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23 Agosto 2025 - 15:05
Che cosa può un colore? Quando è il rosso della Vuelta, può trasformare una città. Chivasso l'ha indosato per salutare il passaggio della corsa che, per la prima volta nella sua storia, prende il via dall’Italia. Non è solo una tappa: è un evento che mette insieme sport, comunità e identità, con la carovana pronta a sfrecciare tra strade già punteggiate di curiosi e appassionati.
La Vuelta di Spagna, tra i grandi appuntamenti del calendario internazionale, porta a Chivasso un fascino che va oltre la cronaca di corsa. La città ha atteso il gruppo nel vivo della tappa, consapevole di vivere un momento che entra nella memoria collettiva: il suono delle ruote, il passaggio in una manciata di secondi, una scia di energia che resterà per giorni. Per gli appassionati, è stata l’occasione di vedere da vicino uno spettacolo di alto livello; per tutti gli altri, un invito a sentirsi parte di un racconto globale.
L’attesa non è cominciata stamattina. Ieri sera Chivasso ha aperto i festeggiamenti con una “serata molto speciale” dedicata al passaggio della carovana: luci, sorrisi, quella voglia di stare insieme che solo lo sport sa risvegliare. È il segno di una città che ha scelto di farsi trovare pronta, trasformando un appuntamento di calendario in una festa di comunità.
A cosa serve, in fondo, una grande corsa che attraversa una città? A regalare visibilità, certo. Ma anche a misurare la capacità di un territorio di accogliere un evento internazionale, di organizzarsi, di mostrarsi al meglio. È un investimento simbolico: le vetrine che si colorano di rosso, le famiglie lungo le transenne, i volontari che indirizzano il pubblico. Piccoli gesti che fanno sistema e raccontano una comunità viva.
Già ore prima del passaggio erano in molti a essersi assiepati lungo il tracciato cittadino. C’è chi cercava la curva più spettacolare, chi ha scelto il rettilineo per vedere a tutta velocità la maglia rossa. I bambini con gli occhi all’insù, gli appassionati con le bandane dei loro idoli, i curiosi che si lasciano conquistare dalla scia del gruppo: la Vuelta è una calamita che avvicina generazioni e sguardi.
Una carovana non è soltanto atleti e ammiraglie: è un’idea di sport che viaggia. Disciplina, sacrificio, tattica. Il passaggio a Chivasso ha offerto al pubblico una finestra su tutto questo. La corsa si deciderà altrove, nelle salite e nelle fughe del giorno giusto, ma l’istante in cui il plotone attraversa la città ha un valore pieno: ricorda perché il ciclismo è popolare, perché appartiene alla strada e alla gente.
Cosa resterà dopo l’ultimo fruscio di copertoni? Fotografie, certo. Ma soprattutto la consapevolezza di aver condiviso un momento raro: la Vuelta che debutta dall’Italia e una città che l’abbraccia. La speranza è che questo passaggio lasci una traccia buona: nel turismo di prossimità, nella voglia di bici dei più giovani, nella convinzione che gli eventi si possono vivere da protagonisti, con misura e partecipazione.
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