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“Tra rane, puzza e serpenti non vogliamo più vivere”: cittadini esasperati denunciano sui social (VIDEO)

Dietro una costruzione mai finita, un’area invasa da vegetazione e acqua stagnante si è trasformata in una palude, rendendo la vita dei residenti un incubo quotidiano tra degrado, silenzi e promesse mai mantenute

In via Crispi, a Verolengo, nascosto agli occhi di chi passa sulla strada principale, c’è un angolo dimenticato da anni. Ma per chi abita lì, non è invisibile. Anzi, è un incubo quotidiano che va avanti da oltre un decennio. 

Dietro una costruzione mai terminata, il tempo si è fermato. Un’area invasa da vegetazione, rifiuti e acqua stagnante ha trasformato quella che doveva essere un’area edificabile in un ecosistema malsano. Le immagini parlano chiaro: alghe verdi, strutture arrugginite, cemento incompleto. Una palude in mezzo al paese. 

Sono dieci anni che viviamo così,” racconta Chicca Ballone, residente della zona. “Abbiamo parlato con i proprietari, ma non ne vogliono sapere. Anzi, sembrano pure offesi, come se dessimo fastidio”.

 

Via Crispi 

Rane, puzza e animali morti: la quotidianità dell’abbandono 

Le testimonianze sono amare. Chicca vive in via per Torrazza, affacciata proprio su questa zona degradata: “D’estate è una tortura. Non dormiamo per le rane, c’è un odore insopportabile, abbiamo trovato serpenti e persino gatti morti. E io ho due nipoti che vengono a giocare in cortile: ho paura.” 

I residenti non nascondono la loro frustrazione: nonostante le numerose segnalazioni e richieste d’intervento, la situazione resta immutata, e l’indifferenza delle autorità sembra crescere di pari passo con il degrado: “Abbiamo segnalato questa situazione tante volte, ma non è mai cambiato nulla. Ogni volta che li interpelliamo per venire a vedere, non vengono. “Anche due mesi fa ci siamo rivolti ai vigili, ma finora non si è mosso niente. Ci hanno detto che dovremmo andare dai carabinieri o all’ASL, ma fino ad ora non l’abbiamo fatto perché d’inverno la situazione è più sopportabile. Adesso però basta: con l’arrivo del caldo è diventato insostenibile. Non si dorme per i rumori, non possiamo aprire le finestre, si muore dal disagio.” 

La situazione, da come emerge, non è mai stata affrontata seriamente. “Ogni tanto viene un signore a tagliare un po’ d’erba, ma lo fa tanto per… Non cambia niente. È tutto fermo, tutto lasciato così. E intanto noi subiamo.” 

C’è delusione anche verso chi avrebbe dovuto intervenire, compresi coloro che gestivano la situazione prima dell’insediamento del nuovo sindaco. “Abbiamo parlato anche con altri che gestivano prima, sapevano tutto, ma non è mai venuto nessuno a vedere. Solo promesse. Ma basta. È chiaro che non gliene frega niente.” 

Un grido d’aiuto 

Il messaggio è semplice, diretto: “Venite a vedere con i vostri occhi.”  Basta poco per capire quanto la situazione sia grave. Non si chiede la luna, ma almeno un sopralluogo, un’attenzione concreta. 

“Non so più a chi dirlo, a chi rivolgermi,” conclude Chicca. “Ma noi qui viviamo davvero un disagio quotidiano. Speriamo solo che qualcuno, stavolta, ci ascolti davvero.” 

 

L'area invasa da vegetazione e acqua stagnante si è trasformata in una palude


 

 

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