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22 Ottobre 2021 - 12:27
Borgofranco d'Ivrea, Borghfranch in piemontese, è un Comune di 3601 abitanti che ha da sempre un ruolo importante nei rapporti commerciali e logistici tra l’Eporediese e la Valle d’Aosta. Da qui in epoca romana passava la Via delle Gallie, strada consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. Il concentrico, le frazioni Ivozio e San Germano e la Via dei Balmetti fanno parte del percorso della Via Francigena nella sua variante canavesana.
Qui la prima rivoluzione industriale ha scritto pagine importanti per lo sviluppo economico del territorio a cavallo tra Eporediese e Vallée: ecco perché Borgofranco è il centro più popolato sull’asse viario che unisce Ivrea a Pont Saint-Martin.
La fama del paese è dovuta alle importanti attività produttive che ne hanno segnato la storia ma anche ad una peculiarità naturalistica unica nel suo genere: i balmetti, cavità naturali della montagna in regione Quinto, adattate nei secoli dagli abitanti a cantine e depositi di alimenti. È partito proprio dai balmetti il reportage che segna il ritorno della rubrica “Il Venerdì dal Sindaco” dopo la pausa estiva.
Nei balmetti di Borgofranco, apprezzati e utilizzati da secoli, la temperatura è costante grazie a circolazione d'aria provocata da complessi fenomeni geotermici. Il termine balmetti
non a caso deriva da balma, e cioè riparo sotto roccia, caverna. Visti dall’esterno, gli edifici che sorgono a nord e a sud del rio San Germano sembrerebbero normali “ciabòt”, i casotti di campagna della tradizione piemontese. Già, perché l’operosità degli abitanti di Borgofranco ha fatto in modo che davanti ad ogni balmetto sorgesse una costruzione in cui la cantina per la conservazione di vini, formaggi e salumi è preceduta dai locali per il tempo libero, da trascorrere gustando i prodotti sapientemente conservati e affinati e riposandosi dalle fatiche nei campi. Attrezzando i balmetti gli ingegnosi borgofranchesi ovviarono all’impossibilità di dotare di cantine le abitazioni di un paese sorto in una zona anticamente paludosa.
Nell’intervista che abbiamo realizzato per il “Venerdì dal Sindaco”, il primo cittadino Fausto Francisca ha sottolineato l’origine medioevale del centro storico, che si consolidò nel XIII secolo nel luogo in cui un borgo fortificato chiudeva e regolava l’accesso dall’Eporediese alla Valle d’Aosta.
La “perla” di Borgofranco e del suo Ricetto è Palazzo Marini, edificato nel XVII secolo da un marchese delegato dai Savoia ad intrattenere i rapporti diplomatici con la Francia. Recuperato all’inizio del terzo millennio grazie ad un progetto europeo, il palazzo è diventato un centro polifunzionale per attività culturali e convegni. Il complesso occupa un lotto quasi rettangolare all'interno dell'originario borgo medievale, in prossimità della porta verso Ivrea.
L’attuale assetto deriva probabilmente dall’accorpamento e ristrutturazione di edifici preesistenti, come la torre, che risale al XIII secolo. Il palazzo conserva un ciclo di decorazioni muralidatabile al secondo quarto del Seicento. La decorazione si svolge sulle pareti dello scalone, nelle quattro sale del primo piano e nel loggiato, costituendo nel suo insieme un'antologia esauriente del gusto dell'epoca.
La grande sala di rappresentanza, a cui si accede direttamente dallo scalone, è coperta da un soffitto a travature in legno decorate con nodi sabaudi. Sopra l'elegante camino in stucco è dipinto, a monocromo, l'incendio di Troia con la fuga di Enea. Nella sala delle stagioni alcuni putti dal corpo di pesce bifido e attorcigliato reggono la trabeazione di una bassa struttura architettonica che corre tutt'attorno all'imposta della volta. Da quattro aperture appaiono allegorie delle stagioni.
La sala dell'etica è dipinta con toni smorzati di ocra e di verde e con squillanti inserti di oltremarino e di rosso. Su ogni lato vi sono scene bibliche con didascalie di commento. La sala dell'abbondanza ne presenta al centro l’iconografia, mentre il loggiato si prolunga nella parete di fondo con la prospettiva di una galleria a sette campate.
Come accennavamo, Borgofranco ebbe un ruolo importante nella rivoluzione industriale del XIX secolo nell’Eporediese, perché la realizzazione della ferrovia Torino-Aosta, inaugurata il 5 luglio 1886, rese possibile l’insediamento di uno stabilimento per l’imbottigliamento delle acque minerali, di una birreria e di una fabbrica di esplosivi ad utilizzo bellico.
Nel 1928 al Comune di Borgofranco venne aggregato il paese di Bajo Dora, che ne divenne la frazione più importante. Anche a Bajo ci sono i balmetti e, soprattutto, si può osservare un interessante fenomeno naturale: il Rio Rosso, le cui acque provengono da cavità naturali nei Comuni di Traversella, Brosso e Lessolo e sono colorate da pigmenti utilizzati fin dal XVIII secolo per decorare le case nobiliari della zona. Buon cibo e buon vino conservati in cantine veramente speciali, storia e arte sono quindi i richiami per una gita fuori porta a Borgofranco e per saperne di più basta consultare il portale Internet del Comune alla pagina www.comune.borgofranco.to.it/vivere-il-comune/guida-turistica/c_11
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