AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
30 Settembre 2025 - 01:08
Lunedì pomeriggio, ore 17.30. Sulla provinciale Ivrea-Biella il solito serpentone di auto si muove a passo d’uomo tra clacson e fari abbaglianti. Ma all’improvviso il traffico si blocca. Non per un incidente, né per lavori stradali. A occupare la carreggiata e a intasare la galleria della Serra sono più di mille pecore, in marcia verso il fondovalle. Una scena che sa di cartolina d’altri tempi, ma che dentro un tunnel stradale assume i contorni di un rischio serio.
Si dirà...: sono le greggi di Davide Ramella Levrin e Matteo Perotti. Hanno rispettato il calendario. È la ritualità antica della transumanza, quando gli animali scendono dai pascoli alpini con il cambio delle stagioni. Una tradizione che porta con sé identità, cultura e memoria rurale. Ma una tradizione che oggi si scontra con il traffico automobilistico e con una galleria lunga e buia che non è certo un ambiente naturale per gli ovini.
E qui entra in gioco un aspetto spesso dimenticato: il benessere animale. Camminare per chilometri su asfalto, sotto il rumore dei motori e dentro un tunnel dove i suoni rimbombano e le luci artificiali disorientano, non è una passeggiata bucolica per le pecore. È stress. Gli animali, spaventati da fari e clacson, rischiano di ammassarsi, di ferirsi, di cadere. Non c’è erba, non c’è aria libera, solo cemento e gas di scarico. Parlare di “pastorizia romantica” mentre gli ovini arrancano nel buio non è soltanto ipocrita, ma pericoloso.
Anche il Codice della Strada parla chiaro: il transito degli animali nelle gallerie non è consentito. E non si tratta di cavilli burocratici, ma di norme pensate proprio per evitare tragedie. Perché basta un attimo: un’auto che sbuca a velocità sostenuta, un branco che si spaventa e si muove all’improvviso, ed ecco l’incidente annunciato. Pericoloso per i conducenti, certo, ma anche per le stesse pecore, che finiscono per pagare il prezzo più alto.
Il punto è che la transumanza dovrebbe essere valorizzata e protetta come patrimonio culturale, ma non può diventare un rischio collettivo. Servirebbero percorsi alternativi, passaggi dedicati, magari persino un minimo di programmazione da parte delle istituzioni locali, che ogni anno assistono al medesimo spettacolo senza mai proporre una soluzione. Invece ci si limita a chiudere un occhio, tra chi applaude alla “bellezza della tradizione” e chi si innervosisce in coda.
Insomma, bentornati pastori, bentornate pecore. Ma finché la scena sarà quella di un gregge costretto a camminare in apnea sotto il cemento della Serra, più che poesia sarà contraddizione: tradizione e modernità che si scontrano nel peggiore dei modi, con la sicurezza e il benessere degli animali messi in secondo piano.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.