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Torino
14 Novembre 2025 - 04:40
Cosa significa davvero essere felici? È possibile conquistare la serenità seguendo un metodo codificato, magari importato da quei Paesi del Nord Europa considerati da anni i campioni mondiali della felicità? Da queste domande prende forma “Happy Days”, il nuovo monologo comico di Stefano Santomauro, autore e interprete capace di mescolare riflessione, comicità e leggerezza in un’ora di teatro che scivola via come niente.
Il punto di partenza è una ricerca universitaria americana che ogni anno classifica i Paesi più felici al mondo. In cima, sempre loro: Svezia, Danimarca, Finlandia. Tutti uniti dal celebre metodo Hygge, un prontuario di quattro regole semplici – vivere bene con sé stessi e con gli altri, dormire almeno sette ore, svolgere un lavoro appagante e mangiare sano. Fin qui tutto perfetto, almeno finché non si prova a calare tutto questo nella vita reale di noi italiani. È da questa frattura – più comica che culturale – che Santomauro trae una valanga di spunti esilaranti: tisane alla malva da meditazione forzata, maglioni con le renne disciplinate, centrifugati dai sospetti effetti collaterali, fino agli infiniti tentativi di seguire uno stile di vita nordico in un Paese in cui il traffico, la burocrazia e il vicino rumoroso sembrano congiurare contro la serenità.

Stefano Santomauro sul palco di Piazza dei Mestieri
A far ridere non sono solo le situazioni, ma il modo in cui l’autore le restituisce, trasformando i piccoli momenti quotidiani – l’acqua che diventa “nettare degli dèi” dopo una lunga camminata, o la soddisfazione quasi mistica di riuscire a spegnere il condizionatore di un hotel – in un manuale poetico di felicità minima, quella che ognuno riconosce e che, proprio per questo, fa centro.
La scena è nuda: niente musica, niente scenografie, nessun artificio. Solo Santomauro. E tanto basta, perché – come avrebbe detto Jerzy Grotowski – l’incontro teatrale avviene davvero. Il pubblico visualizza tutto: il piccolo Stefano alle prese con le prime “regole di benessere”, la madre che inventa l’inesistente favola educativa di Gregorio, il bambino che mangia sano, o persino Marina Abramović, icona dell’arte performativa, evocata mentre resta immobile per ore in un museo.
Il monologo viaggia rapido, alternando comicità pura e lampi di riflessione: dal culto del “bio” alle derive dei supermercati alternativi, dalle contraddizioni dei Paesi considerati più felici del mondo ai record meno edificanti che spesso nascondono sotto il tappeto. Santomauro punta dritto al bersaglio: smonta mode, ironizza sui riti contemporanei e restituisce allo spettatore una domanda in apparenza semplice ma fondamentale – che cos’è davvero la felicità?
La risposta, o almeno un’ipotesi convincente, arriva anche dagli applausi: quelli a scena aperta con cui Happy Days è stato accolto nella rassegna Cabaret in Piazza, ospitata da Piazza dei Mestieri a Torino. Un successo che conferma la solidità scenica, la delicatezza umana e la capacità di Santomauro di parlare al pubblico con leggerezza, ma mai con superficialità.
La carriera dell’autore lo conferma: spettacoli come Like (selezionato al Torino Fringe Festival 2018 e ancora oggi in scena dopo più di cinque anni) e Fake Club (vincitore del Drama Comic Award 2019) hanno già superato complessivamente le 25.000 presenze. Happy Days, selezionato sia al Torino Fringe Festival che al Milano Off Fringe Festival, prosegue la scia positiva con l’apprezzamento unanime di pubblico e critica.
Il testo nasce da un lavoro a sei mani con Marco Vicari, autore per Sky Comedy Central (CCN con Michela Giraud, Comedy Central News con Saverio Raimondo), e Daniela Morozzi, attrice scoperta da Paolo Virzì (Ovosodo, Baci e Abbracci), volto amatissimo di Distretto di Polizia e oggi regista e autrice di reading musicali che uniscono parola e musica in forme originali.
Un monologo che fa ridere, pensare e – soprattutto – riconoscersi. Perché, al netto di tutte le ricerche sulla felicità, è nei dettagli minuscoli che spesso si nasconde la nostra parte più luminosa. E Santomauro, da buon osservatore, lo sa.
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