere ndr). Per fortuna l’operaio era riuscito a fuggire dal veicolo, anche grazie all’arrivo di un contadino che si era avvicinato alla vettura dopo aver notato quel che stava succedendo.
E così l’operaio aveva lanciato l’allarme alle forze dell’ordine appena raggiunta lungo l’autostrada A5 Torino-Aosta una colonnina per le chiamate di emergenza.
In suo soccorso era intervenuta una volante della polizia stradale di corso Giambone a Torino, accompagnata da un’ambulanza del 118. L’operaio era stato alle cure dell’équipe medica a causa delle botte ricevute.
Staropoli e i due albanesi, però, erano spariti nel nulla. Di qui erano scattace le indagini dei carabinieri, mentre l’operaio aveva portato i suoi familiari in Romania per paura di ritorsioni. Dalle indagini è emerso peraltro che Staropoli in un altro caso avrebbe minacciato un suo dipendente che gli chiedeva stipendi non pagati e la certificazione contributiva.
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