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Costume e Società

Eurovision 2025 canta Toto Cutugno

Chiudere con “Insieme: 1992” non è stata una scelta musicale. È stato un gesto d’amore. L’Eurovision accende il cielo di Basilea per ricordare Toto Cutugno, l’uomo che credeva in un’Europa unita. E gliela ha cantata

Alla fine della seconda semifinale dell’Eurovision 2025, a Basilea, è successo qualcosa che raramente accade in un evento come questo. Qualcosa che non era previsto dal ritmo forsennato delle esibizioni, né dalla vertigine delle luci, né dalla cacofonia dei voti.
Alla fine, sul palco è scesa la luce. Una sola, calda, discreta. E poi il silenzio.

Sandra Studer si è fatta avanti senza fronzoli, senza effetti, senza il clamore tipico dello show. E ha iniziato a cantare.
Ha cantato “Insieme: 1992”.
Ha cantato Toto Cutugno.

il pubblico

Quella melodia, che nel 1990 fece innamorare un’Europa ancora incerta e convalescente dalla Guerra Fredda, è tornata. È tornata per chiudere la serata. Per ricordare. Per dire che ci sono parole che non invecchiano.
Con te, così lontano e diverso… con te, amico che credevo perso… io e te, sotto lo stesso sogno… insieme, unite, unite Europe.

Nel silenzio carico di rispetto, ogni parola è sembrata scolpita nell’aria. Ogni nota un passo verso qualcosa che forse abbiamo smarrito.
L’Europa di Toto, quella che sognava mani che si stringono, popoli che si incontrano, confini che si cancellano sotto le stelle di una bandiera sola.

Toto Cutugno non era un ideologo. Era un uomo che scriveva canzoni. Eppure con quella canzone ha fatto molto di più. Ha scritto un inno, un augurio, una visione.
Nel 1990, sul palco di Zagabria, l’Italia vinse non solo con la musica, ma con un’idea.
Un’idea semplice, potentissima, che ancora oggi commuove e resiste: l’Europa non è lontana. C’è una canzone italiana per voi.

E così, in questo 2025 che spesso ci appare stanco, cinico, disilluso, quella canzone è tornata.
A chiudere la serata. A chiudere un cerchio. A riaprire il cuore.
Lo ha fatto con dignità, con grazia, con silenziosa potenza. E lo ha fatto per lui. Per Toto, che ci ha lasciati nel 2023 ma che è ancora qui, ogni volta che qualcuno ha il coraggio di credere nel noi.

La Studer ha cantato con gli occhi lucidi e la voce ferma. E in platea nessuno è rimasto indifferente.
È stato come un addio, sì. Ma anche un arrivederci. Un modo per dire: ti abbiamo ascoltato, Toto. E forse, forse, abbiamo ancora voglia di provarci. A stare insieme.

Le parole finali, ripetute come un respiro:
L’Europa non è lontana. C’è una canzone italiana per voi. Insieme, unite, unite Europe.
E poi, il buio.

Ma un buio diverso. Un buio pieno di musica.
Quella che non muore. Quella che resta.

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