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19 Giugno 2025 - 22:00
A San Giorgio Canavese vive un uomo che sfida il tempo un passo dopo l’altro. Si chiama Luigi Peila, ha 82 anni – ne compirà 83 a settembre – e da tempo ha fatto del camminare una missione dell’anima, prima ancora che del corpo. In un mondo frenetico, dove spesso l’età diventa un ostacolo, Luigi è la dimostrazione vivente che la forza di volontà non conosce rughe né limiti.
Luigi Peila
Ogni anno, senza mai tirarsi indietro, prepara lo zaino come fosse la prima volta e si rimette in cammino. Il pellegrinaggio, per lui, non è solo uno spostamento geografico: è un atto di libertà, un incontro con se stessi, una lentezza che cura e rigenera. Nonostante l’età, continua a percorrere centinaia di chilometri con lo spirito curioso e instancabile di chi non smette mai di sognare.
“La passione per il camminare l’ho sempre avuta,” racconta. “Ma solo quando ho avuto tempo, ho potuto davvero dedicarmi a questa attività.”
Ha iniziato con percorsi nei dintorni di casa, tra San Giorgio e Belmonte, per poi spingersi molto più lontano, lungo i grandi cammini spirituali d’Europa, diventando con il tempo un pellegrino moderno che cammina tra silenzi, paesaggi e memorie.
Nel 2006 ha compiuto il primo vero pellegrinaggio: da Saint-Jean-Pied-de-Port, ai piedi dei Pirenei, ha raggiunto Santiago de Compostela. È uno dei cammini più iconici del mondo, e per Luigi è stato il punto di svolta.
“Dopo quel viaggio, non ho più smesso,” confessa.
Nel 2011 ha percorso la Via Francigena del Nord, da casa fino a Roma. Due anni dopo ha seguito il Cammino di San Francesco, da Forlì ad Assisi. Ma il vero capolavoro di determinazione è arrivato nel 2015: partito da casa, ha raggiunto Torino, superato il Monginevro, attraversato la Francia del Sud fino a Lourdes, poi di nuovo Santiago e infine Finisterre, sull’oceano.
Un’impresa degna di un eroe discreto, che preferisce la polvere dei sentieri alla gloria dei riflettori.
Nel 2021 ha completato la Francigena del Sud, da Roma a Santa Maria di Leuca. Il più recente cammino? Quello del 2025, da Lucca a Roma, per partecipare con orgoglio al Giubileo dei Nonni.
Ogni viaggio può durare da pochi giorni fino a tre mesi. Luigi percorre dai 15 ai 30 chilometri al giorno, adattando il passo alle proprie forze e sensazioni. Ha sempre preferito camminare da solo: “Così posso gestire tempi, pause e fatiche come meglio credo.”
Non si è mai perso, grazie a guide affidabili e a una buona segnaletica. Dorme negli ostelli, se disponibili, oppure in bed & breakfast o pensioni: “Mai dormito all’aperto, ho sempre trovato un tetto per la notte,” racconta con un sorriso.
Un ricordo indelebile lo lega al primo cammino verso Santiago: una cena comunitaria in un ostello gestito da suore, con musica, canti e condivisione, che ancora oggi porta con sé come un gioiello nel cuore.
Nello zaino solo l’essenziale: un cambio, sapone per lavare i vestiti, kit di primo soccorso e poco altro: “Il peso va ridotto al minimo. Quello zaino è la tua casa per settimane.”
La fatica non lo spaventa, ma il caldo sì: “Dopo mezzogiorno diventa quasi insopportabile camminare,” spiega. “La pioggia si sopporta meglio: ti copri e vai avanti.”
Il cammino più faticoso? “Quello di tre mesi, senza dubbio. Per la durata e l’impegno costante.”
Luigi non pensa di fermarsi: “Vorrei completare l’ultimo tratto della Via Francigena in Italia, da casa mia fino al Gran San Bernardo.” Con quel viaggio, chiuderebbe idealmente un cerchio aperto molti anni fa: “Vorrei chiudere il cerchio.”
E forse, mentre gli altri inseguono la giovinezza perduta, Luigi ci insegna che la vera giovinezza è quella dello spirito, quando si continua a camminare verso ciò che fa battere il cuore.
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