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Cronaca
02 Agosto 2025 - 09:15
È un medico quarantenne, conosciuto e apparentemente insospettabile, l’uomo arrestato nei giorni scorsi dalla Polizia Postale su ordine del Gip del Tribunale di Torino con accuse pesantissime: produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’arresto, eseguito dopo oltre due anni di indagini serrate e condotte sotto copertura, ha svelato un agghiacciante mondo parallelo, nascosto nel Dark Web, dove l’uomo era attivo da più di dodici anni.
Secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, l’inchiesta è stata coordinata dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (CNCPO), in collaborazione con il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino, e ha permesso di risalire all’identità del professionista, che si celava dietro pseudonimi utilizzati per operare all’interno di comunità pedofile attive nella parte più nascosta e pericolosa di Internet.
Grazie a una minuziosa attività tecnica e informatica, gli investigatori sono riusciti a scardinare la presunta impunità garantita dal protocollo di navigazione TOR, penetrando nei meandri di chat segrete e ambienti virtuali in cui l’indagato intratteneva rapporti diretti con minorenni, arrivando a produrre veri e propri contenuti multimediali di natura pedopornografica.
Il quadro emerso dal sequestro e dall’analisi dei dispositivi informatici del medico è inquietante: tra video, immagini e conversazioni, si è delineata una rete di scambi continui di materiale illegale, in parte realizzato dallo stesso arrestato e in parte ottenuto attraverso il circuito peer-to-peer. La vita quotidiana del medico, apparentemente irreprensibile e scandita da attività sportive a stretto contatto con adolescenti, nascondeva una doppia esistenza fatta di orrore e premeditazione.
Ma c’è di più: tra i contatti dell’arrestato figura anche un sacerdote della provincia di Brescia, anch’egli finito in manette nel maggio scorso. I due – secondo gli inquirenti – stavano progettando la creazione di un gruppo pedopornografico “esclusivamente italiano”, con l’obiettivo di reclutare nuovi adepti e produrre contenuti originali. Un progetto folle, bloccato solo grazie all’infiltrazione e al lavoro paziente della polizia postale.
L’indagine, nata inizialmente presso la Procura di Roma, è poi approdata a Torino, dove è stato emesso il provvedimento di custodia cautelare che ha portato all’arresto del medico. Le accuse sono gravissime, ma, come sempre, la responsabilità penale dell’indagato dovrà essere valutata in sede processuale, così come la fondatezza delle contestazioni mosse dalla magistratura.
Resta il dramma di una vicenda che solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza dei minori, sulla vulnerabilità dei luoghi frequentati quotidianamente dai ragazzi e sull’esistenza sommersa di reti criminali capaci di agire indisturbate per anni. Il lavoro degli specialisti del CNCPO ha permesso di accendere un faro su un’ombra che molti preferiscono ignorare, dimostrando che anche nel buio più profondo del web, ogni traccia lasciata può diventare la chiave per affermare la giustizia.
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