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23 Settembre 2025 - 12:03
C’è un momento, a Caluso, durante il culmine dei festeggiamenti dell'Uva Erbaluce, in cui la luce del tramonto si rifrange sui grappoli e tutto sembra sospeso. I filari si tingono d’oro, l’aria profuma di mosto e terra, le bacche brillano come gioielli sotto gli ultimi raggi del sole.
È allora che capisci che la festa non è solo un evento: è un sentimento. E quest’anno, sabato 20 e domenica 21 settembre, la Festa dell’Uva Erbaluce è tornata a raccontare la bellezza delle radici che non smettono di fiorire.
Il centro storico si è acceso come un quadro vivente: musica, folklore, artisti di strada, colori ovunque. Le veje piole hanno risuonato di brindisi e chiacchiere, le piazze si sono fatte palcoscenico per il talento e la memoria, e ogni angolo ha raccontato una storia, tra sapori antichi e nuove emozioni. La Festa dell’Uva non è solo un omaggio al vino che nasce da queste colline ma un viaggio nella comunità che lo custodisce.
La giornata di sabato si è aperta all’insegna dell’arte e della bellezza. Dalle mostre pittoriche, come quella in memoria di Facciano Bruno e l’omaggio a Franco Pinna nel Chiostro dei Francescani, ai madonnari di Bergamo, che con i loro gessetti hanno disegnato la magia direttamente sull’asfalto, trasformando il selciato in tela.
L'ordine delle Ninfe Albaluce di Caluso
Nel pomeriggio, la presentazione del libro La leggenda della Ninfa Albaluce ha riportato al centro la figura mitica da cui l’Erbaluce prende il nome: una creatura nata dalla luce dell’alba, simbolo di purezza e rinascita, che ancora oggi aleggia nei racconti di chi lavora la vigna con le mani e con il cuore.
Poi, tra un torneo di briscola e un laboratorio per bambini, la sera è calata, accendendo le luci del Quadrilatero del Gusto. Le Pro Loco del territorio hanno dato il meglio di sé: pesce fritto, fritto misto alla piemontese, frittelle di mele, e le rare e prelibate Merjasi di Rueglio, farcite di salsiccia, formaggi o marmellata e cotte sulle stufe a legna.
A fare da colonna sonora, oltre alle street band dislocate per le strade, prima il Celentano Tribute Show di Maurizio Schweizer, poi i dj set notturni: passato e presente che si abbracciano, tra risate e bicchieri alzati.
Se il sabato è stata festa diffusa, colore, sorrisi e divertimento, la domenica ha portato in scena l’anima più profonda dell’identità calusiese. Dopo la Santa Messa e la proclamazione della Ninfa Albaluce 2025, i rioni e le frazioni si sono dati appuntamento in Piazza Ubertini: Rua, Pescarolo, Rosario, Riva, Freta, e le frazioni di Rodallo, Arè, Vallo, Carolina. Ognuno con i propri colori, i simboli, le storie e soprattutto la voglia di esserci.
La sfilata dei carri allegorici ha trasformato il centro in un grande corteo di bellezza e creatività, tra bande musicali, costumi curati nei minimi dettagli e la potente energia della Girlesque Street Band, unica street band femminile d’Italia.
Il momento più atteso? Il Palio dei Rioni. Le casse colme d’uva, le squadre pronte alla pigiatura, il pubblico a incitare:
"Caluso non ti sentiamo!" e le urla diventano spinta, i piedi scalzi diventano ritmo, l’uva diventa festa.
Una competizione sana e allegra, dove ogni goccia schizzata vale come una medaglia, perché racconta il sudore, la storia, la passione per questa terra.
A chiudere il pomeriggio, l’esibizione dei Manghîn e Manghina, custodi del folklore locale con i loro canti e le loro scenette popolari, e infine, la cena della 92ª edizione della Festa, con il fritto misto alla piemontese che unisce tavole e generazioni. Poi ancora musica, ancora danze, fino a notte fonda con Carolina Reapers e Allien Cut, in un finale travolgente.
La Festa dell’Uva è un viaggio tra vigneti e persone, tra memoria e futuro. È il riflesso di un’identità viva, che sa evolversi senza perdere il legame con ciò che è stata.
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