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14 Maggio 2025 - 15:36
“Ma qua rompiamo qualcosa!”. Così Papa Leone XIV scherza con Jannik Sinner mentre il numero uno del tennis mondiale gli porge, sorridendo, una copia della sua racchetta bianca e nera. Nessun servizio né rovescio – per questa volta – nell’auletta dell’Aula Paolo VI, ma scambi di battute, doni simbolici e tanta umanità nell’incontro avvenuto questa mattina in Vaticano, il 14 maggio, tra il campione degli Internazionali di Roma e il Pontefice tennista.
Un momento semplice ma denso, carico di leggerezza e significato, alla presenza dei genitori di Sinner, Hanspeter e Siglinde, e del presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP) Angelo Binaghi, che ha donato al Papa una tessera onoraria della federazione con il suo nome. Mostrata anche la Coppa Davis, vinta dall’Italia nelle ultime due edizioni.
Il Papa non solo ha accolto con calore la delegazione, ma si è dimostrato attentissimo agli Internazionali in corso a Roma. “A che punto siete nel torneo?”, ha chiesto con curiosità. “Siamo in gioco, ora le cose vanno meglio”, ha risposto Sinner. “Coraggio!”, ha replicato il Papa, che solo due giorni fa aveva citato il tennista scherzando con una giornalista: “Va bene, porti Agassi… ma non porti Sinner!”, alludendo alla sua imbattibilità.
L’incontro ha avuto il tono di una condivisione autentica, tra due mondi solo apparentemente lontani. Sinner ha poi commentato: “È bello sapere che al Papa piaccia il nostro sport”. E in effetti Leone XIV, già da cardinale e poi vescovo missionario in Perù, non ha mai nascosto la sua predilezione per il tennis. A Chiclayo, con alcuni sacerdoti, teneva vivo il suo “buon rovescio”. E anche a Roma, prima dell’elezione, giocava la domenica nel campo dell’Istituto Patristico Augustinianum, con vista sulla Cupola.
“Abbiamo trovato un Papa tennista vero”, ha detto Binaghi. Non solo appassionato, ma anche informato, partecipe, attento ai valori che il tennis trasmette dentro e fuori dal campo. Rispetto, concentrazione, lealtà. “Sono portatori di pace”, ha commentato il Pontefice parlando di Sinner e degli altri atleti italiani.
Un gesto privato, certo, ma che lascia un segno pubblico: lo sport, quando è sincero, educa e unisce. Anche dentro le mura vaticane.
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